Il carcere minorile -Panoramica e questioni aperte

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Il carcere minorile, in Italia istituto penale per minorenni, è una casa di reclusione tipicamente destinata alla restrizione di individui minorenni.
A Roma sorse nel 1703 il San Michele, fortemente voluto da papa Clemente XI, che prescriveva fosse mirato a “correggere attraverso l’insegnamento, la pratica della religione e l’apprendimento di qualche arte meccanica”.
Il San Michele è stato avvicendato dalla struttura di Casal del Marmo nel 1964.


Per approfondire leggi il volume: Carcere e Scienze sociali

Indice

1. Descrizione


Una volta elaborati nel sistema giudiziario minorile, esistono molti percorsi diversi per i minorenni.
Alcuni vengono reinseriti direttamente nella comunità per sottoporsi a programmi di riabilitazione, mentre altri, che possono rappresentare un pericolo maggiore per la società e per se stessi, hanno la necessità di un soggiorno in un centro di detenzione minorile sorvegliato.
Il minorenne che viene inviato dai Tribunali a un centro di detenzione minorile, può essere destinato a due tipi di strutture: la detenzione sicura e il confinamento sicuro.
La detenzione sicura significa che i minorenni vengono trattenuti di solito per brevi periodi di tempo in strutture al fine di attendere le attuali audizioni di prova e ulteriori decisioni di collocamento.
Tenere i minorenni in detenzione sicura, garantisce l’apparizione in Tribunale mantenendo allo stesso tempo la comunità al sicuro e senza rischi per gli stessi.
Questo tipo di struttura è di solito chiamata “sala giovanile”, è un centro di detenzione per i giovani. Sotto un altro profilo, il confinamento sicuro implica che il minorenne è stato destinato dal Tribunale alla custodia in una struttura di correzione minorile sicura per la durata di un programma specifico, che può durare da pochi mesi a molti anni.
La detenzione minorile non vuole essere punitiva.
I minori tenuti in custodia di solito ricevono attenzioni coerenti con la dottrina dei parens patriae (in latino “genitore della nazione”).
Lo stato o la giurisdizione locale sono di solito responsabili di fornire istruzione, attività ricreative, valutazione, consulenza e altri servizi di intervento, con l’intento di mantenere il benessere del giovane durante la sua permanenza in custodia.
La detenzione sicura è riservata ai minorenni considerati un pericolo per la sicurezza pubblica o per il processo giudiziario, nonostante in molti casi i giovani siano detenuti per violazione di un ordine del Tribunale.
I trasgressori dello status, oppure i minori accusati di fuggire da casa, il possesso di alcol e altri reati che non sono reati se commessi da adulti, possono essere trattenuti per un giorno.
All’interno delle categorie di detenzione sicura e confinamento sicuro per i minorenni, il nome di queste strutture è programmi residenziali.
Cinque tipi di programmi residenziali nei quali un minorenne può essere collocato mentre è in custodia giudiziaria.
L’ufficio per la giustizia minorile e la prevenzione della delinquenza ha riscontrato che i cinque tipi di programmi residenziali per minori sono una vasta gamma, tra i quali detenzione, correzioni, accampamento, trattamento basato sulla comunità e residenziale.
La ragione dell’ampia varietà di opzioni di collocamento dei minori è che attualmente non esiste una definizione uniforme di programmi di trattamento residenziale.
Di conseguenza, questo crea una mancanza di uniformità tra gli stati e una grande varietà di nomi per la detenzione sicura e i centri di confinamento sicuri per i minori.


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2. Preoccupazioni e disappunti


I centri di detenzione minorile e le strutture di confinamento a lungo termine sono stati costantemente discussi su due preoccupazioni principali: sovraffollamento e inefficacia.
Siccome il numero di casi minorili è aumentato negli ultimi quindici anni, anche il numero di minorenni che ha trascorso del tempo in strutture sicure e limitate.
Di conseguenza, i sistemi sono diventati sovrappopolati e sovraffollati e molte volte questo porta a  molti residenti e non abbastanza letti vuoti.
È stato riscontrato che il sovraffollamento esiste in molte strutture per i giovani.
Nei casi nei quali l’amministrazione non è preparata a gestire il gran numero di residenti, si può verificare la sovrappopolazione nei centri di detenzione minorile e nelle strutture di correzione minorile per creare instabilità e aumentare la violenza.
Il sovraffollamento può anche portare alla diminuzione della disponibilità per fornire ai giovani programmi e servizi molto necessari e promessi mentre si trovano nella struttura.
Se il finanziamento è un inconveniente con una struttura specifica, il sovraffollamento può ridurre la disponibilità di servizi come l’istruzione e la salute mentale ai giovani.
A arte il sovraffollamento, vengono messe in dubbio le strutture per la sicurezza dei minorenni per la loro efficacia complessiva nella vita più ampia dei giovani.
Quello che induce molti a mettere in dubbio l’efficacia complessiva dei centri di detenzione sicuri e delle strutture di confinamento è l’elevato tasso di recidiva giovanile.
Se i centri giovanili devono provvedere ai bisogni fondamentali della gioventù che serve, un altro grande disappunto da parte di molti è che i centri non riescono a soddisfare i bisogni educativi di base, la salute mentale e le necessità riabilitative necessarie della gioventù.
Parte del motivo per il quale l’efficacia complessiva è una preoccupazione per le strutture di sicurezza minorile è anche dovuta alla convinzione che i servizi di istruzione speciale potrebbero non essere sostenuti da tutti i giovani bisognosi durante il soggiorno nella struttura.
E’ stato scoperto che molti centri giovanili mancano di programmi educativi di base per i giovani.
L’istruzione è vista da molti come un legame diretto con la recidiva, così come i bisogni di salute mentale dei minori.
Un’altra area di preoccupazione nel quadro più ampio delle strutture giovanili è l’adeguatezza dei programmi di salute mentale.
È stato scoperto che molte strutture giovanili hanno ben eseguito programmi di salute mentale per i giovani.

