Il processo penale telematico in Italia: l’applicativo APP tra ambizioni e criticità

Il Processo Penale Telematico (PPT) rappresenta un tassello significativo verso la digitalizzazione della giustizia italiana.

Il Processo Penale Telematico (PPT) rappresenta un tassello significativo verso la digitalizzazione della giustizia italiana, mirato a rendere più efficienti le procedure penali attraverso strumenti tecnologici avanzati. Uno degli elementi cardine di questa trasformazione è l’Applicativo per il Processo Penale, noto come APP, sviluppato dal Ministero della Giustizia per facilitare la gestione digitale dei procedimenti penali. Per approfondimenti, consigliamo il volume Tecniche di redazione degli atti penali -Guida pratica con regole, modelli ed esempi

Indice

1. Cos’è l’applicativo APP?


APP è una piattaforma progettata per consentire a magistrati, cancellieri e avvocati di interagire in modo digitale con il sistema giudiziario penale. Le sue funzionalità principali includono:

  • Deposito telematico degli atti: permette il caricamento online di documenti, memorie e richieste, eliminando la necessità del supporto cartaceo.
  • Consultazione dei fascicoli: offre l’accesso digitale ai fascicoli processuali, facilitando la ricerca e la gestione delle informazioni.
  • Notifiche elettroniche: consente l’invio e la ricezione di comunicazioni ufficiali in formato digitale, accelerando le tempistiche procedurali.

L’obiettivo dichiarato di APP è quello di semplificare e velocizzare le operazioni giudiziarie, migliorando l’efficienza complessiva del sistema penale. Per approfondimenti, consigliamo il volume Tecniche di redazione degli atti penali -Guida pratica con regole, modelli ed esempi

FORMATO CARTACEO

Tecniche di redazione degli atti penali

Il presente volume vuole fornire una guida pratica alla redazione degli atti giudiziari che spieghi in modo chiaro e comprensibile le regole e le tecniche più efficaci per la redazione degli atti penali con esempi guidati e modelli: dal mandato e procura speciale all’opposizione all’archiviazione, dall’atto di costituzione di parte civile al ricorso in cassazione e tutti i modelli degli atti più frequenti. L’ultima parte è dedicata alle regole di redazione del documento digitale e alle novità del deposito telematico con consigli utili per evitare gli errori più frequenti. Completano il volume pratiche tavole sinottiche e una sezione online contente i modelli, la normativa e la prassi di riferimento.Francesca SassanoAvvocato, già cultrice di diritto processuale penale presso l’Università degli Studi di Bari, ha svolto incarichi di docenza in molti corsi di formazione ed è legale accreditato presso enti pubblici ed istituti di credito. È autrice di numerose pubblicazioni e monografie.

 

Francesca Sassano | Maggioli Editore 2024

2. Le problematiche riscontrate e la sospensione di APP


Nonostante le ambizioni, l’implementazione di APP ha incontrato numerose difficoltà che ne hanno compromesso l’efficacia operativa. Tra le principali criticità emerse:

  • Malfunzionamenti tecnici: numerosi tribunali hanno segnalato problemi nell’utilizzo dell’applicativo, tra cui difficoltà di accesso, errori sistemici e rallentamenti significativi.
  • Inadeguatezza rispetto alle esigenze operative: APP è stata giudicata non allineata alle reali necessità degli uffici giudiziari, con una progettazione dei flussi di lavoro che non riflette le prassi operative quotidiane.
  • Mancanza di formazione e supporto: gli operatori del settore hanno lamentato una carenza di formazione adeguata sull’utilizzo dell’applicativo, oltre a un insufficiente supporto tecnico durante la fase di transizione al digitale.

A fronte di queste problematiche, diversi tribunali italiani hanno deciso di sospendere l’utilizzo di APP per evitare ulteriori disfunzioni nel sistema giudiziario. Ad esempio, il Tribunale di Milano, guidato dal presidente Fabio Roia, ha disposto la sospensione dell’applicativo a causa delle criticità riscontrate, sottolineando il rischio di rallentamenti nell’attività processuale.
Analogamente, la Procura di Roma ha sospeso l’uso di APP dopo aver evidenziato numerosi malfunzionamenti che compromettevano l’efficienza delle procedure penali.

3. Analisi delle cause e prospettive future


Le difficoltà incontrate nell’implementazione di APP possono essere ricondotte a diverse cause:

  • Progettazione insufficiente: una mancata comprensione delle dinamiche operative degli uffici giudiziari ha portato allo sviluppo di un applicativo non adeguato alle esigenze reali.
  • Assenza di una fase di sperimentazione adeguata: APP è stata introdotta senza una sufficiente fase di test e senza un coinvolgimento diretto degli operatori del settore, limitando la possibilità di identificare e correggere preventivamente le criticità.
  • Imposizione prematura dell’obbligatorietà: l’obbligo di utilizzo di APP è stato introdotto senza garantire una preparazione adeguata degli utenti e senza assicurarsi della piena funzionalità del sistema.

