Cosa sono “gravi sofferenze degli animali” (art. 727 c.p.)

Scarica PDF Stampa Allegati

Come devono essere intese le gravi sofferenze di cui all’art. 727, co. 2, c.p.
(Riferimenti normativi: Cod. pen., art. 727)
Per approfondimenti si consiglia il volume: Reati ambientali e indagini di Polizia Giudiziaria

Corte di Cassazione -sez. III pen.- sentenza n. 36574 del 21-06-2023

sentenza-commentata-art.-5-63.pdf 204 KB

Iscriviti alla newsletter per poter scaricare gli allegati

Grazie per esserti iscritto alla newsletter. Ora puoi scaricare il tuo contenuto.

Indice

1. La questione


Il Tribunale di Genova condannava l’imputato alla pena, condizionalmente sospesa, di 5.000 Euro di ammenda, in quanto ritenuto colpevole del reato di cui all’art. 727, comma 2, c.p.
Avverso questo provvedimento il difensore dell’accusato proponeva ricorso per Cassazione.
Orbene, tra i motivi addotti in questa impugnazione, tale legale deduceva l’erronea formulazione del giudizio di colpevolezza, ritenendo, a suo avviso, come la pronuncia di condanna non avesse operato una corretta applicazione dell’art. 727 c.p., posto che le risultanze probatorie acquisite, sempre secondo la sua opinione, avrebbero smentito la ricorrenza del necessario requisito delle “gravi sofferenze” degli animali.


Potrebbero interessarti anche:

2. La soluzione adottata dalla Cassazione


La Suprema Corte riteneva il motivo summenzionato infondato.
In particolare, gli Ermellini reputavano come fosse immune da censure la qualificazione giuridica del fatto, avendo il giudice monocratico rimarcato la circostanza che l’imputato, pur non causando ai cani vere e proprie sevizie, tuttavia li aveva detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura, provocando loro gravi sofferenze, il che, a loro avviso, valeva a rendere configurabile la contestata contravvenzione di cui all’art. 727 comma 2 c.p. che punisce la condotta di chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze, richiamandosi in tal senso il principio di diritto secondo cui, in tema di reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, previsto dall’art. 727, comma 2, c.p., la grave sofferenza dell’animale, elemento oggettivo della fattispecie, deve essere desunta dalle modalità della custodia che devono essere inconciliabili con la condizione propria dell’animale in situazione di benessere, essendosi precisato che anche le sole condizioni dell’ambiente di detenzione possono essere fonte di gravi sofferenze per l’animale, quando sono incompatibili con la sua natura (cfr. Sez. 3, n. 52031 del 04/10/2016, Rv. 268778 – 01).

3. Conclusioni


Fermo restando che, come è noto, l’art. 727, co. 2, cod. pen. dispone che alla “stessa pena (vale a dire: l’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro ndr.) soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”, nella decisione in esame, è chiarito in cosa consistono siffatte gravi sofferenze.
Si afferma difatti in tale pronuncia, sulla scorta di un pregresso orientamento nomofilattico, che, in tema di reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, previsto dall’art. 727, comma 2, c.p., la grave sofferenza dell’animale, elemento oggettivo della fattispecie, deve essere desunta dalle modalità della custodia che devono essere inconciliabili con la condizione propria dell’animale in situazione di benessere, essendosi precisato che anche le sole condizioni dell’ambiente di detenzione possono essere fonte di gravi sofferenze per l’animale, quando sono incompatibili con la sua natura.
Siffatto provvedimento, quindi, ben può essere preso nella dovuta considerazione ogni volta si debba appurare tale elemento costitutivo di codesta fattispecie contravvenzionale.
Ad ogni modo, il giudizio in ordine a quanto statuito in questa sentenza, proprio perché contribuisce a fare chiarezza su tale tematica giuridica sotto il versante giurisprudenziale, non può che essere che positivo.

Volume consigliato


L’opera passa in rassegna le varie discipline vigenti ed è arricchita da un utilissimo formulario dei principali atti di Polizia Giudiziaria, da pratici prospetti riepilogativi delle procedure e delle sanzioni, nonché da puntuali massimari della giurisprudenza di Cassazione, di utile riferimento interpretativo, riportati in calce ad ogni specifico argomento trattato.

FORMATO CARTACEO + ILIBRO

Reati ambientali e indagini di Polizia Giudiziaria

Il manuale è articolato in tre parti:1) il ruolo della Polizia Giudiziaria nel contesto delle norme del vigente codice di procedura penale;2) l’attività di Polizia Giudiziaria nell’ambito del procedimento penale;3) l’applicazione specifica degli istituti giuridici, in precedenza esaminati, alla tutela dell’ambiente in generale e alle indagini in materia di: violazioni urbanistiche ed edilizie; violazioni delle norme sulla tutela del paesaggio e del territorio; inquinamento idrico; inquinamento da rifiuti; inquinamento da sostanze pericolose; inquinamento atmosferico; inquinamento da rumore; animali; delitti contro l’ambiente.L’opera passa in rassegna le varie discipline vigenti ed è arricchita da un utilissimo formulario dei principali atti di Polizia Giudiziaria, da pratici prospetti riepilogativi delle procedure e delle sanzioni, nonché da puntuali massimari della giurisprudenza di Cassazione, di utile riferimento interpretativo, riportati in calce ad ogni specifico argomento trattato.Questa XV edizione, in particolare, è stata aggiornata con le importanti novità apportate dalla riforma Cartabia in materia di procedure di Polizia Giudiziaria e, come di consueto, è stata interamente riveduta alla luce delle più recenti novità normative e giurisprudenziali in materia ambientale.Il testo, pertanto, si propone di fornire a tutti gli operatori del settore, impegnati nella difficile lotta alla criminalità ambientale in tutte le sue molteplici forme, un supporto indispensabile per coadiuvarli nelle attività quotidiane e per far fronte all’esigenza di continuo aggiornamento rispetto ad un quadro normativo in costante divenire.Luca RamacciMagistrato, è attualmente Presidente di Sezione presso la Terza Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione. Dal 2003 al 2010 Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli, ha precedentemente svolto le medesime funzioni in Belluno e Venezia. Autore di numerosi articoli su riviste nazionali ed internazionali, è stato relatore in convegni nazionali ed internazionali ed ha tenuto conferenze presso master e scuole di specializzazione post universitarie.È stato più volte chiamato a contribuire alla formazione del personale di Polizia Giudiziaria in Italia ed all’estero nelle tecniche di indagini sui reati ambientali. Nominato più volte relatore nei corsi di aggiornamento professionale per magistrati organizzati dal Consiglio Superiore della Magistratura e dalla Scuola Superiore della Magistratura, è autore di diversi volumi utilizzati anche come testi di studio in diverse università. Ha realizzato e cura “Lexambiente” rivista giuridica su Internet (www.lexambiente.it).

Luca Ramacci | Maggioli Editore 2023

Avv. Di Tullio D’Elisiis Antonio

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento