Prescrive un antibiotico che causa uno shock anafilattico: è omicidio colposo

Redazione 11/06/12
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Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 22037 del 7 giugno 2012 la Cassazione ha confermato la condanna nei confronti di un professionista, reo di aver prescritto il farmaco sbagliato al paziente, farmaco la cui assunzione causava il decesso dello sventurato in seguito a shock anafilattico.

La reazione di intolleranza era stata dovuta, secondo quanto emerso nel giudizio di merito, ad un principio attivo contenuto anche in un’altra medicina assunta dal paziente in precedenza, e che già aveva causato l’allergia e il conseguente ricovero ospedaliero. Solo che la prima volta il personale sanitario era riuscito ad arrestare lo shock, e di questa intolleranza grave era stato dato conto nel libretto sanitario.

Il medico di base che ha trascurato questa importante informazione non può pertanto essere giustificato.

Inutile appellarsi alla terapia somministrata al paziente che avrebbe potuto influire sulla reazione allergica: il medico infatti sostiene che la copertura a base di cortisone poteva aver avuto un peso nel determinare lo shock letale. Ma la reazione è stata, secondo la Corte di legittimità, una conseguenza dell’assunzione dell’antibiotico prescritto, prevedibile anche in base alle informazioni contenute nel foglietto illustrativo.

Quindi, i giudici si soffermano sul concetto di nesso di causalità: in base alla teoria della causalità scientifica sotto legge di copertura, la legge di copertura, nel caso specifico, va individuata nell’accertata intolleranza del paziente al principio attivo contenuto nel farmaco: pertanto, l’evento morte è da riferire con certezza alla scelta terapeutica effettuata, e il medico deve essere condannato per omicidio colposo.

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