Cassazione: il convivente proprietario di casa che interrompe la relazione non può obbligare l’altro ad andarsene

Redazione 25/03/13
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Lucia Nacciarone

Anche se è l’unico proprietario della casa, una volta deciso per la fine del rapporto deve dare all’altro il tempo materiale di trovarsi un’altra sistemazione.

A deciderlo è la Corte Suprema di legittimità con la sentenza n. 7214 del 21 marzo 2013, le cui motivazioni mostrano di dare rilievo anche alla convivenza more uxorio sul piano della tutela giuridica.

Infatti, precisano i giudici, anche se tale rapporto non si fonda sul matrimonio, in cui, in fase di separazione, viene data prevalenza alle esigenze della famiglia in quanto «stabile istituzione sovraindividuale», bensì sulla durevolezza di un sentimento, in cui assume maggiore importanza la soggettività individuale della persona del convivente, deve pur tuttavia avere una regolamentazione ed una disciplina da applicarsi nei momenti di patologia della relazione. E, in mancanza di una espressa regolamentazione normativa, la giurisprudenza non può non orientarsi nel senso di tutelare la parte debole del rapporto, ossia chi subisce l’interruzione della convivenza ed è costretto a cercare un’altra abitazione.

Il proprietario di casa infatti non può cacciare di casa repentinamente il convivente, non essendo egli un semplice ospite: l’aver condiviso sia pure per poco tempo un progetto di vita gli impedisce di ricorrere alle vie di fatto per mandarlo via.

E addirittura chi viene spogliato in modo violento del possesso dell’abitazione può agire con l’azione di reintegrazione ex art. 1168 del codice civile per essere riammesso nell’abitazione in cui aveva luogo la convivenza more uxorio.

Infatti, concludono i giudici, nonostante non possa parificarsi la convivenza al matrimonio, si tratta comunque di una relazione che ha i caratteri della continuità familiare e, dunque, il rapporto del convivente non proprietario con la casa che appartiene al partner risulta fondato sul negozio a contenuto personale che sta alla base della scelta di vivere insieme e di costituire una famiglia, che come tale è anche socialmente riconoscibile.

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