Spending review: la direttiva di Palazzo Chigi sui tagli nei ministeri

Redazione 25/07/12
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Anna Costagliola

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 23 luglio la direttiva della Presidenza del Consiglio («Indirizzi operativi ai fini del contenimento della spesa pubblica») emanata al fine di garantire che l’intera attività amministrativa dell’Esecutivo si sviluppi in un contesto coerente con il programma di Governo. In tale direttiva di indirizzo è disciplinato il contributo che le amministrazioni centrali sono tenute a prestare per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della spesa.

Nell’attuale situazione economica il Governo ritiene necessario un intervento volto alla riduzione della spesa pubblica al quale tutte le amministrazioni pubbliche devono concorrere. In tale contesto spetta a ciascun Ministro riconoscere l’attività di revisione della spesa (spending review) come prioritaria dell’azione di Governo.

L’azione tesa alla riduzione dei flussi di spesa pubblica e alla riorganizzazione delle attività deve mirare ai seguenti obiettivi:

a) una più efficiente erogazione dei servizi;

b) eliminazione degli sprechi;

c) definizione delle linee di attività ritenute prioritarie nell’attuale congiuntura e conseguente eliminazione delle altre;

d) realizzazione di economie di bilancio.

Per il coordinamento generale delle attività è costituito il Comitato interministeriale per la revisione della spesa, presieduto dal Presidente del Consiglio e composto dal ministro per il Programma di Governo, dal ministro per la Pubblica amministrazione, dal viceministro dell’Economia e delle finanze (ora ministro) e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri.

L’attività di revisione della spesa di ogni amministrazione dovrà concentrarsi, in particolare sui seguenti aspetti:

a) revisione dei programmi di spesa e dei trasferimenti, verificandone l’attualità e l’efficacia ed eliminando le spese non indispensabili e comunque non strettamente correlate alle missioni istituzionali;
b) ridimensionamento delle strutture dirigenziali esistenti, anche in conseguenza della riduzione dei programmi di spesa;

c) razionalizzazione delle attività e dei servizi offerti sul territorio e all’estero, finalizzata all’abbattimento dei costi e alla migliore distribuzione del personale, anche attraverso concentrazioni dell’offerta e dei relativi uffici;

d) riduzione, anche mediante accorpamento, degli enti strumentali e vigilati e delle società pubbliche;

e) riduzione in termini monetari della spesa per acquisto di beni e servizi anche mediante l’individuazione di responsabili unici della programmazione della spesa, nonchè attraverso una più adeguata utilizzazione delle procedure espletate dalle centrali di acquisto e una più efficiente gestione delle scorte;

f) ricognizione degli immobili in uso e riduzione della spesa per locazioni;

g) ottimizzazione dell’utilizzo degli immobili di proprietà pubblica anche attraverso compattamenti di uffici e amministrazioni;

h) restituzione all’Agenzia del demanio degli immobili di proprietà pubblica eccedenti i fabbisogni;
i) estensione alle società in house dei vincoli vigenti in materia di consulenza;

l) eliminazione, salvi i casi eccezionali riferibili per esempio a rapporti con Autorità estere, di spese

di rappresentanza e spese per convegni;

m) proposizione di impugnazioni avverso sentenze di primo grado che riconoscano miglioramenti economici progressioni di carriera per dipendenti pubblici, onde evitare che le stesse passino in giudicato.

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