Riforma pensioni: presto il minimo garantito?

Redazione 17/02/17
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Riforma pensioni 2017: dopo le prime grandi novità introdotte dalla recente Legge di Bilancio, si passa ora alla “fase due” e alla modifica di alcuni dei punti più criticati della riforma Fornero del 2012. Si parla, in particolare, della creazione di una pensione minima di garanzia per tutti i lavoratori giovani che possono usufruire solo del sistema contributivo puro.

Il prossimo incontro del Governo con i sindacati è fissato al 21 febbraio 2017: vediamo quali sono le novità più importanti che potrebbero emergere dalla discussione.

 

Poletti: al via la fase due della riforma pensioni

Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha dichiarato nei giorni scorsi che tutto è pronto per passare alla seconda fase del progetto di riforma avviato con la Legge di Bilancio 2017. Si tratterà, in questo caso, di “una revisione più strutturale del sistema contributivo” che modifichi alcuni dei punti più controversi introdotti dalla riforma Fornero.

La discussione, come accennato, dovrebbe partire già martedì 21 febbraio: nell’incontro con i sindacati si farà innanzitutto il punto sull’anticipo pensionistico Ape, il principale provvedimento introdotto dalla “fase uno” in Legge di Bilancio, e poi si guarderà al futuro con le modifiche ancora da attuare.


Sì a pensione minima e previdenza complementare

Secondo quanto annunciato da Poletti, la fase due della riforma pensioni verterà innanzitutto su due punti fondamentali: la nuova pensione minima garantita e la previdenza complementare.

La nuova pensione minima, in particolare, servirebbe a tutelare tutti i giovani lavoratori che, in conseguenza della riforma Fornero, si vedranno calcolare l’assegno pensionistico con il solo metodo contributivo. Tutti i cittadini, in sostanza, che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995. Poletti ha parlato della necessità di garantire a tutti questi lavoratori un fondo minimo non calcolato secondo il contributivo puro.

Per quanto riguarda la previdenza complementare, ovvero i fondi di pensione che affiancano le gestioni previdenziali obbligatorie, si pena a un rilancio e a un potenziamento che dovrà essere meglio definito nei prossimi mesi.


Le buste arancioni per i fruitori dell’Ape

Recentemente anche il presidente dell’Inps Tito Boeri è intervenuto in tema di riforma pensioni. In particolare, Boeri ha sottolineato la necessità di una corretta comunicazione ai cittadini in merito alle possibilità, ai rischi e ai costi dell’anticipo pensionistico Ape.

In arrivo quindi nelle case degli italiani che potrebbero beneficiare dell’Ape migliaia di “buste arancioni” che conterranno tutte le informazioni necessarie e una proiezione di massima della futura pensione.


Possibile un ritardo dell’Ape?

Ricordiamo infine che è stata avanzata, negli ultimi giorni, l’ipotesi di un possibile slittamento di sei mesi dell’Ape. Il ritardo servirebbe a far risparmiare al Governo la somma necessaria per l’attuazione della misura correttiva del Bilancio richiesta dall’Unione Europea.

Per attuare la misura correttiva servirebbero 3,4 milioni di euro, ma secondo Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, l’Ape non subirà alcuna modificazione. Damiano ha dichiarato senza mezzi termini che “va evitata l’ipotesi di un intervento sull’Anticipo pensionistico”. L’Ape, ha proseguito Damiano, “deve entrare in vigore dal primo maggio di quest’anno e su questo non si discute“.

 

Davide Basile

Redazione

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