Femminicidio: un nuovo delitto nel Codice Penale

Il Consiglio dei Ministri ha votato un disegno di legge che introduce il delitto di femminicidio nel codice penale, e comprende altri interventi normativi.

Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 7 marzo scorso, ha votato un disegno di legge che intende introdurre il delitto di femminicidio nel codice penale, e comprende altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime.

Indice

1. Ddl “femminicidio”: una risposta normativa all’attualità


Il testo appronta un intervento ampio e sistematico per rispondere alle esigenze di tutela contro il fenomeno di drammatica attualità delle condotte e manifestazioni di prevaricazione e violenza commesse nei confronti delle donne.

2. Pena dell’ergastolo


La nuova fattispecie penale di “femminicidio”, per l’estrema urgenza criminologica del fenomeno e per la particolare struttura del reato, è sanzionata con la pena dell’ergastolo.

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3. Condotta


Si prevede che sia punito con l’ergastolo “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità”.

4. Aggravanti


Le circostanze di commissione del reato sono introdotte quali aggravanti per i delitti più tipici di codice rosso, con la previsione di un aumento delle pene previste di almeno un terzo e fino alla metà o a due terzi, a seconda del delitto.

5. Audizioni e informazioni


Il testo:

  • prevede l’audizione obbligatoria della persona offesa da parte del p.m., non delegabile alla polizia giudiziaria, nei casi di codice rosso;
  • introduce specifici obblighi informativi in favore dei prossimi congiunti della vittima di femminicidio;
  • prevede il parere, non vincolante, della vittima in ipotesi di patteggiamento per reati da codice rosso e connessi obblighi informativi e onere motivazionale del giudice;
  • nei casi in cui sussistano esigenze cautelari, prevede l’applicazione all’imputato della misura della custodia cautelare in carcere o degli arresti domiciliari;
  • interviene sui benefici penitenziari per autori di reati da codice rosso;
  • introduce, in favore delle vittime di reati da codice rosso, un diritto di essere avvisate pure dell’uscita dal carcere dell’autore condannato, dopo la concessione di misure premiali;
  • rafforza gli obblighi formativi dei magistrati, previsti dall’art. 6, comma 2, della legge n. 168 del 2023;
  • estende alla fase della esecuzione della condanna al risarcimento il regime di favore in tema di prenotazione a debito previsto per i danneggiati dai fatti di omicidio “codice rosso” e di femminicidio;
  • introduce una disposizione di coordinamento che prevede l’estensione al nuovo articolo 577-bis dei richiami all’articolo 575 contenuti nel codice penale.

6. Obblighi UE


L’intervento si inserisce nel quadro degli obblighi assunti dall’Italia tramite la ratifica della Convenzione di Istanbul e nel solco delle linee operative tracciate dalla nuova direttiva (UE) 1385/2024 in materia di violenza contro le donne, come pure delle direttive in materia di tutela delle vittime di reato.

7. La reazione dell’Organismo Congressuale Forense


Per l’OCF il disegno di legge approvato “è totalmente contrario a progetti di riforma ispirati a una visione illiberale del diritto penale, ideati in spregio ai diritti dell’individuo e ai valori della Costituzione e che trasformano il processo in una esecuzione sommaria fin dal momento delle indagini”. Nel comunicato stampa diffuso il 9 marzo, l’OCF sostiene che le modifiche hanno un unico denominatore comune, ossia il ricorso al carcere quale panacea dei mali, affermando che l’intervento rappresenta una strumentalizzazione della giustizia penale alla ricerca di facile consenso elettorale, ricalcando che mancano seri interventi sul sociale e che diffondano una cultura del rispetto verso la donna e in genere l’altrui persona. L’OCF auspica che Governo, Parlamento e Presidente della Repubblica, pongano rimedio e blocchino una riforma che porterà a gravi ingiustificati sacrifici della libertà dell’innocente e a delineare un processo penale fortemente ingiusto.

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Avv. Biarella Laura

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