Alle origini delle dipendenze patologiche: minori e salute

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La salute dei minori, bambini e ragazzi, scaturisce dall’armonia familiare, riflesso della vita e delle scelte di coppia
Per approfondire si consiglia: Codice della Famiglia e dei Minori 2023 e legislazione speciale

Indice

1. Le dipendenze patologiche


“L’uomo è veramente tale solo quando gioca” (il tedesco F. Schiller nei suoi Saggi estetici, alla fine del Settecento). Si è veramente se stessi nel gioco, nel gioco della vita, perché non si possono fingere le proprie capacità, le proprie attitudini, le proprie emozioni. Quel gioco libero e quella libertà nel gioco che vengono negati nella ludopatia, come in ogni altra dipendenza.
Nell’attuale mondo ipercomplesso e iperconnesso, purtroppo, diminuiscono le relazioni autentiche, la solidarietà, la capacità di far fronte alle proprie fragilità con manifesto e crescente aumento, invece, di ogni forma di dipendenza patologica (alcune delle quali, in passato, erano sconosciute), ancor di più dopo la pandemia da covid-19.
“Un’emergenza inquietante è rappresentata dall’abuso da parte di minori su minori, dall’utilizzo delle piattaforme del gioco virtuale, con i rischi dell’adescamento e della dipendenza; dalla disumana e infernale perversione nel coinvolgimento dei bambini nei rapporti sessuali con animali. […] circa il 10 per cento dei ragazzi si dichiara globalmente insoddisfatto delle proprie relazioni sociali, familiari, della propria qualità di vita e, più in generale, non vede prospettive per il futuro. A tale livello di insoddisfazione e mancanza di fiducia delle giovani generazioni, si accompagna uno scenario molto preoccupante soprattutto tra gli adolescenti correlato alla presenza di un disagio che, sempre più spesso, si esprime attraverso la manifestazione di dipendenze patologiche” (dal rapporto annuale 2021 dell’associazione Meter “I numeri di un omicidio psicologico”). All’aumento della distrazione o dell’assenza degli adulti o del loro mancato ascolto o mancata osservazione dei figli nell’utilizzo dei loro dispostivi digitali corrisponde l’aumento del disagio di bambini e ragazzi e dei reati ai loro danni o altre forme di nocumento.
“La rete telematica, spesso, rappresenta uno strumento utile per i pedofili nella fase di contatto iniziale con i minori, in quanto permette loro, senza esporsi, di attuare forme “soft” di molestia di tipo verbale o primi approcci per favorire un incontro reale con il bambino. I pericoli che la rete riserva ai più piccoli, accanto naturalmente alle meravigliose opportunità di crescita e di scoperta del mondo che li circonda, necessitano di un’attenzione particolare da parte dei genitori. È necessario che questi ultimi stiano vicini ai loro figli, che li guidino nel loro percorso all’interno della rete e che imparino a parlare il loro linguaggio, per comprendere meglio i loro interessi e il loro mondo” (dal rapporto “I numeri di un omicidio psicologico”). Uno dei doveri dei genitori nei confronti dei figli è l’assistenza morale (artt. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.) ma, forse, è uno dei più trascurati.
L’utilizzo continuativo e sistematico dei videogiochi durante il tempo libero (quindi nella fascia serale nelle giornate infrasettimanali) sostitutivo di attività alternative relazionali nel contesto familiare genera una tendenza all’isolamento e una chiusura nei confronti delle figure parentali. Spesso il gioco virtuale rappresenta una realtà alternativa e una modalità per fuggire dal contesto che li circonda” (dal rapporto “I numeri di un omicidio psicologico”). Hikikomori (da “stare in disparte”) è un termine giapponese che indica chi ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale, giungendo a livelli estremi d’isolamento sino all’abbandono della scuola nella fascia 15-19 anni. Dapprima in Giappone e ora sempre più in Italia molti ragazzi vivono da “eremiti digitali”, fenomeno accentuato dalla chiusura forzata per la pandemia. I genitori devono volgere lo sguardo al figlio che sembra calmo e porgere l’orecchio al silenzio della cameretta perché vi si possono nascondere insidie e rischi. Anziché dare in mano i videogiochi e lasciarli giocare da soli bisognerebbe recuperare altri giochi tradizionali e giocare insieme ai figli.
I bambini della postmodernità sono sottoposti a continui stimoli e a obiettivi lontani che non sempre corrispondono a corretti stili di vita e ad orientamenti adeguati alla loro età e alle loro esigenze. Si parla tanto di diritto all’ascolto dei bambini ma se ne ignora il senso più profondo: quello di mettersi all’altezza dei bambini, guardarli negli occhi per coglierne i veri bisogni e raccoglierne i più bei sogni.
