Colpevole di estorsione aggravata l’organizzazione camorristica che impone agli imprenditori l’assunzione dei propri affiliati

Redazione 27/03/13
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Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 14049 del 25 marzo 2013 la Cassazione ha confermato l’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere per i reati di estorsione e rapina nei confronti dell’esponente di un clan di camorra, reo di aver costretto alcuni imprenditori ad assumere suoi «protetti».

Questi i fatti: l’indagato, facendo pressioni e minacce, aveva imposto l’assunzione di disoccupati iscritti nella sua speciale lista di collocamento, con ciò violando la libertà dell’imprenditore di organizzare la propria impresa e di ottenere, nel rispetto delle norme giuridiche e sociali, il massimo dei risultati produttivi ed economici.

Nei confronti di costui, ad avviso dei giudici, si verifica quindi un danno ingiusto, e la condotta dell’imputato è stata correttamente qualificata in sede di merito come estorsione aggravata ex art. 7 della legge 203/1991, in quanto imposizione di un comportamento (l’assunzione di un protetto) funzionale a rafforzare la propria immagine di partecipe di un superpotere che è organizzato al di fuori e contro le norme dello Stato.

«Questa funzione di collocamento dei disoccupati rafforza l’organizzazione medesima agli occhi della cittadinanza, anche ancor più diventa terreno di coltura e bersaglio passivo delle locali azioni delittuose, in quanto strumento di danno ingiusto per l’imprenditore, che è espropriato del proprio potere di organizzare al meglio l’azienda, di controllare la capacità e disciplina dei dipendenti e di ottenere, nel rispetto delle norme giuridiche e sociali, il massimo dei risultati produttivi ed economici».

Perciò sono stata confermate dalla Cassazione le valutazioni fatte in sede di merito e l’applicazione della misura cautelare.

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