Report carcere 2024: record di affollamento e un suicidio ogni tre giorni

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Allarme dell’Associazione Antigone nel suo ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione in carcere, dal titolo “nodo alla gola”.
Al 31 marzo 2024 le persone detenute erano 61.049, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti, con 13.500 detenuti in più rispetto a quella regolamentare.
Secondo l’Associazione, andando avanti in questo modo a fine anno si rischia di arrivare a livelli di suicidi ancora più drammatici rispetto a quelli dell’ultimo biennio.
I detenuti aumentano al ritmo di 331 al mese e se il tasso dovesse venire confermato, ci porterebbero essere più di 65 mila presenze entro la fine dell’anno.
A proposito del titolo la stessa Associazione sottolinea che ne avrebbe voluto scegliere uno diverso, utilizzando altre parole come innovazione, modernità, riforme, solidarietà, empatia, speranza, fraternità, dignità, normalità, socialità, responsabilità, autonomia, rispetto, affettività, sessualità, parole che dovrebbero costituire l’essenza della pena e del modello penitenziario prescelto, spesso ignorate e rimosse nella quotidianità del carcere. 

Indice

1. La situazione in carcere negli ultimi due anni


Dopo il 2022, anno record con 85 suicidi accertati in carcere, il 2023 e il 2024 si contraddistinguono per i numeri alti.
Nel 2023 sono state almeno 70 le persone che hanno optato per il suicidio in un istituto di pena.
Nei primi mesi del 2024, almeno 30, uno ogni 3 giorni e mezzo.
Afferma l’Associazione:
Se il ritmo dovesse continuare in questo modo, a fine anno rischieremmo di arrivare a livelli ancora più drammatici rispetto a quelli dell’ultimo biennio”.
L’aumento delle presenze è molto veloce, nell’ultimo anno è stata di una media di 331 unità al mese. 
Prosegue il rapporto:
Se il tasso dovesse venire confermato anche nel 2024, ci potrebbero essere più di 65 mila presenze entro la fine dell’anno”.
Sulle cause dell’aumento in questione, Antigone le individua in:
maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione altre norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi”.
L’attuale Governo, con il Decreto rave ha introdotto altri reati.
Il Decreto Caivano e il Disegno di Legge Sicurezza sono ancora al vaglio del Parlamento.

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2. Gli istituti più affollati


Al 31 marzo i singoli istituti più affollati erano Brescia Canton Monbello (209,3%), Lodi (200%), Foggia (195,6%), Taranto (184,8%), Roma Regina Coeli (181,8%, Varese (179,2%), Udine (179%), mentre complessivamente gli istituti che avevano un tasso di affollamento superiore al 150%, erano 40, sparsi in Italia, e insieme accoglievano 14.312 persone.
Secondo la maggioranza, tra le ipotesi per risolvere la questione, c’è l’aumento del numero degli istituti penitenziari.
I tempi medi di costruzione di un carcere sono, secondo le stime, di circa 8 o 10 anni e il costo medio di un carcere per 400 persone è di circa 30 milioni di euro.
Stando alle affermazioni di Antigone:
Questo significa che ci vorrebbero 40 carceri nuove, per un costo di 1,2 miliardi di euro. Senza contare la necessità di assumere almeno 300 poliziotti a carcere, quindi altre 12 mila unità di polizia giudiziaria, oltre a tutte le altre figure professionali. Il che significa altri 4 miliardi l’anno”.
Nel report è quasi fondamentale lo stato dei lavori al Ministero sugli spazi della detenzione. L’unico carcere in via di realizzazione è quello di Pordenone, collocato “in un orizzonte temporale più ampio”, di conseguenza, senza date precise.
Dell’ipotesi di utilizzare ex caserme, l’unica per la quale ci si è attivati è la Caserma Barbetti di Grosseto.

3. A che punto sono le condanne


In relazione ai numeri dei detenuti, si devono considerare le condanne.
Dei 61.000 detenuti, 22.180 hanno da scontare in carcere meno di tre anni di pena, il 73,5% sta scontando una condanna passata in giudicato.
In relazione ai calcoli, un detenuto in misura alternativa alla detenzione costa in media 50 euro al giorno, un detenuto in carcere costa circa 150 euro al giorno.  

4. Reclusione e salute mentale


Al 31 dicembre 2023 nelle 31 Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) c’erano 576 persone incapaci o semi incapaci di intendere e di volere, un numero non molto inferiore alla capienza massima dei posti in REMS che si aggira intorno ai 600.
A fine gennaio 2024 erano 755 le persone “in lista d’attesa” di un posto in REMS, 45 delle quali “attendevano” in carcere, in molti casi senza un titolo detentivo valido.
La Sicilia è la regione con la lista d’attesa più lunga con 150 persone, seguita dal Lazio con 104 persone.
A questo proposito il report sottolinea:
“In carcere la presenza di un diffuso disagio psichico rimane una delle questioni più spesso segnalata: il 12 per cento delle persone detenute ha una diagnosi psichiatrica grave, quindi quasi 6000 persone.
Il 20% dei detenuti, infatti, fa regolarmente utilizzo di stabilizzanti dell’umore, antipsicotici e antidepressivi e il 40% fa utilizzo di sedativi o ipnotici”.

5. Reclusione e minorenni


Si vedono gli effetti anche del Decreto Caivano e dei reati che introduce.
Alla fine di febbraio 2024 erano 533 i giovani reclusi negliIstituti Penali per Minorenni d’Italia, secondo il report:
una cifra che sta rapidamente crescendo.
Due mesi prima, alla fine del 2023, si attestava sulle 496 unità.
Alla fine del 2022 le carceri minorili italiane accoglieva 381 ragazzi.
L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30 per cento”.
Nelle carceri ordinarie ci sono 19 donne che vivono con 22 bambini.

6. Le proposte di “miglioramento”


A conclusione del suo report l’Associazione Antigone tra le altre affermazioni sostiene che:
Ogni suicidio è frutto di personali sofferenze e personali considerazioni.
A volte possono esserci però elementi esterni che contribuiscono a fare acuire situazioni di pregressa difficoltà, soprattutto in un ambiente complesso come quello carcerario.
Per evitare solitudine, depressione, abbandono alcune azioni sono possibili, in primis quelle volte a una maggiore apertura nei rapporti con l’esterno.
Non basta aumentare da 4 a 6 le telefonate mensili (di 10 minuti ognuna).
Le telefonate andrebbero liberalizzate.
Poter parlare con una persona cara può fare molto, per chi si trova in una situazione di profondo dolore potrebbe anche salvare la vita.
Andrebbe dato seguito alla sentenza della Corte Costituzionale in merito al diritto all’affettività, prevedendo nelle carceri anche luoghi dove siano possibili colloqui intimi.
A parte le fasi iniziali e conclusive della detenzione, particolare attenzione andrebbe dedicata a quei momenti della vita penitenziaria nei quali le persone detenute si trovano separate dal resto della popolazione detenuta perché in isolamento o sottoposti a un regime più rigido e con meno contatti con altre persone.
In questi casi è sempre necessario garantire contatti umani significativi con il personale al fine di ridurre il rischio suicidario.
Ben venga lo stanziamento di altri fondi per adeguare gli stipendi degli esperti psicologici impiegati nelle attività di osservazione e trattamento.
Se non inseriti però in una programmazione riformatrice più ampia, difficilmente queste misure avranno effetti sull’emergenza in corso invertendo la tragica sequenza suicidaria”.

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Dott.ssa Concas Alessandra

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