Linea dura nei confronti di chi porta la droga: è imputabile a titolo di concorso

Redazione 08/02/12
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Con la sentenza n. 2394 del 20 gennaio 2012 la quarta sezione penale della Cassazione ha esaminato una delicata vicenda: un noto parlamentare aveva utilizzato parte della sua scorta, appartenenti alle forze dell’Ordine, come fattorini della droga, facendosi recapitare a domicilio ingenti quantità di cocaina.

Il consumatore, che non voleva esporsi a causa del suo ruolo pubblico, aveva quindi trovato questo sistema, ma la Corte Suprema di legittimità ha deciso che anche chi si limita a far da galoppino fra spacciatore e cliente, procurando la droga, non sfugge alla condanna.

A nulla e valsa la difesa del militare, che sostiene di aver obbedito ad un ordine: per le leggi vigenti infatti, l’ordine manifestamente illegittimo deve essere disatteso, e l’uomo avrebbe dovuto denunciare la circostanza ai superiori.

Neanche rileva che il parlamentare già conoscesse lo spacciatore, e che pertanto il fattorino avesse svolto un ruolo unicamente di mezzo per far giungere la cocaina a destinazione: la condotta del «procurare ad altri» la droga, avvertono i giudici di legittimità, è sostanzialmente quella dell’«intermediazione» posta in essere dall’agente con l’obiettivo di provocare l’acquisto, la vendita o la cessione di droga da parte di terzi: anche senza l’espressa previsione normativa, il responsabile è punibile a titolo di concorso.

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