Intercettazioni: anche se illegittime possono essere utilizzate per altre indagini

Redazione 10/01/12
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Biancamaria Consales

Se le intercettazioni telefoniche non sono utilizzabili in quanto disposte in assenza dei presupposti previsti dalla legge, è lecito in ogni caso impiegarle per approfondire ulteriori indagini se dall’ascolto di esse emergano altri reati. Così ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 64 del 4 gennaio 2012, respingendo il ricorso di un indagato per mafia contro l’ordinanza del tribunale della Libertà di Palermo che ne disponeva la custodia cautelare in carcere.

A nulla è servito quanto sostenuto dalla difesa, secondo cui essendo stato ritenuto nullo il primo decreto che autorizzava le intercettazioni, ciò avrebbe dovuto automaticamente comportare l’annullamento anche del secondo decreto che aveva autorizzato il proseguimento delle indagini sulla base degli indizi emersi durante l’ascolto. Per la Suprema Corte, in tema di intercettazioni, il decreto autorizzativo può fondarsi su qualsiasi notizia di reato, anche desunta da precedenti dichiarazioni inutilizzabili. Pertanto, l’inutilizzabilità degli esiti di intercettazioni telefoniche non preclude affatto la possibilità di condurre indagini per l’accertamento dei fatti reato eventualmente emersi dalle stesse. Infatti, in questo campo non opera il principio della trasmissibilità del vizio agli atti consecutivi a quello dichiarato nullo.

 In conclusione, le intercettazioni telefoniche, pur se non utilizzabili per quello specifico reato, permangono come “fatto storico” alla luce del quale è possibile proseguire l’attività investigativa che nel caso specifico ha portato, attraverso l’ausilio di intercettazioni ambientali, alla registrazioni di un incontro di matrice mafiosa tra l’indagato ed altri due soggetti di “rilevante spessore criminale”.

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