Apre account di posta elettronica a nome di altri: è reato di sostituzione di persona

Redazione 05/04/12
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Con la sentenza n. 12479 del 3 aprile 2012 la Cassazione ha confermato la condanna a carico di un uomo, colpevole di aver aperto un account di posta elettronica a nome di un’altra persona, realmente esistente e all’oscuro di tutto, per partecipare ad aste on line di beni.

L’imputato, secondo quanto è emerso dalla ricostruzione dei fatti, partecipava alla aste usufruendo dell’indirizzo mail dell’altra persona e di un nick name, acquistava beni ma poi non li pagava, pertanto il soggetto col cui nome era stato aperto l’account si era ritrovato sommerso di lettere di messa in mora e di intimazione di pagamenti a causa degli acquisti effettuati dall’imputato e mai pagati.

Costui si era difeso sostenendo di aver utilizzato dati anagrafici di un’altra persona solo al fine di iscriversi al sito di aste, avendo poi invece partecipato alle stesse con un nome di fantasia.

Ma per i giudici di merito e i giudici di legittimità questa circostanza non è sufficiente ad escludere la responsabilità penale: la registrazione con i veri dati anagrafici è indispensabile per garantire transazioni sicure e trasparenti, e l’uso eventuale di uno pseudonimo presuppone necessariamente che a tale pseudonimo corrisponda una reale identità, accertabile on line da parte di tutti i soggetti con i quali vengono concluse le compravendite.

La condotta del soggetto agente, continuano i giudici, integra il reato di sostituzione di persona, essendosi egli attribuito false generalità per conseguire un vantaggio, peraltro procurando un danno alla persona offesa.

Quindi la Corte suprema conclude che «rientra nel reato di sostituzione di persona, la condotta di colui che crei ed utilizzi un account di posta elettronica, attribuendosi falsamente le generalità di un diverso soggetto, inducendo in errore gli utenti della rete internet, nei confronti dei quali le false generalità siano declinate e con il fine di arrecare danno al soggetto le cui generalità siano state abusivamente spese».

Redazione

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