Misure cautelari alternative alla detenzione in caso di malattia: il diritto alla salute prevale sulle esigenze di sicurezza

Redazione 16/12/11
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di Biancamaria Consales

È con riferimento ai detenuti affetti da patologie gravi che si è pronunciata la Corte di Cassazione con sentenza n. 46479 del 14 dicembre 2011, in relazione al ricorso proposto da un recluso cui era stata rigettata la richiesta di sostituzione della misura cautelare dalla custodia in carcere agli arresti domiciliari per poter conseguire idonee cure.

L’istanza era stata respinta dal Tribunale di Taranto in quanto dalla perizia effettuata sul paziente era sì risultata la necessita di sottoporre il detenuto a controlli, ma il protocollo medico indicato dal perito era attuabile in regime di detenzione ed eventuali particolari esigenze sarebbero potute essere di volta in volta soddisfatte presso presidi esterni di cura.

La Suprema Corte ha, invece, ritenuto che le condizioni del paziente vanno valutate non solo al momento dell’accertamento, ma anche in prospettiva dell’evoluzione del quadro clinico e tenendo conto altresì della potenziale incidenza in modo irreparabile della detenzione sulla salute del paziente. “Il diritto alla salute – concludono gli ermellini – va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza, sicché in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture. L’ordinanza del Tribunale, dunque, si pone in contrasto con la disciplina legale avendo trascurato l’impossibilità di eseguire in ambito penitenziario alcuni specifici accertamenti (tac, scintigrafie, ecografie e così via). Tale incompleta incapacità della struttura penitenziaria impone l’accoglimento della richiesta”.

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