L’abuso minorile: i minorenni protagonisti di abusi

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L’abuso minorile, o abuso sui minorenni, è un comportamento nei confronti degli stessi, che consiste nel cagionare un danno psicologico, morale o giuridico.
Le forme più frequenti di abuso sui minorenni sono: somatico (o fisico), psicologico (o emozionale), sessuale, violenza assistita e incuria.
Non sempre le distinzioni di categoria tra casi di abuso fisico, sessuale, psicologico e trascuratezza rispecchiano una realtà che spesso si presenta come molto complessa, ed è  possibile parlare di “forme miste” di abuso.
Questi abusi fanno parte della super categoria delle “Esperienze Sfavorevoli Infantili” e provocano nel tempo disturbi da stress post traumatico.
L’abuso all’infanzia può essere definito come:
Qualsiasi comportamento, volontario o involontario, da parte di adulti (parenti, tutori, conoscenti o estranei) che danneggi in modo grave lo sviluppo psicofisico e/o psicosessuale del bambino. Abuso è tutto ciò che impedisce la crescita armonica del minore, non rispettando i suoi bisogni e non proteggendolo sul piano fisico e psichico.
Ci rientrano non esclusivamente comportamenti di tipo commissivo, entro i quali vanno annoverati maltrattamenti di ordine fisico, sessuale o psicologico, ma anche di tipo omissivo, legati  all’incapacità più o meno accentuata, da parte dei genitori, di fornire cure adeguate a livello materiale ed emotivo al proprio figlio.
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Indice

1. Le origini


In ogni società si riscontrano dei sistemi di protezione nei confronti dell’infanzia.
Presso gli ebrei, ad esempio, l’abuso sessuale di minorenni era punito con la pena capitale, mentre per quello compiuto su bambini più piccoli di nove anni bastava la fustigazione.
In entrambi i casi le modalità rientravano nel diritto pubblico perché si pensava che la società  avrebbe danneggiato il suo insieme.
La prima società nazionale per la prevenzione della crudeltà a danno dei fanciulli fu fondata a Londra nel 1884 e assunse delle équipe di ispettori che controllavano le condizioni dei minorenni nei quartieri a rischio.
Per ogni bambino era stilato un rapporto dove la diagnosi principale era costituita dall’incuria mentre le altre forme di abuso rispondevano alla voce “altri torti”.
In Inghilterra nel 1888 fu introdotta la “carta dei fanciulli” che estendeva i doveri di custodia sino alla protezione dagli abusi ai minorenni.
Nel 1892 Papa Leone XIII organizzò il culto della Sacra Famiglia, all’epoca frammentato in una miriade di associazioni private, in un’unica congregazione con lo scopo di diffondere i valori educativi genitoriali in quanto si riteneva che le dottrine dilaganti del liberalismo e del socialismo la stessero corrompendo.
Il documento rappresentativo Neminem fugit contiene le linee guida per l’assunzione a modello per la Sacra Famiglia indicando per ogni figura ideale una funzione nella vita reale (ad esempio il padre vigilante, la madre sottomessa e il figlio obbediente).
Durante il Fascismo l’80% della popolazione viveva in zone rurali, il regime intendeva mantenere tale status quo in ragione della maggiore condizione morale in quanto gli adulteri, gli abbandoni e le nascite illegittime sono minori che nelle città.
Nonostante questo, non erano rari i casi di abbandono.
L’Opera Nazionale Maternità e Infanzia, a questo proposito, offrì un premio di affiliazione che consisteva in somme di denaro erogate alla coppia sorteggiata che aveva preso in affido uno o più bambini.
Dopo il primo o secondo anno il minorenne era dato in affido (affiliazione) o in adozione presso coppie o single, anche all’estero.
L’Omni era dotato di personale specializzato, nel ruolo di assistenti sanitarie visitatrici, con il compito di monitorare l’ambiente sociale e sanitario in cui si sviluppava il minore.
Dopo sei anni era affidato all’Ente Nazionale di Promozione Morale del Fanciullo, fondato da Benigno Di Tullio nel 1944, che si occupava di caratteriali attraverso i centri provvisori di servizio sociale, eretistico, instabili, immorali, deboli fisici, tramite classi differenziali, mentre quelli che dopo un periodo di osservazione sono riconosciuti recuperabili frequentavano gli “asili scuola”. Dopo il quattordicesimo anno il fanciullo dell’istituto socio assistenziale è riconsegnato alla famiglia d’origine o avviato al lavoro.
Nel rapporto privato rientrava anche la donna che era soggetta all’autorità maritale come affermava la sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 14 maggio 1938.
Se la dichiarazione del 1924 pose il bambino in termini di bisognoso di cure, quella del 1959 aggiunse la famiglia d’origine come oggetto di attenzioni da parte dello Stato.
L’articolo 3 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1948 aggiunse tra i diritti fondamentali anche la sicurezza personale.
In Italia, lo Stato sociale fascista rimase sostanzialmente integro sino alla seconda metà degli anni settanta, e dal 1979 emerse una determinata attenzione da parte dei mass media attraverso la trasmissione di una serie di servizi di cronaca su fatti e delitti compiuti in ambito familiare.
In altre parole, l’abuso venne riconosciuto esclusivamente grazie all’aiuto dei mezzi d’informazione.
Persone famose abusate furono Hermann Hesse, Franz Kafka e Cicerone che denunciò gli atti incestuosi di Clodio su sua sorella.
Gli studi e le ricerche sul tema dell’abuso e del maltrattamento all’infanzia hanno vissuto varie fasi.
Se all’inizio l’interesse era focalizzato sull’abuso fisico, tipologia più facilmente riconoscibile perché lascia segni più evidenti, dagli anni ‘80 l’attenzione si è iniziata a spostare sull’abuso sessuale a danno di minori, mentre più di recente l’abuso psicologico e la trascuratezza sono diventati oggetto di studio.
In Svizzera, sino agli anni ottanta, le autorità della confederazione, con la motivazione ufficiale di proteggere i minori, di fatto tolsero ai loro genitori che si trovavano in situazioni di disagio o difficoltà migliaia di bambini affidandoli a famiglie spesso operaie o contadine che avevano bisogno di manodopera a basso costo.
Questi bambini – schiavi molto spesso furono oggetto di maltrattamenti e a loro non venne assicurata l’educazione.


