Question time alla Camera: il Ministro Nordio risponde a quattro interrogazioni

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Mercoledì 11 gennaio alle 15 alla Camera dei Deputati si è svolto un question time, durante il quale il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto a quattro interrogazioni. L’intero intervento è stato ripreso da Rai Parlamento, ed è disponibile per intero nell’archivio del canale. Vediamo le domande e le risposte.

Indice

1. Sovraffollamento delle carceri e suicidi tra i detenuti  

La prima domanda, a firma dei deputati Maurizio Lupi e altri (Gruppo misto), riguarda il sovraffollamento delle carceri e i suicidi dei detenuti che, nel 2022, sono stati 81, il dato più alto da quando ne è effettuato il rilevamento; i deputati chiedono una panoramica delle misure che il Ministro intende adottare, richiamando anche la sentenza Torreggiani (per maggiori informazioni clicca qui).
Il Ministro, dopo aver richiamato il discorso programmatico della Presidenza del Consiglio, in cui il problema dei suicidi era richiamato, espone alcuni interventi:

  • Implementazione della formazione del personale e della dotazione organica (polizia penitenziaria, comparto funzioni centrali, qualifiche dirigenzali), tramite la conclusione delle procedure di concorso in atto.
  • Miglioramento della qualità di vita della Polizia Penitenziaria, da un lato migliorando la vivibilità dei luoghi di lavoro, tramite la manutenzione di caserme e alloggi e il rinnovamento delle dotazioni tecnologiche, dall’altro, tramite lo stanziamento di 1 milione di euro nel triennio 2022-24 per il supporto psicologico degli agenti
  • Attenzione alla Sanità penitenziaria (tenendo conto delle interferenze di competenze in quest’ambito tra Stato e Regioni)
  • Il sovraffollamento, 117,71%, è in linea con le richieste della Comunità Europea. In ogni caso, è prevista la costruzione di 8 nuovi padiglioni da 80 posti entro il 2026.

2. Riforma della geografia giudiziaria

La seconda domanda è proposta dai deputati Elisa Scutellà e altri (M5S), sulla revisione della riforma della geografia giudiziaria; secondo il gruppo dei deputati, infatti, la riforma ha mancato il suo scopo, soprattutto in zone in cui mancano le infrastrutture e c’è una densa attività della criminalità organizzata. Molti tribunali sono stati chiusi o accorpati, creando una carenza di infrastrutture per l’implementazione del diritto alla giustizia. Viene quindi sollecitata una risposta sulle azioni in programma del Ministro in proposito.
Il Ministro Nordio, dopo aver ripercorso le fasi della riforma, dichiara che l’attenzione del Dicastero è già rivolta al problema della revisione della geografia giudiziaria. Sono in fase di creazione dei tavoli di lavoro per la valutazione del modo di coniugare la tutela del diritto alla giustizia, soprattutto in sedi disagiate, con l’efficientamento delle infrastrutture giudiziarie, anche tramite la creazione di uffici di prossimità e la digitalizzazione.

Per saperne di più sulla riforma consigliamo l’articolo: Geografia giudiziaria: riforma in vigore, il testo, i tagli e tutte le tabelle

3. Modifica del reato di tortura

La terza interrogazione, presentata dai deputati Devis Dori e altri (Avs), verte sulla modifica del reato di tortura. Richiamando la vicenda di Santa Maria Capua Vetere del 6 aprile 2020, i deputati chiedono se sia vero che esponenti del governo richiedono modifiche al reato, rendendo l’articolo 613 bis difficile da applicare, e causando un “preoccupante allontanamento dell’Italia dalle norme internazionale e dalla Carta diritti UE”.
Il Ministro sottolinea come per la vicenda di Santa Maria Capua Vetere i provvedimenti conseguenti siano stati effettivamente adottati a carico dei coinvolti, ed è stata creata una Commissione ispettiva per genesi e disfunzioni organizzative dei sistemi di controllo, senza alcuna indulgenza.
Sulla specifica del reato, il Ministro risponde che il reato di tortura non può essere tolto, poiché esegue la Convenzione di New York. Ci sono tuttavia alcune questioni tecniche sulla specificità e tipicità della norma su cui essa è carente, e che quindi è necessario specificare; ciò non andrà ad abolire né ad attenuare la repressione di condotte illecite da parte dello Stato.

Per approfondimenti consigliamo l’articolo: Il reato di tortura e il reato di istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura

4. Correttivi alla normativa e costi delle intercettazioni

L’ultima questione, posta da Ingrid Bisa e altri (Lega), si basa sul fatto che in commissione Giustizia il Ministro ha detto che le intercettazioni sono spesso pilotate, arbitrate e spesso vi è un difetto di vigilanza nel loro utilizzo, e che esse dovrebbero essere strumento di ricerca della prova, non di prova. Secondo il Ministro, dunque, le intercettazioni hanno costi esorbitanti, e questi abusi sono intollerabili. I deputati chiedono quindi al Ministro di quantificare i costi e di spiegare gli interventi in materia.
Il Ministro conferma le affermazioni riportate, e quantifica i costi delle intercettazioni tra i 160 e 180 milioni/anno, al ribasso. Per quanto riguarda gli interventi in programma, inizia specificando che i cambiamenti della disciplina e del costo delle intercettazioni non si riferiranno a fenomeni di allarme sociale come mafia e terrorismo, per cui la disciplina rimarrà inalterata. Tuttavia, viene fatto notare che una gran parte delle intercettazioni hanno costi che sfuggono al controllo, e non esiste un budget per il loro utilizzo, così ognuno ne dispone come e quante ne vuole in modo imprevedibile e disomogeneo. Come strategia globale, inoltre, le intercettazioni sono fallaci, anche dopo la riforma Orlando, e pongono problemi di privacy, poiché vengono diffuse dai media. L’intenzione del Ministro, quindi, è che vengano limitati i costi attraverso l’omogeneizzazione delle parcelle richieste dalle aziende effettuanti le intercettazioni, e l’imposizione di un budget annuale per ogni ufficio giudiziario per gestire questa forma di indagine.

Emanuela Pezone

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