Il rapporto dell’Institute for Family Studies e del Wheatley Institute (“Adolescenti e tecnologia: che differenza fa la struttura familiare?”, ottobre 2022) identifica un gruppo vulnerabile alla dipendenza dai social: quello dei ragazzi nelle famiglie con genitori acquisiti e monoparentali “Queste sfide possono essere maggiori per madri e padri in alcuni tipi di famiglia rispetto ad altri. Poiché i genitori stabilmente sposati generalmente hanno più risorse e un legame più consistente con i figli della loro famiglia, potrebbero essere maggiormente in grado di gestire le sfide di guidare e limitare l’uso della tecnologia da parte degli adolescenti. Avere genitori stabilmente sposati significa che i bambini hanno maggiori probabilità di avere accesso a maggiori risorse genitoriali in termini di tempo e attenzione, nonché a uno stile genitoriale più autorevole caratterizzato da regole familiari chiare e applicazione coerente delle regole. Al contrario, le famiglie monoparentali in genere hanno meno risorse, sia emotive che in termini di tempo, da dedicare ai propri figli, il che può influire sulla loro capacità di supervisionare l’uso dei media da parte dei figli e il tempo davanti allo schermo. Inoltre, è meno probabile che le famiglie allargate abbiano il tipo di legami stabili e chiare linee di autorità tra genitori e figli che sono più favorevoli a stabilire una disciplina chiara e coerente. Per questi motivi, i bambini cresciuti in famiglie non intatte possono avere meno regole che guidano il loro uso della tecnologia e una maggiore esposizione a tale tecnologia”. Lo studio americano, per quanto opinabile, rileva la necessità per i figli di avere punti di riferimento e argini nel turbinio della loro crescita, come si ricava da vari riferimenti normativi, tra cui l’art. 315 bis comma 2 cod. civ.: “Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti”. I genitori devono essere consapevoli di tutto quello cui si va incontro con il dare, soprattutto precocemente, device ai figli e, nello stesso tempo, delle dinamiche relazioni familiari in corso. È retorico e pletorico dire poi, quando si presentano seri problemi o insanabili incomprensioni: “Non ho mai fatto mancare nulla, ho dato tutto quello che mi chiedeva, non mi sono accorto di niente”.
La psicologa e psicoterapeuta Michela Pensavalli richiama l’attenzione: “Due eventi hanno cambiato la configurazione dell’adolescente. Anzitutto la rivoluzione del web, che lo accompagna dalla nascita. Esso consente un accesso a una quantità apparentemente illimitata di informazioni e di relazioni; ma a tali possibilità non corrisponde una parallela capacità di relazionarsi vis à vis, rimanendo alla superficie delle cose, che possono apparire e scomparire con la facilità di un click. Dall’altro lato, l’adolescente è chiamato a fronteggiare un massiccio bombardamento di stimoli e contenuti molto più difficili da gestire rispetto alle relazioni in presenza. Contenuti non di rado esplicitamente violenti e scopertamente sessuali, che lo incuriosiscono, ma rischiano di rubargli i propri sogni, o accentuare aspetti problematici”.
Il Report Meter 2021 “rivela altresì l’importanza del ruolo genitoriale nella prevenzione dell’insorgenza di tali fragilità. […] Partendo dal presupposto che non esistono genitori perfetti, è possibile, con umiltà e coraggio, riappropriarsi del ruolo educativo autorevole nei confronti dei figli, offrendo loro la possibilità di crescere e di acquisire il senso profondo della propria esistenza”.
Per esempio bisognerebbe tornare a condividere in famiglia la visione di film. Un film da vedere o, ancora meglio, da vedere con ragazzi, “Jexi”, sulla dipendenza da cellulare (indotta da atteggiamenti sbagliati dei genitori).
Un’altra dipendenza in aumento è la tossicodipendenza, soprattutto l’uso di sostanze sintetiche.
Uno studio condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr (pubblicato nella primavera 2021 e basato su dati raccolti tra 300 mila studenti nel corso di 20 anni e in 20 paesi europei) ha rivelato che se tra i giovani consumatori occasionali la depenalizzazione del possesso di cannabis può aumentarne il consumo, mentre restrizioni normative lo possono ridurre, tra gli utilizzatori frequenti a rischio dipendenza, invece, le differenti politiche non incidono. Più in generale, la ricerca ricorda il ruolo fondamentale di altri fattori come le campagne di informazione e prevenzione, sottolineando l’importanza di investire in politiche basate su evidenze scientifiche. Interventi simili possono avere un ruolo significativo nel rafforzare nei più giovani la comprensione dei rischi che possono essere associati al consumo della sostanza, indipendentemente dalla percezione della sua disponibilità. Occorrono le leggi ma anche e innanzitutto la formazione. Giovanissimi e giovani hanno bisogno di adultità, autorità, autenticità, in poche parole di educazione (che è relazione). 
Un’altra dipendenza da arginare è la dipendenza sessuale (o ipersessualità). A tale proposito in Francia, come già prima in Inghilterra (con scarso successo), si è attivata una campagna di repressione e prevenzione contro l’accesso dei minori alla pornografia (nel 2021 l’emanazione di un decreto per bloccare l’accesso dei minori alla pornografia e nel 2022 la richiesta, da parte della Confederazione nazionale delle Associazioni Familiari Cattoliche, che la questione diventi un problema di sanità pubblica). Più che puntare sulla prevenzione e sulla repressione bisogna ri-partire dall’educazione intesa soprattutto come una “coeducazione” tra i sessi e tra le varie fasce d’età. “La sessualità è una dimensione fondamentale nella vita di ogni uomo. Avere un’idea confusa su questa parte equivale quindi ad avere un’idea confusa su cosa sia l’uomo stesso” (la psicologa Maria Pia Colella). La sessualità umana non può essere ridotta a istinto sessuale ma è qualcosa di più complesso e profondo. L’essere umano deve imparare a conoscere e riconoscere ciò per non cadere in disfunzioni quali sessuofobia o sessuopatia, tra cui la dipendenza dalla pornografia.


