Matrimonio e convivenza: affidamento e collocazione dei figli in caso di separazione

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La questione si pone sia per le coppie sposate sia per quelle di ex conviventi, e la risposta non cambia.

I rapporti tra genitori e figli non vengono condizionati dal tipo di legame che i genitori hanno deciso di instaurare tra loro.

Questo perché i doveri del padre e della madre esistono a cominciare da quando nasce il bambino e non vengono condizionati dall’esistenza o non esistenza del matrimonio.

Prima di stabilire a chi vanno i figli quando due coniugi o conviventi si separano, si devono chiarire due concetti essenziali.

Il primo è quello La questione si pone sia per le coppie sposate che per quelle di ex conviventi. Tuttavia, come avremo modo di vedere meglio a breve, la risposta non muta. Difatti i rapporti tra genitori e figli non sono influenzati dal tipo di legame che i genitori hanno deciso di instaurare tra di loro: ciò perché i doveri del padre e della madre scaturiscono già dalla semplice nascita del bambino e non vengono influenzati dall’esistenza o meno del matrimonio.

Prima di stabilire a chi vanno i figli quando due genitori si separano, devono essere chiariti due concetti essenziali.

Uno è quello dell’assegnazione dei figli, l’altro il  è il loro collocamento.

Sono due diversi aspetti che spesso sono causa di confusione tra loro.

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Che cosa accade ai figli quando i due genitori si separano

Questo concetto viene espresso con uno specifico termine giuridico, che prende il nome di collocazione.

La collocazione può essere definita di comune accordo tra i genitori, però se gli stessi non dovessero trovare una soluzione, si vedranno costretti a rivolgersi, attraverso un avvocato, a un giudice, in modo che sia costui a prendere la decisione finale.

La maggior parte delle volte il giudice assegna i figli alla madre, non perché lo dica la legge ma perché ritiene che la stessa sia in grado di badare meglio alle esigenze dei figli.

Statisticamente avviene così, anche quando il padre dovesse dimostrare di avere delle ottime capacità.

Se però il figlio ha almeno 12 anni dev’essere sentito, e il giudice deve tenere conto delle sue preferenze, senza poter essere vincolato dalle stesse.

Si deve prendere in considerazione anche un secondo aspetto.

La paternità e la maternità determinato un diritto-dovere dei genitori, assumere le decisioni più importanti in relazione alla crescita, educazione, istruzione e salute dei figli, concetto che viene espresso con un altro termine giuridico, che prende il nome di affidamento.

Anche l’affidamento viene definito dai genitori di comune accordo.

Gli stessi dovranno avere come obiettivo l’interesse del minore e non potranno disattendere questo compito.

In questo modo anche un accordo rivolto a garantire l’affidamento esclusivo a un unico genitore, potrebbe essere bocciato dal giudice.

Se la collocazione può avvenire esclusivamente presso un genitore, non essendo pensabile che un figlio abiti in contemporanea sia con il padre sia con la madre, l’affidamento è di solito congiunto, detto anche “affidamento condiviso”, ed entrambi i genitori mantengono il potere di partecipare alle decisioni più importanti relative alla crescita del figlio.

A chi vanno i figli i genitori  si separano

L’affidamento è di solito congiunto, vale adire, che spetta ad entrambi i genitori, salvo ci  siano delle esigenze particolari e gravi,  da fare ritenere che la presenza di un genitore possa essere di ostacolo per la crescita del minore.

In simili circostanze il giudice sceglierà l’affidamento esclusivo, vale a dire, in capo ad un unico genitore.

La collocazione è presso un genitore.

Se padre e madre non si accordano su chi dei due abiterà con i figli, dovrà decidere il giudice.

Il Tribunale, nella maggior parte dei casi, preferisce affidarli alla madre, perché, anche  se non lo dica nessuna legge, il magistrato deve adottare la decisione in relazione agli interessi del minore, e la madre, nell’attuale società, viene ritenuta più capace di dare attenzioni alla prole.

Nonostante questo, il padre ha diritto di vedere periodicamente i figli, in forza del diritto degli stessi alla bigenitorialità, che significa mantenere rapporti sia con il  padre sia con la madre.

Il diritto di visita e i tempi con i genitori

La bigenitorialità non comporta che i genitori separati abbiano diritto di trascorrere con i figli lo stesso tempo, che di sicuro è a vantaggio del genitore collocatario.

La collocazione deve sempre avere in considerazione le esigenze del minore, di più se è adolescente e ha una sua vita sociale.

La Suprema Corte di Cassazione, ha stabilito più volte che, nonostante madri e padri abbiano sui figli gli stessi diritti, ai genitori separati di fatto non spetta lo stesso tempo da trascorrere con gli stessi, di più se si tratta di adolescenti che hanno le loro esigenze, tra le quali una vita sociale.

Secondo il collegio di legittimità, il regime legale dell’affidamento condiviso, orientato alla tutela dell’interesse morale e materiale dei figli, se non ci sono gravi motivi, deve comportare una frequentazione paritaria dei genitori con i figli, nei quali interessi il giudice può individuare un assetto che si allontani da questo principio, al fine di assicurare al minore la situazione che si adatti meglio al suo benessere.

 

Per questo motivo, la regolamentazione dei rapporti con il genitore non convivente non può avvenire attraverso una ripartizione simmetrica e paritaria  dei tempi di permanenza con entrambi i genitori, ma dev’essere il risultato di una valutazione del giudice del merito che, cominciando  dall’esigenza di garantire al minore la situazione che si adatti meglio al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena, consideri anche il suo diritto a una significativa e piena relazione con entrambi i genitori e il diritto degli stessi a una piena realizzazione della loro relazione con i figli mettendo a frutto il loro ruolo di educatori.

Se poi, come in questo caso, sono adolescenti, va tenuta in stretta considerazione anche la loro vita sociale.

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Dott.ssa Concas Alessandra

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