I servizi sociali istituzionali di tutela dei minori

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Alcune proposte nell’attuale contesto sociale. A cura del Dott.Sabino Montaruli.

Nel lavoro con i minori, l’elemento irrinunciabile è l’adozione di un’autentica prospettiva puerocentrica. Questo è un atteggiamento del professionista e uno strumento di lettura essenziale delle situazioni.
La funzione genitoriale rimanda a dinamiche complesse e implica diversi aspetti, anche della vita pratica. Lo stare bene è influenzato dall’ambiente, dalle cure, dall’atteggiamento dei professionisti e dalle Istituzioni. Il compito si traduce in pratiche, piani e programmi dedicati.
Citerò come esempi di intervento, il programma PIPPI, la Pratica collaborativa e la coordinazione genitoriale.
Il concetto di salute che per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (1948) è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”, comprende anche (2011, OMS) “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”. 
L’impegno dell’assistente sociale è di promuovere “un cambiamento che interessa contemporaneamente l’incremento delle capacità di azione dei soggetti, delle opportunità e delle risorse nei contesti di vita[1]”. 
Marian Barnes, autrice inglese studiosa del servizio sociale, considera “care” un tipo di relazione necessaria alla vita di ciascuno. La giustizia sociale include i quattro principi (Toronto, 1993), di attenzione – caring about, di responsabilità – taking care, di competenza, di feedback – care receiving. A esse si aggiunge la fiducia e la solidarietà – caring with[2].

Indice

1. I servizi sociali

Lasciando al lettore il compito di approfondire[3], i servizi   sociali sono parte dei servizi pubblici, la cui funzione rimanda alla necessità di eliminare le condizioni di disuguaglianza sostanziale e di abbandono[4]. Il diritto all’assistenza è il diritto dell’escluso, del discriminato. Esso non si configura come diritto soggettivo. I diritti di salute sono maggiormente tutelati.
La l. 328 del 2000, di riforma dei servizi sociali [5] assume la definizione dei servizi sociali di cui all’art.128 del d. lgs. n.112/1998.[6]
A distanza di più di 20 anni dalla l. 328, il welfare locale sembra ancora legato a scelte politiche di finanziamento. Essa, pertanto, ha tra le sue criticità intrinseche la mancata definizione normativa di un numero di diritti soggettivi all’assistenza sociale.

2. Le fonti normative – cenni

Possiamo distinguere le norme costituzionali e le leggi ordinarie. Fra le prime, ricordiamo l’Art.2 con l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà sociale, l’Art. 3 di uguaglianza sostanziale, per il compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, l’Art. 32 di riconoscimento del diritto alla salute, l’Art. 30 per il dovere e diritto dei genitori, l’Art. 38 che prevede il diritto all’assistenza sociale. Altri articoli di rilievo costituzionale sono l’Art. 4, l’Art. 31 e l’Art. 37. Con la l. cost. n. 3/2011 e la l. cost. n.1/2012, al governo nazionale residua la “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” e le Regioni italiane hanno competenza esclusiva per il servizio sociale. Sono introdotte le norme in materia di equilibrio di bilancio.
La materia dei servizi sociali è frammentata in leggi speciali, oltre alle norme del codice civile. 
Tra le leggi ordinarie, il d.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, attribuisce ai comuni, alle province, alle comunità montane le funzioni amministrative di servizio sociale. Di rilievo è la legge di riforma sul diritto di famiglia, in materia di separazione e divorzio, per la filiazione naturale, per la materia dell’affidamento e l’adozione, ex l. 184/83, con le successive modifiche, ex l. 149/2001 e l. 173/2015, quelle per i minori autori di reati, ex dpr 448/88, le norme sull’istituzione e il funzionamento dei Tribunali per i Minorenni e dei Tribunali Ordinari, e le norme sull’ordinamento penitenziario. Sono state emanate nuove norme per i procedimenti civili con la legge n. 206/2021.
È importante per i servizi sociali, la legge di riforma sanitaria, ex l. 833/78 e ss. modif., le leggi in materia di sostanze stupefacenti, psichiatria, invalidità, organizzazione dei servizi socio-sanitari, istitutive dei Consultori Familiari e sull’interruzione volontaria della gravidanza, etc. Vanno considerate inoltre le leggi regionali e quelle ordinamentali degli EE.LL – il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267[7].
Nel 2017, sono state pubblicate le Linee di indirizzo nazionali di intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità.
Il d. lgs. 147/2017 ha introdotto il REI (reddito di inclusione) che è riconosciuto “livello essenziale” e che istituisce la “Rete della protezione e dell’inclusione sociale”[8] [9]. È pubblicato il DM 18/05/2018 e il REI è sostituito dal Reddito di Cittadinanza (RdC), con la Legge n. 26/2019. Nel 2020, è stata istituito, con il dl 19/05/20, n. 34, il “Reddito di emergenza”[10] e con la l. 77/20 i servizi sociali sono servizi pubblici essenziali per le prestazioni di cui all’articolo 22, comma 4, della l. 328/2000, anche se svolti in regime di concessione, accreditamento o mediante convenzione in quanto volti a garantire il godimento di diritti della persona costituzionalmente tutelati”[11].
La l. 178/2020, ha introdotto un livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale definito da un operatore ogni 5.000 abitanti e un ulteriore obiettivo di servizio definito da un operatore ogni 4.000 abitanti.
Nell’agosto 2021, è stato pubblicato il Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 [12].
Nel PNRR (Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per i diversi target d’intervento dei servizi sociali e per gli operatori, sono previsti dei finanziamenti.

3. La valutazione del benessere del bambino: il programma PIPPI

Uno degli ambiti di maggior rilievo dei genitori e dei professionisti è relativo alla definizione del benessere dei bambini[13].
Sottolineo che non esiste in Italia uno strumento di valutazione [14] che i professionisti devono adottare in base a precise linee guida.
L’assessment è un termine inglese che si traduce con il generico termine di “valutazione”. [15]
Il risk assessment utilizza indicatori dei fattori di rischio, dei segnali di sofferenza, dei fattori di protezione e le opinioni degli interessati. Esso nel corso della cd. presa in carico, potrebbe rivelarsi inadatto a costruire un terreno fiduciario con le famiglie interessate. [16]
La griglia ARBi è l’Assessment Relazionale dei Bisogni.[17][18]
Il programma di interventi per prevenire l’istituzionalizzazione, PIPPI, propone soluzioni per ridurre il fenomeno della trascuratezza e il suo scopo è “mobilitare il potenziale educativo delle famiglie e delle comunità”[19]. La sperimentazione del programma PIPPI è iniziata nel 2011, in Italia.
Lo strumento dell’assessment utilizzato da PIPPI è denominato “il Mondo del Bambino”.

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4. La Pratica Collaborativa

Viviamo in una cultura attenta ai diritti e alle libertà personali. Una delle conseguenze è privilegiare nei procedimenti giurisdizionali “lo schema <<avversariale>> dello scontro ad armi pari tra litiganti[20], lasciando loro margini abbastanza ampi per organizzare un confronto dialettico che si configura in buona sostanza come <<affare delle parti>>[21]”. L’esperienza ci insegna che nei procedimenti di separazione/divorzio, spesso emerga l’esasperato conflitto delle parti. Più di tutto, l’interesse del minore ne risulta frustrato e i bambini potrebbero soffrirne intensamente in termini di danno.
Una delle soluzioni negoziali ed extragiudiziali che si possono mettere in campo è la Pratica Collaborativa[22].
Gli elementi imprescindibili sono:
1. le parti si impegnano a negoziare un accordo condiviso senza demandare al giudice la risoluzione della controversia insorta tra loro;
2. gli avvocati ricevono un mandato limitato: devono lavorare esclusivamente per aiutare le parti a trovare un accordo e si impegnano a non difendere il cliente se questi dovesse decidere di andare in giudizio (o fosse chiamato in giudizio dall’altro partner);
3. le parti ed i loro legali si impegnano a negoziazione secondo i principi di buona fede, lealtà e trasparenza, condividendo tutte le informazioni rilevanti, senza reticenze;
4. le parti ed i professionisti si impegnano alla riservatezza e alla non divulgazione delle informazioni condivise al tavolo della pratica collaborativa che, dunque, non potranno essere utilizzate nel caso non si riesca a trovare un accordo.

