Tossicodipendenza: influenza su capacità di intendere e volere

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Qual è la situazione di tossicodipendenza che influisce sulla capacità di intendere e di volere.
(Riferimenti normativi: Cod. pen., artt. 88, 89, 95)
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Corte di Cassazione -sez. VI pen.- sentenza n. 26478 del 30-05-2023

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Indice

1. La questione


La Corte di Appello di Roma confermava una sentenza emessa dal Tribunale di Frosinone con cui l’imputato era stato condannato alla pena ritenuta di giustizia per il reato di cui all’art. 572, commi primo e secondo, c.p..
Ciò posto, avverso il provvedimento emesso dai giudici di seconde cure proponeva ricorso per Cassazione la difesa dell’accusato che, tra i motivi ivi addotti, deduceva violazione e falsa applicazione degli artt. 88 e 89 c.p. in quanto, essendo emerso, ad avviso del ricorrente, il ragionevole dubbio sullo stato dell’imputato di cronica intossicazione da sostanze stupefacenti, si sarebbe dovuto disporre una perizia in ordine all’incapacità di comprendere la portata del suo comportamento.


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2. La soluzione adottata dalla Cassazione


La Suprema Corte riteneva il motivo di cui sopra infondato alla stregua di quell’orientamento nomofilattico secondo il quale la situazione di tossicodipendenza, che influisce sulla capacità di intendere e di volere, è solo quella che, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provoca alterazioni patologiche permanenti, cioè una patologia a livello cerebrale implicante psicopatie che permangono indipendentemente dal rinnovarsi di un’azione strettamente collegata all’assunzione di sostanze stupefacenti, tali da fare apparire indiscutibile che ci si trovi di fronte a una vera e propria malattia psichica (Sez. 6, n. 25252 del 3/5/2018).
La sentenza impugnata, quindi, per la Corte di legittimità, aveva colto gli elementi essenziali della questione sottoposta al suo esame, avendo rilevato sia che l’uso prolungato di droga non influisce necessariamente in maniera grave sulla psiche sia che l’imputato, di ciò onerato (Sez. 5, n. 12896 del 30/1/2020), non essendo stata prodotta documentazione idonea a dare conto dei presupposti cui doveva ricollegarsi un vizio di mente, dipendente da intossicazione cronica.

3. Conclusioni


La decisione in esame desta un certo interesse essendo ivi chiarito qual è la situazione di tossicodipendenza che influisce sulla capacità di intendere e di volere.
Si afferma difatti in tale pronuncia, sulla scorta di un pregresso indirizzo interpretativo, che la situazione di tossicodipendenza, che influisce sulla capacità di intendere e di volere, è solo quella che, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provoca alterazioni patologiche permanenti, cioè una patologia a livello cerebrale implicante psicopatie che permangono indipendentemente dal rinnovarsi di un’azione strettamente collegata all’assunzione di sostanze stupefacenti, tali da fare apparire indiscutibile che ci si trovi di fronte a una vera e propria malattia psichica.
Tale provvedimento, quindi, deve essere preso nella dovuta considerazione ogni volta si debba appurare se lo stato di tossicodipendenza sia in grado di condizionare la capacità di intendere e di volere nei termini previsti dal combinato disposto articoli 88, 89 e 95 cod. pen..
Il giudizio in ordine a quanto statuito in codesta sentenza, dunque, proprio perché contribuisce a fare chiarezza su siffatta tematica giuridica sotto il profilo giurisprudenziale, non può che essere che positivo.

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