3. Nel mondo


Mount Meigs Campus, a Mount Meigs, una zona non incorporata nella Contea di Montgomery, Alabama, Stati Uniti.

4. In Italia


In Italia possono essere detenuti presso carceri minorili esclusivamente giovani di età compresa tra i 14 ed i 18 anni.
Se incarcerati un giorno prima del loro diciottesimo compleanno, restano al carcere minorile sino a 25 anni, sottoposti allo stesso diritto penale e penitenziario dei maggiori di età, ma con pene ridotte (oggetto di ultima revisione nel 1975).
Se la condanna si protrae a parte il compimento del diciottesimo anno di età, il detenuto rimane presso il penitenziario minorile sino al venticinquesimo anno, dopodiché viene trasferito d’ufficio presso una casa circondariale (se rimangono meno di tre anni di pena da scontare) o presso un istituto penitenziario ordinario.
Se, in seguito all’emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, la pena diviene esecutiva dopo che il minorenne ha compiuto i 18 anni, egli viene traslato presso il carcere minorile se di età inferiore ai 25 anni, altrimenti direttamente presso un carcere ordinario.
Coloro che non hanno ancora compiuto 14 anni, non imputabili ai sensi della legge penale, non possono essere internati in un carcere minorile.
Nel caso nel quale vengano ritenuti socialmente pericolosi dopo avere commesso un crimine di particolare gravità, possono essere collocati in una comunità, o sottoposti a libertà vigilata.
I carcerati provengono di solito da un centro di prima accoglienza, nel quale la reclusione ha forme meno severe.

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FORMATO CARTACEO

Carcere e Scienze sociali

Il volume si configura come luogo di confronto tra studiosi e operatori che, muovendo da diversi orientamenti disciplinari e da molteplici percorsi professionali, dedicano attenzione critica al carcere e alle dinamiche penitenziarie.  Attraverso il prisma delle scienze sociali, si suggeriscono percorsi teorici e indicazioni operative finalizzate a osservare, interpretare l’universo penitenziario e a ipotizzare strade per introdurre in tale mondo una nuova cultura della pena. I saperi sociali, infatti, si rivelano particolarmente preziosi nel munire i lettori di lenti in grado di aumentare il livello di consapevolezza pubblica delle profonde contraddizioni del carcere, e consentono di vedere il penitenziario sia come specchio della società, sia come anticipatore di processi che rischiano di investirla successivamente. Se vi è una nota comune alle voci che compongono il testo, è proprio il tentativo di fare del penitenziario un oggetto di ricerca sociale, in una prospettiva che si colloca sul limine tra il dentro e il fuori, e che si rivela l’unica possibile per reintegrare e legittimare l’oggetto carcere all’interno del contesto sociale, in un’epoca storica orientata invece a rimuovere ed escludere.   Andrea BorghiniDocente di Sociologia generale e di Sociologia del controllo sociale e della devianza presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. I suoi principali interessi di ricerca riguardano le trasformazioni del potere dello Stato nell’era globale, la sociologia di Pierre Bourdieu e i mutamenti del controllo sociale. È stato Direttore del Master Universitario in Criminologia sociale e, dal 2007, è Delegato del Rettore per le attività universitarie rivolte ai detenuti. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo: The Role of the Nation-State in the Global Age, Brill (2015); The Relationship between Globality and Stateness: Some Sociological Reflections, Palgrave (2017); Carcere e disuguaglianze socio-economiche: una ricostruzione del dibattito sociologico, Pisa University Press (2018).Gerardo PastoreDocente di Sociologia della globalizzazione e Sociologia del controllo sociale e della devianza presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Le sue ricerche dedicano attenzione alla sociologia critica e dell’emancipazione; allo studio delle disuguaglianze sociali e dei processi di inclusione nella società della conoscenza; alle dinamiche sociali tra inclusione ed esclusione nelle istituzioni totali. Tra le sue recenti pubblicazioni sul tema oggetto del presente volume si segnalano: Carceral society, in Bryan S. Turner (editor), Encyclopedia of Social Theory, Wiley-Blackwell (2018); Inclusion and social ex-clusion issues in university education in prison: considerations based on the Italian and Spanish experiences, in International Journal of Inclusive Education (2018); Pratiche di conoscenza in carcere. Uno studio sui Poli Universitari Penitenziari, in The Lab’s Quarterly (2017).

Andrea Borghini, Gerardo Pastore | Maggioli Editore 2020

Dott.ssa Concas Alessandra

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