Reati fiscali commessi in favore di una società, è legittima la confisca dei beni del rappresentante legale

Redazione 12/03/13
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Lilla Laperuta

Con la sentenza 7 marzo 2013, n. 10682, la Corte di cassazione ha stabilito la legittimità  del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, ai sensi dell’articolo 322ter c.p., dei beni del legale rappresentante di una società fallita che aveva commesso un reato tributario.

In particolare, la quarta sezione penale del Supremo Collegio ha osservato che, con il provvedimento gravato, il Tribunale aveva ritenuto impraticabile il sequestro preventivo in via diretta sulle somme costituenti il “profitto” del reato, considerando che la società del ricorrente era stata dichiarata fallita dal Tribunale in epoca anteriore alla richiesta di sequestro formulata dal P.M. al G.I.P. A giudizio del Tribunale, quindi, l’impossibilità di disporre il sequestro preventivo in via diretta non derivava dalla mancata richiesta di sequestro in forma specifica da parte della Procura, bensì dall’avvenuto fallimento; e tale situazione aveva legittimato il P.M. a chiedere il sequestro, funzionale alla confisca per equivalente ex art. 322ter c.p.
Valutazione insindacabile. Di fronte a una simile valutazione di merito, insindacabile in sede di legittimità, che ha fatto ritenere al Tribunale che non fosse utilmente perseguibile il sequestro preventivo in forma diretta, in considerazione dello stato di fallimento della società, la Quarta Sezione Penale della Cassazione non ha potuto far altro che confermare la misura confermato il sequestro, diretto, finalizzato alla confisca sui beni di un imprenditore che non aveva versato delle ritenute fiscali per conto della sua società.

 

 

 

 

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