Infedeltà coniugale: separazione, risarcimento e reati connessi

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In un rapporto di coppia, l’infedeltà coniugale consiste nella mancanza di fedeltà affettiva, sentimentale o sessuale.
Il concetto morale varia a seconda dei luoghi e dei contesti sociali.
Ancora oggi ci sono alcuni ordinamenti giuridici nei quali viene perseguita come reato, in casi estremi anche con la lapidazione.

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Indice

1. La separazione dal coniuge a causa tradimento


Il tradimento può rientrare nelle cause per le quali può essere richiesto l’addebito della separazione, perché rappresenta una violazione degli obblighi coniugali, nello specifico l’obbligo di fedeltà.
Ci può essere addebito della separazione se la rottura del matrimonio sia stata determinata dal tradimento da parte di uno dei coniugi.
L’addebito viene escluso se il tradimento si è verificato in tempi successivi alla crisi coniugale perché, in questo caso l’infedeltà non ha determinato la rottura del vincolo matrimoniale che era terminato in precedenza, con la fine dell’affectio coniugalis.
La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17741/2013 ha stabilito che:
L’infedeltà di un coniuge può essere rilevante al fine dell’addebitabilità della separazione solo quando sia stata la causa della frattura del rapporto coniugale e non quando risulti che essa non abbia avuto incidenza negativa sull’unità familiare e sulla prosecuzione della convivenza tra i coniugi, come quando si accerti una rottura tra i coniugi già esistente prima del tradimento, e quindi, una situazione autonoma ed indipendente dalla successiva violazione al dovere di fedeltà tra i coniugi”. 


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2. Il risarcimento del coniuge tradito


Quando spetta il risarcimento danni se la causa della separazione sia dovuta al tradimento?
Il primo passo da compiere è verificare che il tradimento rappresenti l’unica causa che ha determinato la fine del vincolo matrimoniale, in modo che il giudice chieda l’addebito delle spese processuali all’altro coniuge.
Perché la separazione preveda l’addebito al coniuge traditore è necessario che la coppia sia entrata in crisi in seguito all’atto di adulterio e non a causa di motivi precedenti che abbiano portato alla rottura.
La Suprema Corte di Cassazione riconosce al coniuge tradito, una volta che vengano verificati i presupposti sopra descritti, il diritto di ottenere il risarcimento dei danni.
Secondo la Suprema Corte, la violazione degli obblighi contrattuali stipulati durante il matrimonio è il presupposto di un illecito civile.
Se il partner non dovesse rispettare i doveri che derivano dal matrimonio, tra i quali quello di fedeltà, lo stesso ha l’obbligo di risarcire i danni, anche morali, che cagiona all’altro coniuge.
A questo proposito, le Sentenze n.9801 del 2005 e n. 18853 del 2011, hanno stabilito che il tradimento può essere risarcito come illecito civile, perché contravviene alle norme del codice civile sulle quali si basa il matrimonio, precisamente gli articoli 143 e 160.
I presupposti sulla base dei quali si può chiedere un risarcimento danni sono avere subito un danno, essere vittime di un comportamento scorretto o illegittimo da parte del coniuge, che ci sia un nesso causale tra il comportamento scorretto e il danno subito e la prova che il nesso causale tra il comportamento e il danno sia effettivo. 

3. I reati connessi al tradimento


Ci sono ipotesi criminose non direttamente collegate al reato di tradimento.
Ad esempio se si dovesse ricattare il proprio amante, perché sposato dicendogli di rivelare al coniuge ignaro il tradimento a meno che continui la relazione adulterina oppure paghi una somma di denaro, si commette il reato di estorsione. (Cassazione penale, sent. n. 9750/2020).
Allo stesso modo, si può parlare di atti persecutori o di stalking quando l’amante molesti con  telefonate e messaggi il coniuge tradito, con la finalità di offenderlo o di portarlo a chiedere la separazione.

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Dott.ssa Concas Alessandra

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