Colpevole di lesioni il primario a seguito dell’intervento non riuscito, anche se non ne è l’autore

Redazione 07/03/13
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Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 10324 del 6 marzo 2013 la Cassazione ha confermato la condanna a carico del primario di un reparto in cui era stato eseguito l’intervento all’orecchio di un paziente, il quale dopo l’operazione aveva avuto un’emorragia e perso l’udito.

L’uomo era stato ricoverato e visitato privatamente proprio dal primario, il quale gli aveva suggerito di operarsi: tuttavia, all’ultimo il sanitario aveva avuto un impegno e non era in sala operatoria, ma aveva precisato che l’intervento sarebbe stato eseguito alla perfezione da un suo vice, al quale aveva specificato che il paziente era un ‘suo malato’.

E proprio a questo aspetto ha dato rilievo la Cassazione, ossia alla cd. presa in carico del degente, circostanza che fa insorgere nel medico una posizione di garanzia nei confronti del paziente. Per cui, poco conta che non sia stato il primario in persona ad effettuare l’intervento: conta, invece, che egli non abbia effettuato una corretta diagnosi post-operatoria che avrebbe consentito il recupero dell’udito al malato.

La esistenza di una posizione di garanzia in capo al sanitario viene dimostrata, tra l’altro, dal fatto che lo stesso avesse assunto direttamente la responsabilità del decorso post-operatorio fino al trasferimento del paziente nel reparto di terapia intensiva.

Perciò è stato condannato a tre mesi di reclusione e a risarcire 150mila euro al paziente, poiché la perdita dell’udito è una lesione permanente gravissima.

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