Lucia Nacciarone
Con la sentenza n. 12792 del 19 marzo 2013 la Cassazione ha confermato la condanna a carico di un avvocato che tentava, con raggiri e minacce, di ottenere denaro facendo concludere una transazione fra i suoi clienti, parenti di lavoratori deceduti in seguito ad esposizioni di amianto, e il datore di lavoro responsabile.
I parenti delle vittime erano persone poco abbienti ed avevano citato in giudizio l’azienda presso cui lavoravano i congiunti morti di tumore, ammalatisi a seguito di esposizione prolungata alle fibre-killer.
Il metodo seguito dal professionista era il seguente: prima si era fatto firmare i mandati alle liti dagli assistiti promettendo loro risarcimenti milionari.
Successivamente li aveva minacciati dicendo loro che avrebbero perso tutti i soldi o li avrebbero intascati tardissimo se non avessero firmato subito per la cifra stabilita.
Era chiaro che il professionista non stava facendo gli interessi degli assistiti, tutt’altro: infatti, il risarcimento era predisposto per metà in assegni trasferibili e per metà in assegni non trasferibili.
Il legale aveva quindi preteso la girata degli assegni per ottenere così il pagamento immediato, per evitare che i clienti potessero fare resistenza una volta scoperto il raggiro. Che è costato poi al professionista una condanna per tentata estorsione aggravata.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento