L’impegno delle istituzioni nella lotta alla corruzione è nota e costante.
Declinano in tal senso la recente introduzione nel nostro ordinamento dell’istituto del whistleblowing (Decreto Legislativo del 10 marzo 2023 n. 24, che recepisce la Direttiva UE 2019/1937 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2019) e l’ampliamento dei poteri dell’ANAC (i.e. la possibilità di ricevere le segnalazioni esterne di dipendenti – anche – del settore privato).
Volume consigliato per approfondire: La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) dopo il d.lgs. 104/2017
1. La compliance anticorruzione
E le Imprese? Si adeguano – giustamente.
Con programmi di compliance anti-corruzione: programmi che, se non rimangono solo “lettera morta”, possono concretamente aiutare le aziende stesse nella gestione dei numerosi rischi, legali e reputazionali, compresi quelli ESG.
I rischi ESG sono riconducibili a problematiche ambientali, sociali e di governance che hanno un impatto negativo sull’andamento di un’impresa: essi derivano da comportamenti non etici o illegali delle persone giuridiche, come la violazione dei diritti umani e (proprio) la corruzione.
A tale ultimo proposito, si consideri che molti tra gli standard ESG più consolidati fanno esplicito riferimento alla lotta anti-corruzione.
Per la gestione di tali rischi è fondamentale, in primo luogo, identificare preventivamente l’impatto che la propria attività possa avere sui fattori ambientali e sociali.
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2. Anticorruzione e ESG
In quest’ottica, considerata la stretta interconnessione tra possibili violazioni ESG ed esposizione al rischio di attività corruttive, si ritiene che i programmi di compliance anti-corruzione già esistenti possano senz’altro correre in aiuto delle imprese nel raggiungimento dei propri obiettivi, di verifica e rispetto, della sostenibilità e dei diritti umani, anche nell’ambito della propria supply chain.
Ma come?
Ad esempio, attraverso l’utilizzo di uno strumento noto e ampiamente utilizzato proprio in tema di compliance anti-corruzione: le indagini interne.
Ovvero quell’autonoma iniziativa dell’impresa volta a verificare, tipicamente col supporto di legali esterni, il grado di compliance della propria struttura organizzativa e l’esistenza di potenziali illeciti: ciò avviene attraverso attività che includono l’analisi di documentazione e procedure interne e interviste ai dipendenti.
E segnalazioni.
In effetti, le segnalazioni che le imprese ricevono dai propri dipendenti riguardano sempre più spesso questioni ESG, come timori relativi alla sostenibilità ambientale dell’azienda, lacune sui temi della diversità e inclusione, sulla salute e, più in generale, sul benessere dei dipendenti.
Un efficace programma di prevenzione e gestione dei rischi ESG può dunque essere arricchito dall’uso adeguato delle indagini interne, che possono consentire al management di ottenere informazioni chiave su come la cultura aziendale si pone rispetto ai temi ESG. Si tratta di uno strumento utile non solo per scoprire eventuali comportamenti scorretti, ma che ben si presta per valutare, in via preventiva, i rischi ESG cui l’azienda è esposta: sulla base degli elementi raccolti, infatti, l’impresa potrà, eventualmente, riadattare i propri programmi di compliance e le procedure interne in tema di ESG.
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La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) dopo il d.lgs. 104/2017
La nuova disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale – VIA – è stata profondamente rinnovata a seguito della pubblicazione del d.lgs. 16 giugno 2017, n. 104. La norma non solo ha prodotto sostanziali modifiche alla struttura della VIA, ma ne ha anche stravolto le procedure. I numerosi cambiamenti (campo di applicazione, elaborati tecnici da produrre, raccordo con l’AIA e le altre procedure autorizzatorie ambientali) hanno offerto lo spunto per realizzare questo manuale che offre all’operatore un essenziale vademecum di riferimento e consente una lettura agevole e chiara della nuova disciplina. Oltre a evidenziare i cambiamenti procedurali della Valutazione di Impatto Ambientale, quest’opera chiarisce gli adempimenti cui sono tenuti i soggetti proponenti, nonché l’articolazione temporale delle diverse fasi.Di pregevole fattura anche l’ampia rassegna di giurisprudenza (nazionale e comunitaria) che offre al lettore un “ventaglio” di principi di diritto utilissimi per orientarsi di fronte alle criticità e alle insidie interpretative insite in una materia così complessa. Il manuale si arricchisce di una completa raccolta di modulistica di supporto (scaricabile online) per l’elaborazione delle istanze di avvio delle procedure ed è corredato da numerose tavole sinottiche e schemi riassuntivi che agevolano l’attività degli operatori.Alfredo Scialò, Avvocato e consulente legale nel campo delle opere pubbliche, specializzato in diritto dell’ambiente con particolare riferimento alle procedure autorizzatorie ambientali e alle discipline settoriali (scarichi idrici, emissioni in atmosfera, bonifiche, rifiuti, terre e rocce da scavo, ecc.) da applicare nella realizzazione ed esercizio di infrastrutture, impianti ed attività potenzialmente inquinanti. In tali ambiti, assiste imprese e stazioni appaltanti, sia in fase stragiudiziale che giudiziale; è docente in corsi di formazione nonchè autore di pubblicazioni nelle riviste specializzate di settore (www.studiolegalescialo.it).
Alfredo Scialò | Maggioli Editore 2017
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