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Molti dipendenti della Pubblica Amministrazione si vedono trattenere ogni mese sulla busta paga, a titolo di trattamento di fine rapporto (Tfr), una somma pari al 2,5% calcolata sull’80% della retribuzione. Tale trattenuta è illegittima e va restituita immediatamente al dipendente. Il Tfr, infatti, è una prestazione economica totalmente a carico del datore di lavoro, sia esso un privato o lo Stato.
Tale principio, stabilito dalla Corte Costituzionale nel 2012, viene tuttavia in molti casi ancora messo in discussione dalla Pubblica Amministrazione. Vediamo invece quando il dipendente ha diritto al rimborso della trattenuta del 2,5%.
Quali dipendenti hanno diritto al rimborso?
I dipendenti della Pubblica Amministrazione che si trovano in regime di Tfr hanno diritto al rimborso se lo Stato ha comunque prelevato dal loro stipendi il 2,5% sull’80% della retribuzione.
Ma quali dipendenti sono in regime di Tfr? Si tratta del personale del pubblico impiego assunto dopo il 31 dicembre 2000, unicamente per le buste paga ricevute a partire da gennaio 2011. Il personale assunto fino a dicembre 2000, invece, ha diritto al rimborso solo per quanto riguarda gli anni di retribuzione 2011 e 2012. Tali dipendenti, infatti, sono stati in regime di Tfr solo in questi due anni.
I lavoratori dipendenti del settore privato, invece, sono sempre stati in regime di Tfr e non hanno mai subito trattenute del 2,5% sulla busta paga.
Quali sono le somme da restituire ai dipendenti?
In tutti i casi in cui la Pubblica Amministrazione ha operato indebitamente la trattenuta sullo stipendio dei dipendenti, il lavoratore ha diritto alla restituzione del 2,5% sull’80% dello stipendio ricevuto a partire dal gennaio 2011.
Su uno stipendio di 2.000 euro mensili lordi, ad esempio, il lavoratore che ha subito la trattenuta ha diritto a un risarcimento di 40 euro per ogni mese di retribuzione. Per i lavoratori assunti a partire dal gennaio 2001, e calcolando sempre uno stipendio di 2.000 euro lordi, tale somma può arrivare dunque fino a circa 3.000 euro.
Il lavoratore deve agire per via giudiziaria
Per ottenere la restituzione della somma dalla Pubblica Amministrazione, il lavoratore deve agire necessariamente per via giudiziaria.
È per questo motivo che negli ultimi anni diversi tribunali in tutta Italia si sono espressi a favore della restituzione delle trattenute al lavoratore. Una delle sentenze più recenti è stata quella del 11 marzo 2016 del Tribunale di Milano, nella quale si legge, appunto, che “è illegittimo prelevare mensilmente il 2,5% dello stipendio dei dipendenti pubblici”.
Trattamento di fine servizio o trattamento di fine rapporto?
Ma da dove è nata tutta questa confusione?
I dipendenti della Pubblica Amministrazione, a differenza di quelli del settore privato, erano in regime di trattamento di fine servizio (Tfs) fino al 2010. Il Tfs prevedeva appunto che il dipendente contribuisse all’indennità nella misura del 2,5% sull’80% della retribuzione mensile.
A partire dal gennaio 2011, invece, tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione appartenenti alle categorie “contrattualizzate” (escludendo quindi, tra gli altri, magistrati avvocati, docenti e militari) e assunti dopo il 31 dicembre 2000 sono passati al trattamento di fine rapporto (Tfr). Il Tfr, come detto, non prevede la contribuzione all’indennità da parte del lavoratore.
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