5. La coordinazione genitoriale

La coordinazione genitoriale è un intervento centrato sui figli di genitori (separati, divorziati o mai sposati)[23]. Essa nasce in USA per la necessità di gestire il ricorso eccessivo dei cittadini ai Tribunali. La Coordinazione Genitoriale (CG) agisce nell’ambito dell’alta conflittualità[24] e questa caratteristica ne costituisce una particolarità e un elemento distintivo. Essa coinvolge necessariamente anche i figli e comporta per loro elevati rischi evolutivi[25]
La coordinazione genitoriale è orientata al pragmatismo dei piani genitoriali e ha lo scopo di favorire la gestione più efficace delle microdecisioni. Caratteristica qualificante del metodo è lavorare con i genitori e riattivare le risorse genitoriali, mettendo al centro i bisogni e l’interesse del minore. “Da tempo la ricerca in scienze sociali ha evidenziato l’effetto negativo del conflitto sui bambini dovuto agli aspetti collegati alla co-genitorialità” “e ha permesso di consolidare la consapevolezza che le famiglie altamente conflittuali richiedono specifici interventi di assistenza e supporto nel corso dei processi che coinvolgono i tribunali per le controversie legate ai figli”.

6. Conclusioni

In questo articolo sono presenti tre tipi di intervento rivolti a prevenire conseguenze peggiori, come nel programma PIPPI, gestire la crisi, con la Pratica collaborativa, e ridurre il danno, con la coordinazione genitoriale.
L’auspicio è che occuparsi di tutela minori implichi l’abbandono della logica avversariale che nella materia dei minori, si rivela controproducente. La partecipazione delle famiglie e dei minori ai programmi che li riguardano, è una scelta essenziale e coerente. Insieme a famiglie e bambini, gli operatori hanno la possibilità di iniziare un percorso di ricerca di nuove pratiche di cura e accudimento dei bambini[26].

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Questo volume nasce con l’intento di fornire un fondamentale strumento di studio e di lavoro inerente alla disciplina del diritto di famiglia e, in buona parte, anche alla materia delle successioni nonché dei minori e della loro tutela, alla luce della imponente “riforma Cartabia”.Oltre alle norme fondamentali, a quelle dei codici civile e penale e di procedura, nell’opera sono presenti le principali leggi complementari, le direttive e i regolamenti europei, le convenzioni internazionali.Il testo si rivolge specificamente agli avvocati, ai magistrati, ai notai, ai docenti e agli studenti universitari, agli operatori dei servizi sociali, ai concorrenti ai pubblici concorsi.La ripartizione per argomenti ordinati alfabeticamente consente un’agevole consultazione del testo.Fra le discipline contenute nel volume, ricordiamo: • Aborto • Adozione • Cittadinanza • Consultori familiari • Diritto internazionale privato • Donazione di organi • Famiglia e regime patrimoniale (family act) • Immigrazione • Legge “dopo di noi” • Locazione immobiliare • Maternità e paternità • Matrimonio concordatario • Mediazione e conciliazione • Morte • Negoziazione assistita • Parità uomo donna • Procreazione assistita • Passaporti • Privacy • Processo minorile • Riforma Cartabia • Scioglimento del matrimonio • Sottrazione e rimpatrio dei minori • Stato civile e anagrafe • Successioni • Testamento biologico • Tutela dei minori • Unioni civili e convivenze • Violenza contro le donne e in famiglia.Chiudono il volume l’indice cronologico e un dettagliato indice analitico.Luigi TramontanoGiurista, già docente a contratto presso la Scuola di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza è autore di numerosissime pubblicazioni giuridiche ed esperto di tecnica legislativa, curatore di prestigiose banche dati legislative e direttore scientifico di corsi accreditati di preparazione per l’esame di abilitazione alla professione forense.