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2. L’interdipendenza fisiologica


Lo psicoterapeuta Luigi Baldascini sostiene: “Bisogna passare da un legame di dipendenza (si nasce da un utero, si cresce in una famiglia…) a un legame di appartenenza (condivisione di valori, di emozioni, di percorso…)” (in un webinar del 20-03-2023). I genitori devono fare molta attenzione al tipo di cura che prestano ai figli e al tipo di relazione intessuta con i figli (i cosiddetti stili di attaccamento) perché ne segnano le relazioni future. Un’indicazione significativa la si ricava dall’art. 27 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia al cui par. 2 che i genitori devono assicurare, nei limiti delle loro possibilità (e non strafare), le condizioni di vita necessarie allo sviluppo del fanciullo e non all’inviluppo e ingenerare delle dipendenze, a cominciare da quella affettiva.
Per la prevenzione di ogni dipendenza, in particolare quella affettiva e quella sessuale, è fondamentale che la famiglia sia un’educazione all’amore e nell’amore (e se non è così bisogna supportare la famiglia in questa direzione, come nella ratio dell’istituzione dei consultori familiari, legge 29 luglio 1975 n. 405). “L’amore, nelle sue manifestazioni più sane e costruttive, rappresenta un profondo e innato bisogno umano, e implica un’importante motivazione e un attaccamento sicuro e funzionale verso gli altri. Viceversa, quando l’amore si trasforma in abitudine a soffrire, fino a diventare quella che viene definita una vera e propria “dipendenza affettiva”, si pone come un dolore capace di portare gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali. In questa condizione, sempre più diffusa nel mondo contemporaneo, la relazione di coppia viene vissuta come un prerequisito indispensabile per la propria esistenza e ciò rappresenta l’antitesi dell’amore verso sé stessi” (lo psicologo Paolo Antonelli). Voler bene a qualcuno è totalizzante ma non deve divenire totalitaristico. Come dovrebbe essere l’amore di coppia e quello genitoriale. L’amore deve essere fonte di salute, benessere, piacere e non diventare mancanza di autonomia e di libertà, malessere, disagio, possessività, aggressività sino alla violenza: questo non è amore.
L’amore di coppia esiste se si è in coppia nell’amarsi. Sposarsi o convivere stabilmente non è avere qualcuno che scaldi il letto, che prepari un piatto caldo, che occupi un posto a tavola, che segua in un viaggio o in una serata, che colmi un proprio vuoto o risolva un proprio problema, qualcuno da presentare agli amici, con cui cambiare il proprio stato civile o economico o sistemazione abitativa o con cui concepire un figlio per un istinto innato. Non è tanto condivisione quanto costruzione, non è effusione e confusione (da cui possono nascere forme di dipendenza affettiva o rapporti conflittuali con le famiglie d’origine che causano chiasmi familiari) quanto fusione e profusione, non è completarsi ma amplificarsi. Non è avere un/a accompagnatore/trice o una compagnia ma un/a compagno/a di vita, con cui “mangiare lo stesso pane”, sentirne lo stesso gusto, dargli lo stesso peso. È comunione. Quella comunione, dapprima spirituale e poi materiale, da mantenere o ricostituire, di cui si parla in questi termini solo nell’art. 1 della legge 1 dicembre 1970 n. 898, c.d. legge sul divorzio. Se l’amore di coppia non è sano tutta la famiglia rischia di diventare patogena o patologica.
“La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e sia ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita” (dalla Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986).

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Dott.ssa Marzario Margherita

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