Approvato all’unanimità, dall’ottava commissione del CSM, un nuovo codice disciplinare per i Giudici di Pace, presentato dal relatore Bartolomeo Romano: per tale categoria di giudici onorari sono ora stati previsti gli stessi doveri e gli stessi valori della magistratura ordinaria.
“Attraverso questa nuova disciplina si tenta una maggiore valorizzazione della professionalità del giudice di pace – è il commento del correlatore Paolo Auriemma – perché togati e giudici di pace siano mossi dagli stessi principi e valori nel loro lavoro”.
Il codice nasce dall’esigenza del ruolo sempre più in crescita della magistratura onoraria nel sistema della amministrazione della giustizia. La sua funzione è, dunque, quella di stabilire un elenco di criteri uniformi che si applicano in concreto all’attività di questi giudici onorari. Già la norma vigente (art. 10 della L. 374/1991) sancisce che i Giudici di Pace sono soggetti ai doveri previsti per i magistrati ordinari: primo tra tutti il dovere di svolgere le funzioni in posizione di assoluta indipendenza e autonomia, nel rispetto della imparzialità e del ruolo di terzietà richiesto dalla funzione giurisdizionale.
A tale principio, il codice disciplinare ne aggiunge altri: i Giudici di Pace devono “esercitare le funzioni loro attribuite con imparzialità, diligenza, laboriosità, correttezza, riserbo ed equilibrio, rispettando la dignità della persona nell’esercizio delle funzioni” e “anche fuori dall’esercizio delle proprie funzioni devono evitare ogni comportamento che comprometta la credibilità, il prestigio e il decoro personale o il prestigio dell’istituzione giudiziaria” (Biancamaria Consales).
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