Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.85 dell’11-04-2025 il decreto-legge Sicurezza (decreto-legge 1°aprile 2025, n. 48). Il Consiglio dei ministri aveva approvato il decreto-legge il 4 aprile, inglobando e sostituendo il disegno di legge omonimo, in precedenza bloccato in Parlamento. Il provvedimento riflette una scelta politica netta del Governo, che ha deciso di accelerare l’adozione di misure in materia di ordine pubblico, giustizia penale, immigrazione e sicurezza urbana, recependo nel contempo diversi rilievi espressi dal Quirinale. A questo punto, il decreto-legge, in vigore dal 12 aprile, passa all’esame del Parlamento, che dovrà produrre la legge di conversione entro 60 giorni.
Secondo le dichiarazioni della premier Meloni, la decisione risponde alla necessità di dare “risposte immediate” a cittadini e forze dell’ordine, superando lo stallo legislativo e apportando le “migliorie necessarie” per garantire la legittimità costituzionale del testo.
Indice
1. Le modifiche al testo del decreto Sicurezza dopo il confronto con il Quirinale
Il decreto sicurezza presenta diverse correzioni rispetto al testo originario del Ddl, in particolare su sei punti oggetto di rilievo da parte del Presidente della Repubblica. La più significativa riguarda la collaborazione tra amministrazioni pubbliche e servizi segreti: è stata espunta la previsione che imponeva un obbligo generalizzato di condivisione di dati, anche in deroga alla normativa sulla privacy. Resta soltanto la facoltà di collaborazione già prevista dalla normativa vigente.
Altro punto attenuato è la custodia cautelare per donne incinte o madri di bambini sotto l’anno di età: la misura non sarà più obbligatoria, ma lasciata alla valutazione del giudice. Viene così esclusa una rigida automatizzazione, che avrebbe potuto comportare violazioni ai diritti dei minori e alla finalità rieducativa della pena.
Sul fronte delle manifestazioni, l’aggravante per chi ostacola opere pubbliche è stata limitata alle sole infrastrutture di interesse strategico (trasporti, energia, telecomunicazioni, servizi pubblici), mentre è stata confermata l’esclusione del reato di rivolta nei centri di accoglienza per migranti. Nei CPR e nelle carceri, invece, il reato si configura solo in caso di violazione di ordini impartiti per la tutela dell’ordine e della sicurezza interna, con esclusione di altri ordini generici.
Altre modifiche riguardano la vendita di SIM ai migranti, che ora potranno essere acquistate anche con passaporto o altro documento valido, senza obbligo di permesso di soggiorno, e la possibilità di considerare le attenuanti generiche nei reati contro pubblici ufficiali, laddove inizialmente previste come escluse.
2. Misure sanzionatorie e nuove fattispecie penali
Il decreto mantiene un impianto ampio in termini di introduzione di nuovi reati e aggravamenti sanzionatori. Si confermano oltre venti nuove fattispecie penali, tra cui:
- occupazione abusiva di immobili;
- blocchi stradali o ferroviari;
- induzione all’accattonaggio minorile;
- rivolta nei CPR e nelle carceri.
Il ministro Nordio ha illustrato l’intervento immediato previsto per i casi di occupazione abusiva delle abitazioni private, su disposizione del pubblico ministero. È stata inoltre introdotta un’aggravante per le truffe agli anziani, definito reato “particolarmente odioso”.
Per quanto riguarda la cannabis light, è confermato il divieto di vendita e commercializzazione delle infiorescenze, ma viene mantenuta la liceità della coltivazione di semi destinati ad usi consentiti e compatibili con i limiti di THC stabiliti dalla normativa vigente.
3. Tutele per le forze dell’ordine
Elemento centrale del decreto è l’adozione di tutele legali per gli operatori del comparto sicurezza. Gli agenti e militari indagati per fatti connessi al servizio potranno continuare a prestare attività lavorativa e avranno diritto a un rimborso legale fino a 10.000 euro per ciascuna fase del procedimento, anticipato dal Viminale. La misura, secondo la premier Meloni, rappresenta una risposta attesa da tempo e ritenuta “sacrosanta”.
4. Prossimi passi e reazioni
Il Parlamento avrà ora 60 giorni per convertire il decreto in legge. Secondo il ministro Piantedosi, il testo rappresenta una “tutela dei più deboli” e non un ritorno a un’impostazione esclusivamente securitaria. Le scelte del Governo – ha ribadito – sono state dettate dalla necessità di porre fine a un iter legislativo troppo lungo e intervenire in maniera risolutiva su temi di forte impatto sociale, mentre le opposizioni hanno definito il provvedimento una “forzatura” e annunciato iniziative di mobilitazione contro quella che ritengono una compressione del ruolo del Parlamento.
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