Elezioni: la legge elettorale e il parlamento ridotto, come voteremo

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Quella del 25 settembre prossimo sarà la prima elezione politica del Parlamento in formato “ridotto”. La riforma costituzionale del 2020, infatti, ha diminuito di circa il 30% il numero dei parlamentari: i deputati passeranno da 630 a 400, mentre i senatori saranno solo 200 contro i 315 attuali. Tuttavia, la legge elettorale con cui andremo a votare non è stata modificata e sarà sempre il cosiddetto “Rosatellum”, la legge che prende il nome dal suo ideatore, il deputato del PD Ettore Rosato, in vigore dal 2017: un sistema misto, che affianca maggioritario e proporzionale, per il quale tuttavia, data la riduzione dei numeri, sono stati ridefiniti tutti i collegi elettorali.

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Come funziona in concreto la legge elettorale?

     Indice

  1. Primo passo: il sistema maggioritario uninominale
  2. Secondo passo: il sistema proporzionale
  3. Le soglie di sbarramento
  4. Il voto all’estero

1. Primo passo: il sistema maggioritario uninominale

L’Italia viene divisa in zone, definite collegi: con la legge del 2020, i collegi sono 221, di cui 147 alla Camera e 74 al Senato. La legge è identica per entrambi i rami del Parlamento, che tra l’altro, stante il sistema di “bicameralismo perfetto” esistente in Italia, hanno le stesse identiche funzioni (la proposta di riforma del Governo Renzi del 2016 non ha passato il vaglio del referendum).

All’interno di ogni collegio elettorale ci sarà un numero predeterminato (ma al momento non ancora definito) di candidati, accanto al simbolo del partito politico di appartenenza. Ogni partito avrà un candidato di punta, capolista, e una serie di candidati di listino, che si definisce bloccato.

I cittadini che andranno al seggio possono votare il partito, mettendo la croce sul simbolo relativo, oppure il candidato, mettendo la croce sul nome del capolista: in ogni caso è bene sapere che ogni voto dato al partito va anche al candidato, e viceversa. Non si possono esprimere preferenze (come invece avviene per le elezioni amministrative), dunque, di fatto, sono i partiti che decidono chi verrà eletto.

Vince chi prende più voti (sistema maggioritario, appunto), basta anche solo un voto in più, qualunque sia la percentuale di voti ottenuti, per vincere ed essere eletti in Parlamento. In questo modo, con i collegi divisi in maniera uninominale (cioè con un solo capolista per ognuno dei 147 collegi) vengono eletti i primi 221 parlamentari della Repubblica.

2. Secondo passo: il sistema proporzionale

I restanti 379 parlamentari vengono eletti col il calcolo proporzionale. Si sommano tutti i voti di tutti i partiti presi in tutto il Paese e si stila la percentuale dei partiti. I parlamentari residui vengono distribuiti proporzionalmente ai voti ricevuti dai partiti di appartenenza, che verranno scelti all’interno del listino bloccato, cioè all’interno dei nomi che vengono inseriti dai partiti sotto quello del capolista. Il listino è bloccato perché a seconda della proporzione dei voti ricevuti dal partito, nei singoli collegi verranno eletti i deputati in base alla posizione che ricoprono all’interno del listino. Se ad esempio un certo partito nel collegio numero 4 ha diritto a tre deputati (perché questa è la percentuale che gli viene assegnata all’esito dei conteggi delle schede elettorali), passeranno i primi tre della lista. L’ordine del listino è scelto direttamente dai partiti di appartenenza.

Dunque Camera e Senato sono eletti con un sistema misto, che prevede il sistema maggioritario uninominale per un terzo e proporzionale plurinominale per due terzi, ma i cittadini hanno a disposizione un solo voto per ciascun ramo del Parlamento.


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3. Le soglie di sbarramento

Per evitare la frammentazione di voti in micro partiti, situazione che renderebbe il Paese ingovernabile poiché incapace di esprimere una maggioranza solida (con conseguenti problematiche di voto di fiducia al governo) sono previste le soglie di sbarramento. Un partito deve avere almeno il 3% dei voti per poter avere dei seggi, oppure presentarsi in una coalizione che rappresenti almeno il 10% dei voti: diversamente, otterrà zero seggi.

4. Il voto all’estero

Infine, 12 seggi, di cui 8 alla Camera e 4 al Senato (che in realtà ha un sistema proporzionale leggermente diverso, diviso per Regioni e non per Collegi, ma non cambia il principio sopra esposto) vengono eletti dagli italiani nel mondo, suddivisi in 4 collegi: Europa, America del Sud, America Centro-Nord, Africa-Asia-Oceania-Antartide. Questi seggi vengono ripartiti con il sistema proporzionale

Avv. Luisa Di Giacomo

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