Luigi Tramontano | Maggioli Editore 2023

  1. [1]

    V. pag. 67, voce Assistente Sociale, Nuovo dizionario di servizio sociale, diretto da Annamaria Campanini, Carocci editore Faber, 1^ edizione, maggio 2005

  2. [2]

    M. Barnes, L’etica della cura. Principi per una “buona assistenza”, in Quadrimestrale per le professioni sociali «Lavoro Sociale. Ricerche internazionali e buone prassi», Erickson, Trento, aprile 2005, volume 5, numero 1, pp. 23-44.  Segnalo anche https://uwethicsofcare.gws.wisc.edu/wp-content/uploads/2020/03/Barnes-M.-2011.-.pdf

  3. [3]

    Dalla beneficenza pubblica o privata si è passati all’assistenza, dalla lotta e al contrasto di comportamenti di determinate categorie e fenomeni sociali (dipendenze, per es., ma non solo) lo sguardo e la prospettiva di azione si sono rivolte ai diritti della persona, dando contenuto ai diritti sociali nell’ambito del welfare locale. Ulteriormente, i programmi di servizio sociale offrono opportunità di inclusione e coesione sociale, riconoscono e valorizzano le diversità. Essi a parere di chi scrive dovrebbero godere di un più ampio riconoscimento del diritto con conseguente maggiore dotazione nel campo delle politiche pubbliche e dei relativi finanziamenti. Il passaggio nelle varie epoche è segnato dalla prevalenza di   un’ottica filantropica   e caritatevole, passando   per   un   atteggiamento residuale e passivizzante, allo sviluppo di interventi universalistici. Per filantropia, intendiamo il  sentimento   di amore verso gli altri uomini, e rappresenta   il   carattere   degli interventi assistenziali tipici del Medioevo (dal 400 d.C al 1400 d.C), caratterizzati dallo spirito caritatevole che “prima ancora che al suo oggetto serviva al soggetto” (Villa F.,2000). Con l’illuminismo, la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, sancisce il diritto all’assistenza che è dovere dello Stato erogarla. Nell’800   in   Germania, il   cancelliere Von   Bismarck   riforma   l’assistenza,  istituendo   assicurazioni sociali   obbligatorie   per   i   lavoratori,   garantite   dallo   Stato   e   organizzate   tramite   lo   schema assicurativo–mutualistico. Nel ‘900, in Inghilterra con le tesi di Lord Beveridge si afferma l’universalismo delle prestazioni. In   Italia, con   l’egemonia   della   Chiesa   cattolica, nel   1600   sorgono   le   congregazioni   che   si occupavano   di   assistenza   per   particolari   categorie   di   bisognosi   e   nell’800   l’assistenza   è   ancora concepita   come   qualcosa   di   religioso   o   di   paternalistico.

  4. [4]

    Giornale di diritto amministrativo, Quaderni diretti da Sabino Cassese, 17, La pianificazione dei servizi sociali di Angelo Mari, II Edizione, IPSOA, 2008

  5. [5]

    La legge di riforma dei servizi sociali n. 328 del 2000 che si attendeva da tempo, segue l’emanazione della legge Crispi, a distanza di più di un secolo.

  6. [6]

    “per servizi sociali si intendono tutte le attività relative alla predisposizione ed erogazione dei servizi, gratuiti e a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare situazione di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita” Riporto per completezza la definizione internazionale che dice: Il servizio sociale è una professione basata sulla pratica e una disciplina accademica che promuove il cambiamento sociale e lo sviluppo, la coesione e l’emancipazione sociale, nonché l’empowerment e la liberazione delle persone. Principi di giustizia sociale, diritti umani, responsabilità collettiva e rispetto delle diversità sono fondamentali per il servizio sociale. Sostenuto dalle teorie del servizio sociale, delle scienze sociali, umanistiche e dai saperi indigeni, il servizio sociale coinvolge persone e strutture per affrontare le sfide della vita e per migliorarne il benessere. La definizione di cui sopra può essere ampliata a livello nazionale e/o regionale. (traduzione in italiano dall’inglese “Global definition of Social Work” anno 2014; a cura di A. Sicora v2 dd. 17.02.15). Fonti: www.eassw.org/global-social-work/14/definizione-internazionale-di-servizio-sociale.html; https://www.ifsw.org/what-is-social-work/global-definition-of-social-work/

  7. [7]

    https://www.altalex.com/documents/codici-altalex/2014/12/15/testo-unico-degli-enti-locali.

