Revocatoria fallimentare: vi rientrano anche gli ultimi ed elevati compensi del vertice aziendale…che non poteva ignorare lo stato di insolvenza dell’azienda

Redazione 07/05/12
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Biancamaria Consales

Così ha deciso la sesta sezione civile della Suprema Corte di cassazione con sentenza n. 6686 del 3 maggio 2012, pronunciandosi su di un ricorso presentato da una imprenditrice che, nei precedenti gradi di giudizio, aveva visto accogliere l’azione revocatoria promossa dal curatore fallimentare, dopo la dichiarazione di fallimento della propria azienda.

In particolare l’azione revocatoria era stata estesa agli ultimi compensi percepiti dall’imprenditrice: la Corte di merito aveva sottolineato che, stante la propria qualità di amministratrice della società, la ricorrente-imprenditrice non poteva ignorare lo stato di insolvenza della società stessa, né poteva non conoscere i numerosi debiti nei confronti dei fornitori, di Istituti di credito, del personale e di enti previdenziali per un importo complessivo di oltre 300 milioni di lire, come d’altronde risultava da una nota integrativa allegata al bilancio e sottoscritta dalla stessa.

La Suprema Corte, ritenendo il ricorso inammissibile in quanto il vizio di motivazione denunciato è risultato privo di fondamento e tra l’altro già disatteso dal giudice di merito, ha accolto il principio giurisprudenziale secondo cui in tema di revocatoria fallimentare relativa a pagamenti eseguiti dal fallito, il principio secondo il quale grava sul curatore l’onere di dimostrare l’effettiva conoscenza, da parte del creditore ricevente, dello stato di insolvenza del debitore va inteso nel senso che la certezza logica dell’esistenza di tale stato soggettivo (vertendosi in tema di prova indiziaria e non diretta) può legittimamente dirsi acquisita non quando sia provata la conoscenza effettiva, da parte di uno specifico creditore, dello stato di decozione dell’impresa (prova inesigibile perché diretta), né quando tale conoscenza possa ravvisarsi con riferimento ad una figura di contraente astratto (prova inutilizzabile perché correlata ad un parametro di creditore avveduto), bensì quando la probabilità della scientia decoctionis trovi il suo fondamento nei presupposti e nelle condizioni (economiche, sociali, organizzative, topografiche, culturali) nelle quali si sia concretamente trovato ad operare, nella specie, il creditore del fallito.

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