Il vigile che minaccia multe al commerciante per costringerlo a pagare mazzette è colpevole di concussione

Redazione 14/11/11
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A deciderlo è stata un recente sentenza della Corte di cassazione (n. 40898 del 10 novembre 2011) con cui è stata confermata la condanna per il reato ex art. 317 del codice penale nei confronti di tre istruttori della Polizia Municipale di Roma cha avevano minacciato alcuni negozianti di elevare contravvenzione per violazione delle normative antinfortunistiche e igienico-sanitarie qualora costoro non gli avessero corrisposto una «mazzetta».

Il reato di concussione presuppone un abuso dei poteri da parte del pubblico ufficiale per ottenere un vantaggio indebito, e un conseguente stato di soggezione della vittima, che, per questa pressione psicologica, sia indotta a corrispondere quanto richiesto.

L’elemento saliente del reato di cui all’art. 317 c.p., che lo caratterizza rispetto alla corruzione, è appunto il metus pubblicae potestatis, ossia la soggezione della vittima, collegata spesso al ruolo rivestito dal pubblico ufficiale; la corruzione invece, presuppone una convergenza di interessi tra pubblico ufficiale e privato, per il quale i due si mettano d’accordo, il primo, per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio (o per non compiere un atto d’ufficio) e il secondo per corrispondergli un certo vantaggio economico.

Quindi il privato nella corruzione sostanzialmente «compra» un atto del pubblico ufficiale corrotto.

Ma la fattispecie posta all’attenzione della Corte esula dall’ambito della corruzione, presentando invece tutti gli elementi della più grave ipotesi incriminatrice della concussione, e contrassegnandosi per una volontà prevaricatrice e aggressiva dei pubblici ufficiali in danno delle vittime designate. (Lucia Nacciarone)

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