Licenziamento: inevitabile se si assume droga durante l’orario di lavoro

Redazione 13/05/16
Scarica PDF Stampa

Trovata in condizioni fisiche precarie. Inequivocabile il quadro tracciato dagli uomini della Polizia, intervenuti su segnalazione di alcuni cittadini. Consequenziale il licenziamento della portalettere, rinvenuta in stato confusionale a causa dell’uso di droga.

È quanto confermato dalla Corte di Cassazione, sez. Lavoro, con la sentenza n. 9759 depositata il 12 maggio 2016.

Evidente la gravità della condotta della portalettere. La dipendente è stata «trovata, in orario di servizio, fuori dalla zona assegnatale» e «in evidente stato confusionale», frutto dell’«uso di sostanze stupefacenti» certificato dai risultati degli «esami tossicologici».

La dipendente si è trovata «in uno stato di grave depressione» a causa dei «rapporti con il suo ex compagno che la induceva» ad assumere droghe.

Per i giudici d’appello plurime le condotte illecite tenute dalla dipendente: «abbandono del posto di lavoro», «utilizzo del mezzo aziendale per fini privati», «uso di sostanze stupefacenti nell’orario di lavoro». Comportamenti, «contrari ai doveri nei confronti del datore di lavoro» e tali da «recare pregiudizio alla regolarità del servizio»  – oltre che alla «sicurezza della lavoratrice e di terze persone»  – e di una «gravità» evidente.

La logica conseguenza è, quindi, l’interruzione del «vincolo fiduciario» con l’azienda.

Gli Ermellini hanno confermato la legittimità del «licenziamento».

Anche per i Giudici della Suprema Corte le condotte della dipendente sono così gravi da ritenere impossibile la prosecuzione del rapporto.

Spiegano i giudici, infine, che anche la chance di usufruire di un «periodo di aspettativa» per sottoporsi a «trattamenti terapeutici» è stata persa dall’ex postina. La dipendente, infatti, avrebbe dovuto farne richiesta a tempo debito, ossia prima di commettere le violazioni che l’hanno condotta al licenziamento.

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento