Cassazione: l’indennizzo per ingiusta detenzione non deve essere ridotto se il condannato è un pregiudicato

Redazione 11/01/12
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Con la sentenza n. 112 pubblicata il 9 gennaio 2012 la Corte di legittimità ha precisato che la domanda di indennizzo per detenzione ingiusta, laddove provenga da chi ha già subito in passato condanne penali, deve essere esaminata dando al richiedente la stessa possibilità di essere risarcito di chi non ha precedenti penali.

Il fatto di essere pregiudicato, quindi, non comporta un’automatica assuefazione al carcere tale da legittimare una riduzione del coefficiente giornaliero di risarcimento.

Secondo l’orientamento giurisprudenziale opposto, invece, l’aver riportato già talune condanne penali giustifica il taglio alla riparazione dovuta dallo Stato, proprio in ragione della suddetta presunta assuefazione al carcere.

Nel caso di specie la Cassazione ha ritenuto illegittima la decurtazione applicata alla domanda risarcitoria effettuata sulla base del fatto che il richiedente avesse la fedina penale sporca.

Peraltro, la riduzione non era stata giustificata, dal giudici di merito, tenendo conto del fatto che l’immagine sociale del richiedente non poteva essere compromessa avendo egli già subito delle condanne: nella decisione impugnata non era stato fatto riferimento alle pregresse esperienze detentive del pregiudicato, che in effetti non aveva mai scontato la pena della detenzione, ma solo la custodia cautelare, ed era stato assolto in seguito per non aver commesso il fatto.

Quindi il ricorso è stato accolto per vizio di motivazione, avendo il giudice di merito effettuato una superficiale assimilazione fra i precedenti penali del soggetto e una sua presunta abitudine mentale alla reclusione.

La definizione dell’entità del risarcimento spetterà al giudice del rinvio tenendo conto del principio di diritto espresso dalla Corte di legittimità.

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