  8. [8]

    quale organismo di coordinamento del sistema di interventi sociali, presieduta dal Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, con la partecipazione di altri Ministeri (Economia e Finanze, Istruzione, Università e Ricerca, Salute, Infrastrutture, Famiglia), Regioni e Province Autonome, ANCI ed un rappresentante dell’INPS

  9. [9]

    Anna Banchero, I livelli essenziali delle prestazioni sociali sono diventati realtà?, Da http://www.cortisupremeesalute.it/wp-content/uploads/2020/08/4_I-livelli-essenziali-delle-prestazioni-sociali-sono-diventati-realta_Banchero-2b.pdf

  10. [10]

    Idem

  11. [11]

    L’interpretazione dell’autrice è che la legge individua come prestazioni essenziali gli interventi già indicati dalla legge 328/2000, introducendo l’indicazione di diritti costituzionalmente tutelati per le persone più esposte. Esse sono: a) servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza al singolo e ai nuclei familiari; b) servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e familiari; c) assistenza domiciliare; d) strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali; e) centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.

  12. [12]

    https://www.lavoro.gov.it/priorita/Documents/Piano-Nazionale-degli-Interventi-e-dei-Servizi-Sociali-2021-2023.pdf.

  13. [13]

    Tra i numerosi contributi, Francesca Corradini “L’assessment nel servizio sociale, metodi relazionali di valutazione e indagine sociale con i minori e le famiglie, Erikson, 2018, e (a cura di) Paola Di Blasio, Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze parentali, 2005, Milano, Unicopli.

  14. [14]

    La “valutazione” secondi Ciucci (2008) è intesa come: – processo che conduce a determinate decisioni; – processo di giudizio su azioni implementate con intenzionalità e che tendono a una precisa finalità; – attività di riflessione per approfondire la conoscenza dell’oggetto d’analisi, quale un programma, un servizio o una situazione problematica. Ricordiamo la valutazione ex-post è possibile raggiungere esiti di miglioramento, di controllo e di rendicontazione (accountability), apprendere una nuova conoscenza generale o specifica (learning) e valutare quanto gli effetti esterni incidono sui contesti sociali (social policy). La valutazione è dunque un’operazione che comprende la misurazione dei fenomeni che sono oggetto di studio. Com’è evidente, ci sono diversi aspetti che possono essere misurati. Si può parlare di valutazione dell’outcome, dell’output e del processo, descrivendo e studiando diversi aspetti del programma attuato.

  15. [15]

    Esso si riferisce alla raccolta di informazioni, di dati, di indicatori e a quei processi di analisi e di riflessione svolti dall’operatore sociale rispetto a una specifica situazione, generalmente problematica o di disagio, nell’attesa di un giudizio discrezionale. Tale giudizio, di natura professionale, se non puramente limitato a tale funzione, comporta l’assunzione di decisioni per una presa in carico della situazione, o può scaturire in una fase antecedente e necessaria per un aiuto successivo (Folgheraiter, 1998; Milner, O’Byrne, 2005)   .

  16. [16]

    V. risultati Ricerca “Ruolo e qualità del servizio sociale nelle attività di tutela delle bambine e dei bambini, dei ragazzi e delle ragazze”. Essa è stata commissionata dalla Fondazione Nazionale Assistenti Sociali, cofinanziata dal Consiglio Nazionale e dai Consigli Regionali dell’Ordine degli Assistenti Sociali ed è terminata nel 2020. https://www.fondazioneassistentisociali.com/wp-content/uploads/2021/03/Ruolo-e-qualita-del-servizio-sociale.pdf

  17. [17]

    Essa riprende il Common Assessment Framework sviluppato in Gran Bretagna nel 2000 e potrebbe costituire uno dei possibili strumenti finalizzati alla condivisione dei punti di vista. Francesca Corradini “L’assessment nel servizio sociale, metodi relazionali di valutazione e indagine sociale con i minori e le famiglie, Erikson, 2018, pag. 141 e ssgg.

  18. [18]

    Raccomandazione 340, Linee di indirizzo nazionali, L’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. Promozione della genitorialità positiva, 2017. Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

  19. [19]

    Idem Esso è quindi un’azione di giustizia sociale, necessaria a “interrompere il ciclo dello svantaggio sociale (REC 2013/112/UE), in quanto la genitorialità positiva è il motore dello sviluppo umano”.

  20. [20]

    http://www.treccani.it/enciclopedia/sistemi-giudiziari_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/

  21. [21]

    Al testo ha collaborato la dr.ssa Carla Loda, avvocato e professionista della pratica collaborativa, che ringrazio personalmente per il contributo offerto.

  22. [22]

    In Italia sono presenti alcune associazioni di professionisti che praticano la Pratica Collaborativa, fra cui l’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi (AIADC) che ha sede a Milano e si propone di promuovere il metodo. Ricordo di aver saputo per prima del metodo partecipando all’evento “Insieme a te non ci sto più – parole, immagini e musica per raccontare la pratica collaborativa”, Brescia, Hotel Vittoria, via X giornate n. 20, 27 ottobre 2017, ore 16-20 e da quanto è riportato sul sito https://praticacollaborativa.it/

  23. [23]

    Essi sono altamente conflittuali e quindi incapaci di prendere per proprio conto decisioni ottimali V. al proposito Carter, Debra K. Coordinazione genitoriale. Una guida pratica per i professionisti del diritto di famiglia (Italian Edition). Franco Angeli Edizioni. Edizione del Kindle. Edizione italiana a cura di Silvia Mazzoni, 2011-2014.

  24. [24]

    Janet Johnston (1994) ha individuato tre dimensioni per valutare i divorzi ad alta conflittualità: dominio, tattica e atteggiamento. Il sostegno finanziario, la divisione delle proprietà, l’affidamento, l’accesso ai figli e i valori o gli stili di accudimento dei figli, rientrano in ciò che l’autrice ha definito dimensioni del “dominio”. >>. La tattica allude a modi di comportarsi delle coppie nel tentativo di risolvere il disaccordo. Rientrano in questa categoria l’evitarsi l’un l’altra, di parlarsi e di affrontare le questioni e l’utilizzo di modalità di aggressione verbale e fisica con la mobilitazione dell’avvocato o di altri interlocutori. L’atteggiamento è l’intensità delle emozioni negative o l’ostilità che si esprime nella relazione. Per individuare una situazione di alto conflitto deve essere presente almeno una di queste caratteristiche in maniera persistente. L’analisi delle dimensioni del dominio, tattica e atteggiamento, la durata e l’evoluzione di ciascuna di esse, aiuta alla comprensione del conflitto come patologico o meno. Possono valutarsi la persistenza, la pervasività e l’intensità del conflitto.

  25. [25]

    L’alta conflittualità e i criteri di invio in coordinazione genitoriale, Daniela Pajardi e Carlo Trionfi con la collaborazione di Stephanie Castoldi, Viviana La Spada, Claudia Rubis. Il lavoro è stato presentato all’evento dell’Ordine degli Avvocati di Milano il 28 febbraio 2019, intitolato “Alta Conflittualità in Famiglia: nuove strategie di intervento”, tenuto al Salone Valente – Palazzina Anmig, via Freguglia, 14, Milano.

  26. [26]

    Per questi concetti, si rimanda a Milani P., Ius M., Serbati S., Zanon O., Di Masi D., Tuggia M. (2015), Il Quaderno di PIPPI. Teorie, metodi e strumenti per l’implementazione del programma, Becco Giallo, Padova.

Bibliografia e risorse web

 
BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI

·        A cura di Tatiana amato, AAVV, Dall’altra parte del giudizio, Società Editrice Esculapio, 29 mag 2020
·        Sabino Cassese, Quaderni diretti da, Giornale di diritto amministrativo, 17, La pianificazione dei servizi sociali di Angelo Mari, II Edizione, IPSOA, 2008
·        Carter, Debra K., Coordinazione genitoriale. Una guida pratica per i professionisti del diritto di famiglia, Franco Angeli Edizioni. Edizione italiana a cura di Silvia Mazzoni, 2011-2014.
·        Ciro Cascone, Simona Ardesi, Massimiliano Gioncada, Diritto di Famiglia e minorile, per operatori sociali e sanitari, Seconda Edizione, Wolters Kluwer, Cedam scienze giuridiche, 2017.
·        Francesca Corradini “L’assessment nel servizio sociale, metodi relazionali di valutazione e indagine sociale con i minori e le famiglie, Erikson, 2018.
·        (a cura di) Paola Di Blasio, Tra rischio e protezione. La valutazione delle competenze parentali, 2005, Milano, Unicopli,
·        Milani P. (2018), Educazione e famiglie. Ricerche e nuove pratiche per la genitorialità, Carocci, Roma.
·        Carla Facchini, Elementi di diritto privato e di famiglia. Manuale per operatori sociali, Franco Angeli, 1^ edizione 2012.
·        Franco della Casa, Massimo Dogliotti, Gilda Ferrando, Alberto Figone, Francesco Mazza Galanti, Maria Rosa Spallarossa (a cura di), Il minore, la famiglia e le dinamiche giudiziarie, Franco della Casa, Massimo Dogliotti, Gilda Ferrando, Alberto Figone, Francesco Mazza Galanti, Maria Rosa Spallarossa (a cura di), famiglia e servizi, Giuffrè Editore, 2008.
·        M. Barnes, L’etica della cura. Principi per una “buona assistenza”, in Quadrimestrale per le professioni sociali «Lavoro Sociale. Ricerche internazionali e buone prassi», Erickson, Trento, aprile 2005, volume 5, numero 1, pp. 23-44.
·        Milani P., Ius M., Serbati S., Zanon O., Di Masi D., Tuggia M. (2015), Il Quaderno di PIPPI. Teorie, metodi e strumenti per l’implementazione del programma, Becco Giallo, Padova.
·        Insieme a te non ci sto più – parole, immagini e musica per raccontare la pratica collaborativa, Brescia, Hotel Vittoria, via X giornate n. 20, 27 ottobre 2017.
·        Daniela Pajardi e Carlo Trionfi con la collaborazione di Stephanie Castoldi, Viviana La Spada, Claudia Rubis, L’alta conflittualità e i criteri di invio in coordinazione genitoriale.
·        Giudice, Elena; Francavilla, Sara; Pisano, Francesco. La coordinazione genitoriale in italia: Dialogo tra teoria e pratica. (Nunca Mas Vol. 12).
·        Serbati S., Milani P. (2013), La tutela dei bambini. Teorie e strumenti di intervento con le famiglie vulnerabili, Carocci, Roma.
·        Le Linee Guida Sulla Coordinazione Genitoriale. Contestualizzazione e Traduzione In Italiano di Claudia Piccinelli, Diritto della Famiglia e dei Minori, 18 maggio 2015.
·        Linee di indirizzo nazionali, L’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità. Promozione della genitorialità positiva, 2017. Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
·        AA.VV., Nuovo dizionario di servizio sociale, diretto da Annamaria Campanini, Carocci editore Faber, 1^ edizione, maggio 2005.
·        Ordine degli Avvocati di Milano il 28 febbraio 2019, intitolato “Alta Conflittualità in Famiglia: nuove strategie di intervento”, tenuto al Salone Valente – Palazzina Anmig, via Freguglia, 14, Milano.
·        Zygmunt Bauman, Retrotopia, Tempinuovi, Editori Laterza, 2017.
·        Niklas Luhmann, Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Bologna, Il Mulino, 1990.
 
 
RISORSE WEB
 
·        https://27esimaora.corriere.it/articolo/lantropologoperche-la-famiglia-naturale-non-esiste/, di Vincenzo Matera, L’antropologo: Perché la famiglia naturale non esiste, la 27^ ora, Corriere della Sera, 2016.
·        https://www.afccnet.org/.
·        http://demo.istat.it/altridati/separazionidivorzi/index.html
·        http://labrief.fisppa.unipd.it.
·        https://www.lastampa.it/scienza/2019/07/01/news/il-diritto-del-bambino-a-rimanere-nella-propria-famiglia-anche-se-negligente-1.36632400.
·        https://www.lavoro.gov.it/notizie/Pagine/Linee-di-indirizzo-per-il-sostegno-alle-famiglie-vulnerabili-per-la-tutela-dei-bambini-e-dei-ragazzi.aspx.
·        https://polser.files.wordpress.com/2015/02/professioni-sociali1.pdf. Per una bibliografia sulle professioni sociali, a cura di Paolo Ferrario, 6 febbraio 2015, bibliografia in ordine cronologico decrescente.
·        https://praticacollaborativa.it/ .
·        http://www.treccani.it/enciclopedia/sistemi-giudiziari_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/.
·        https://it.wikipedia.org/wiki/Pippi_Calzelunghe.
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·        https://www.fonssistentisociali.com/wp-content/uploads/2021/03/Ruolo-e-qualita-del-servizio-sociale.pdf

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