Nella recente causa C-154/21, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) si è espressa su un punto nodale relativo al diritto di accesso ai dati personali, stabilendo che, salvo impossibilità di identificazione o eccessività della richiesta, il titolare del trattamento è obbligato a fornire l’identità precisa dei destinatari dei dati personali, rafforzando così significativamente il controllo dei cittadini sulla circolazione dei propri dati.
La massima di questa sentenza sottolinea l’importanza del diritto di accesso come strumento di trasparenza e controllo in mano ai cittadini, confermando l’orientamento della Corte a tutela dei diritti fondamentali nell’era digitale. Per approfondimenti sul trattamento dei dati personali, consigliamo l’e-book I rischi nel trattamento dei dati
Indice
1. Il caso e l’art. 15 del GDPR: accesso e controllo ai dati
Il caso portato all’attenzione della Corte riguardava la richiesta di un cittadino austriaco verso un’impresa di servizi postali e logistici. Il cittadino richiedeva di conoscere l’identità specifica dei destinatari a cui l’impresa aveva comunicato i suoi dati personali. La questione centrale verteva sull’interpretazione dell’art. 15 par. 1 lett. c) del GDPR, che concerne l’obbligo del titolare del trattamento di comunicare “i destinatari o le categorie di destinatari a cui i dati personali sono stati o saranno comunicati”.
L’articolo 15 del GDPR stabilisce un robusto diritto di accesso per gli interessati, permettendo loro non solo di verificare l’esistenza di trattamenti dei propri dati personali, ma anche di accedere a tali dati e ricevere ampie informazioni sulle modalità di trattamento.
Questo diritto include la possibilità di conoscere le finalità del trattamento, le categorie di dati trattati, i destinatari o le categorie di destinatari, il periodo di conservazione, i diritti disponibili, l’origine dei dati e la presenza di processi decisionali automatizzati, inclusa la profilazione, nonché le misure di sicurezza per i trasferimenti di dati extra-UE: si tratta dunque di una disposizione fondamentale che mira a garantire trasparenza e controllo da parte degli individui sui loro dati personali. Per approfondimenti sul trattamento dei dati personali, consigliamo l’e-book I rischi nel trattamento dei dati
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L’ebook analizza gli aspetti pratici dell’attività di analisi dei rischi connessi al trattamento dei dati, partendo dal quadro normativo e fornendo risposte alle principali FAQ in materia di DPIA.Michele IaselliAvvocato, Funzionario del Ministero della Difesa, Docente a contratto di Informatica giuridica all’Università di Cassino e Collaboratore della cattedra di Informatica giuridica alla LUISS ed alla Federico II. Inoltre è Presidente dell’Associazione Nazionale per la Difesa della Privacy (ANDIP). Relatore di numerosi convegni, ha pubblicato diverse monografie e contribuito ad opere collettanee in materia di Privacy, Informatica giuridica e Diritto dell’informatica con le principali case editrici.
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2. Le implicazioni giuridiche della Sentenza
La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in commento rappresenta un passo avanti significativo nel rafforzamento dei diritti dei cittadini europei riguardo al controllo dei propri dati personali. Questo verdetto, al centro di un vivace dibattito sulla privacy e la protezione dei dati, enfatizza il diritto di accesso come strumento fondamentale per garantire trasparenza e responsabilità da parte delle entità che raccolgono e trattano dati personali.
La decisione sottolinea l’importanza di consentire agli individui di avere un controllo completo sui loro dati, assicurando che possano non solo accedervi facilmente ma anche comprendere come questi vengano utilizzati e per quali scopi. Questo diritto di accesso è cruciale in un’era dominata da flussi di dati massivi, dove le informazioni personali sono frequentemente elaborate da algoritmi complessi con implicazioni che vanno ben oltre la sfera personale, influenzando opportunità economiche, sociali e politiche.
La sentenza della Corte UE arriva in un momento opportuno, considerando l’aumento delle preoccupazioni pubbliche riguardo alla privacy e alla sicurezza dei dati nell’ambito digitale. Ribadisce l’importanza del GDPR (General Data Protection Regulation), che mira a proteggere i dati personali e la privacy dei cittadini dell’Unione Europea, fornendo un quadro normativo solido e coerente.
Inoltre, questa decisione implica una maggiore responsabilità per le aziende e le organizzazioni che trattano dati personali, che ora devono garantire non solo la conformità alle richieste di accesso in modo tempestivo ed efficace ma anche l’adozione di politiche e procedure che favoriscano la trasparenza e il rispetto della privacy.
Infine, l’accento posto sulla necessità di un consenso informato e sulla possibilità per gli individui di revocare tale consenso in qualsiasi momento rafforza ulteriormente il controllo dei cittadini sui loro dati.
Questo approccio orientato all’utente segna un cambiamento fondamentale nel modo in cui la privacy e la protezione dei dati vengono percepiti e gestiti, sottolineando l’importanza di equilibrare gli interessi economici e di sicurezza con i diritti fondamentali degli individui.
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3. Le implicazioni pratiche della sentenza
Dall’operatività della sentenza emerge un cambio di paradigma nella gestione dei dati personali.
I titolari del trattamento sono chiamati a redigere e tenere sempre aggiornata una documentazione meticolosa dei flussi di dati, inclusa l’identificazione precisa dei destinatari a cui questi sono stati comunicati. Questo impegno richiede l’implementazione di un sistema dinamico e dettagliato di mappatura e versioning all’interno del registro dei trattamenti, che va oltre la semplice indicazione delle categorie di destinatari, per garantire la massima trasparenza e consentire una gestione efficace delle richieste di accesso da parte degli interessati. La gestione di queste informazioni diventa fondamentale per rispettare i diritti degli interessati e per navigare con sicurezza nel complesso panorama del GDPR.
In sintesi, la sentenza rappresenta un passo importante verso la realizzazione di una società digitale più equa e trasparente, dove il diritto alla privacy e il controllo sui propri dati personali sono visti come pilastri fondamentali della cittadinanza digitale.
Con la sua enfasi sulla trasparenza, la responsabilità e il rispetto dei diritti individuali, il verdetto della Corte di Giustizia dell’Unione Europea non solo rafforza la protezione dei dati personali ma segna anche una tappa cruciale nella continua evoluzione della normativa sulla privacy e nella lotta per una maggiore autonomia digitale dei cittadini.
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