Risarcito il danno da demansionamento al capoufficio costretto all’inattività

Redazione 18/10/13
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Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 23530 del 16 ottobre 2013 la sezione lavoro della Cassazione ha riconosciuto all’ex dirigente dell’ente pubblico il danno da demansionamento per essere stato, lo stesso, costretto ad una lunga inattività ed in seguito licenziato.

I giudici hanno liquidato un risarcimento pari alla metà dello stipendio percepito per 45 mesi, riconoscendo un danno biologico pari al 20 per cento, accertato anche in base alla relazione fornita dal sanitario del servizio di psicologia clinica; infatti, il manager, per essere stato costretto all’ozio, lui che era abituato a coordinare diversi uffici dell’area delle risorse umane, aveva avuto una forma grave di depressione.

Gli ermellini hanno compreso la portata dell’umiliazione occorsa all’ex capoufficio caduto in disgrazia presso i suoi superiore dell’ente pubblico cui lavorava, e ritenuto che il risarcimento dovesse tenere conto anche dell’esperienza e delle competenze accumulate dall’uomo, che il datore ha mostrato di disprezzare mettendo il manager nell’angolo.

Pertanto, il risarcimento è stato liquidato in forma equitativa.

Decisiva è stata la testimonianza dei colleghi, i quali in giudizio confermavano che era impossibile riferire di una benché minima attività affidata all’ex capoufficio.

In merito al nesso causale fra demansionamento e malattia la Corte territoriale aveva fatto ricorso alla prova per presunzioni: il giudice di secondo grado aveva così individuato aspetti peculiari e significativi della vicenda lavorativa del capo ‘escluso’, atti a dimostrarlo. Nella prova per presunzioni, ricordano infatti gli ermellini, non occorre che tra il fatto noto e quello ignoto sussista un legame di assoluta ed esclusiva necessità causale ma risulta sufficiente che il fatto da provare sia desumibile dal fatto noto come conseguenza ragionevolmente possibile: come nel caso di specie, in cui l’ex manager abituato ad avere molti sottoposti si era ritrovato da un giorno all’altro a non poter più essere utile.

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