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2. L’evoluzione dell’abuso minorile


La costruzione sociale della questione permette di capire perché un determinato fenomeno è accettato in determinate culture mentre è proibito in altre e poi c’è quello di comunicare alla cittadinanza i valori fondamentali della società come l’unità della famiglia, il lavoro e la religione.
La famiglia resta la più importante risorsa per il minorenne perché considerata come ambiente di socializzazione primaria dove si sviluppa e ristruttura la personalità del bambino.
Nei primi tre anni, vivendo il rapporto con la madre, si sviluppa la fiducia in se stessi, successivamente con il rapporto conflittuale con il padre, il bambino assume la capacità e la gestione del rapporto con gli altri.
I genitori scelgono modelli educativi verso il bambino non esclusivamente in base a un proprio prototipo, se il genitore vede nel bambino se stesso, ma anche come stereotipo quando il bambino è il riflesso delle aspettative che la società riserba una volta diventato adulto.
La protezione dell’infanzia è un’idea che trova ancora molti ostacoli a realizzarsi nella società attuale almeno sino a quando predomina l’opinione che si deve agire a livello riparativo sul minorenne.

3. La sintomatologia e gli indicatori di abuso


Nella maggior parte dei casi il genitore punisce il figlio non per impedirgli di compiere qualcosa, ma per stimolarlo a comportarsi il più possibile in conformità alla sua natura, in questo modo il genitore proietta se stesso sul proprio figlio oppure quello che vorrebbe essere.
Ci sono alcuni fattori predittivi del comportamento deviante che sono incuria emotiva, scarsa identificazione col padre, violenza su animali e violenze domestiche.
L’abuso può essere provocato anche dal consumo di stupefacenti e di bevande alcoliche.
A differenza di queste, l’abuso dei mezzi di correzione non è relativo né a una frequenza che si manifesta nel numero di abusi compiuti nel tempo (ad esempio, il consumo di alcool, a lungo andare, può indurre a forme patogene quali la cirrosi epatica), né a una quantità che si esprime con la consistenza dell’abuso (ad esempio l’overdose di eroina può essere insidiosa e letale).
Se l’abuso è commesso da parte femminile può essere dovuto a una forma di ritorsione contro il partner.
A questo proposito si indica nel Complesso di Medea il tentativo della madre di colpire il padre assente.
Se è vero, però, che la femmina acquista la maturità sessuale in anticipo rispetto al maschio, è anche vero che le donne sono le prime vittime della violenza.
In relazione ai tempi,  l’abuso arriva di solito dopo la prima gravidanza quando si percepisce instabile il sistema di alleanze/coalizioni tra membri della famiglia.
Le dinamiche non sono esclusivamente attuali ma si possono scontrare con quelle longitudinali, vale a dire, diverse nell’arco del tempo, come ad esempio eventi o traumi o relazioni conflittuali passate.

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Dott.ssa Concas Alessandra

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