Riforma pensioni: possibile un rinvio dell’Ape?

Redazione 02/02/17
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La riforma delle pensioni del 2017 introdurrà da quest’anno nuove importanti norme per l’uscita anticipata dal mercato del lavoro. Particolare rilevanza per numerose categorie di lavoratori hanno l’anticipo pensionistico Ape e le nuove norme per le mansioni usuranti e gravose. Le riforme dovrebbero entrare in vigore a partire dal 1° maggio 2017, ma in questi giorni si sta parlando di correttivi da apportare ad alcuni aspetti del pacchetto pensioni e persino di un possibile slittamento dell’Ape.

Vediamo nel dettaglio cosa potrebbe cambiare prima dell’entrata in vigore della riforma.

 

L’Ape sarà posticipata di sei mesi?

Partiamo subito con la notizia più importante: è stata avanzata, negli ultimi giorni, l’ipotesi di un possibile slittamento di sei mesi dell’Ape. Il ritardo servirebbe a far risparmiare al Governo la somma necessaria per l’attuazione della misura correttiva del Bilancio richiesta dall’Unione Europea.

Per attuare la misura correttiva servirebbero 3,4 milioni di euro, ma secondo Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, l’Ape non subirà alcuna modificazione. Damiano ha dichiarato senza mezzi termini che “va evitata l’ipotesi di un intervento sull’Anticipo pensionistico”. L’Ape, ha proseguito Damiano, “deve entrare in vigore dal primo maggio di quest’anno e su questo non si discute“.

 

Le modifiche al pacchetto pensioni 2017

Più realistica, invece, la possibilità di apportare dei correttivi alla pensione anticipata per i lavori gravosi e all’Ape sociale.

Ricordiamo che l’anticipo pensionistico Ape permetterà a dipendenti e autonomi di lasciare il lavoro a 63 anni facendosi anticipare dalle banche l’importo pensionistico per il periodo che manca al raggiungimento della normale pensione di vecchiaia. Nel caso di Ape “volontario”, la somma anticipata dovrà essere restituita a rate al raggiungimento dell’età pensionabile; nel caso di Ape “sociale”, invece, l’anticipo sarà a costo zero e a carico dello Stato.

Possono accedere all’Ape sociale a costo zero, oltre ai disoccupati, agli invalidi e a chi assiste un parente con handicap grave, i lavoratori impegnati in mansioni gravose. Ci sono però delle specifiche condizioni.

 

I correttivi all’Ape sociale

Per avere diritto all’Ape sociale, i lavoratori che svolgono mansioni gravose dovranno avere 63 anni di età e possedere 36 anni di contributi. Inoltre, al momento della richiesta tali lavoratori dovranno essere stati impiegati in una mansione gravosa da almeno 6 anni in via continuativa.

Ebbene, il Governo starebbe pensando di modificare questi requisiti. Innanzitutto, è allo studio una riforma che permetta di abbassare a 35 gli anni di contributi necessari per richiedere l’Ape sociale. Si vorrebbe poi eliminare il requisito dei 6 anni di lavoro gravoso continuativo prima della pensione.

Infine, ed è forse questo il punto più importante, il Governo sta pensando di modificare i criteri di calcolo della contribuzione figurativa che concorre al raggiungimento dei 36 anni necessari per richiedere l’Ape. A rischio, in particolare, gli anni relativi alla disoccupazione indennizzata e alla malattia.

 

Quali sono le mansioni gravose?

Ricordiamo che sono lavori gravosi quelli elencati all’interno della Legge di Stabilità 2017. In particolare, svolgono mansioni gravose:

  • gli operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia;
  • i conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • i conduttori di mezzi pesanti e di convogli ferroviari;
  • i conciatori di pelle e di pellicce;
  • gli infermieri e le ostetriche con lavoro organizzato in turni;
  • gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • gli insegnanti della scuola di infanzia e degli asili nido;
  • i facchini e il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • gli operatori ecologici.

Redazione

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