Per superare queste problematiche, è fondamentale adottare un approccio più inclusivo e graduale nella digitalizzazione del processo penale. Ciò potrebbe includere:

  • Coinvolgimento attivo degli operatori: magistrati, avvocati e personale amministrativo dovrebbero essere coinvolti nelle fasi di progettazione e test degli applicativi, per garantire che gli strumenti sviluppati rispondano alle effettive esigenze operative.
  • Formazione continua: è essenziale prevedere programmi di formazione e aggiornamento per tutti gli utenti, al fine di facilitare la transizione al digitale e massimizzare l’efficacia degli strumenti introdotti.
  • Monitoraggio e feedback: dopo l’implementazione, dovrebbe essere istituito un sistema di monitoraggio continuo e raccolta di feedback dagli utenti, per identificare tempestivamente eventuali criticità e apportare le necessarie correzioni.

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4. Le sfide della digitalizzazione del processo penale e le prospettive normative e operative


L’esperienza dell’Applicativo per il Processo Penale Telematico (APP) evidenzia criticità sistemiche che non possono essere ridotte a mere inefficienze tecniche. La sospensione dell’uso dell’applicativo da parte di diversi tribunali solleva interrogativi più ampi sul modello di digitalizzazione della giustizia adottato dal Ministero della Giustizia. La transizione al digitale nel sistema penale non può limitarsi all’implementazione di strumenti informatici, ma deve essere parte di una riforma strutturale, che tenga conto di quattro dimensioni fondamentali:
 
1. L’adeguatezza normativa della digitalizzazione penale
Nel contesto italiano, il Codice di Procedura Penale e la disciplina complementare (tra cui la riforma Cartabia) prevedono l’integrazione di strumenti telematici, ma in un impianto normativo originariamente concepito per un processo interamente analogico.
Le norme in materia di formazione, deposito e trasmissione degli atti processuali sono state progressivamente adattate all’uso del digitale, ma senza un ripensamento organico della procedura penale.
La digitalizzazione non può essere un semplice adattamento tecnologico, ma richiede una codificazione strutturata, che includa:

  • La definizione di standard uniformi per gli atti digitali, superando le difformità tra i distretti di Corte d’Appello.
  • La revisione delle norme sulla notificazione degli atti processuali, oggi caratterizzate da un’alternanza tra modalità telematica e cartacea che genera incertezza.
  • La modifica della disciplina del contraddittorio digitale, per garantire la partecipazione effettiva delle parti nel processo in modalità telematica.

Senza una base normativa chiara e uniforme, l’adozione di strumenti come APP rimane inefficace, esponendo il sistema a contenziosi e blocchi operativi.
 
2. Il bilanciamento tra efficienza e garanzie nel processo penale telematico
Uno dei problemi fondamentali del PPT è il suo impatto sulla tutela delle garanzie difensive. Nel processo penale, la digitalizzazione deve bilanciare due esigenze contrapposte:

  • Efficienza e celerità, per ridurre i tempi della giustizia ed evitare ritardi nell’azione penale.
  • Garanzia del diritto di difesa, evitando che la transizione al digitale limiti la possibilità di accesso alla documentazione processuale o pregiudichi il diritto all’equo processo.

L’art. 24 Cost. garantisce l’inviolabilità della difesa in ogni stato e grado del processo, principio ribadito dall’art. 6 CEDU. La digitalizzazione non deve ridurre la possibilità per la difesa di accedere agli atti o ostacolare il contraddittorio con l’accusa. La sospensione dell’APP è un segnale chiaro della necessità di una progettazione garantista, che assicuri che le funzionalità digitali non compromettano l’effettiva partecipazione al processo.
 
3. La governance digitale della giustizia: un problema di responsabilità
La gestione dell’APP evidenzia un ulteriore problema di governance digitale. A oggi, la digitalizzazione della giustizia è frammentata tra:

  • Il Ministero della Giustizia, responsabile dello sviluppo tecnologico e normativo.
  • Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che fornisce indirizzi interpretativi per l’attuazione nei tribunali.
  • Le singole Procure e Tribunali, che operano con autonomia organizzativa nella gestione del processo penale.

L’assenza di una cabina di regia unitaria ha determinato l’implementazione di un’applicazione senza un coordinamento efficace con gli utenti finali, cioè magistrati, avvocati e cancellieri.
Un modello di governance efficace dovrebbe prevedere:

  • Una consultazione obbligatoria degli operatori della giustizia prima dell’adozione di strumenti digitali.
  • Un protocollo di sperimentazione graduale, con test pilota su scala locale prima della generalizzazione dell’uso dell’APP.
  • Un sistema di audit periodico, per verificare l’effettiva funzionalità degli strumenti implementati.

La mancanza di questi strumenti ha reso la digitalizzazione della giustizia penale inefficace, trasformando APP in un problema anziché in una soluzione.
 
4. L’interoperabilità con gli altri sistemi telematici della giustizia
Un’altra criticità rilevata riguarda la mancata interoperabilità dell’APP con gli altri sistemi della giustizia digitale.
A differenza del Processo Civile Telematico (PCT), che ha raggiunto negli anni un buon livello di stabilità ed efficienza (nonostante i malumori degli avvocati ai suoi albori), il PPT è stato implementato senza una piena integrazione con gli altri sistemi informatici esistenti, come:

  • Il Registro Generale del Processo Penale (Re.Ge.), che gestisce le informazioni sui procedimenti penali.
  • Il Sistema Informativo della Cognizione Penale (SICP), utilizzato per il monitoraggio dei procedimenti.
  • Il Portale del Processo Telematico (PPT) per gli avvocati, che ha riscontrato difficoltà di accesso e problemi di autenticazione con SPID e CNS.

Questa frammentazione ha prodotto ritardi e inefficienze, poiché i dati devono essere spesso trasferiti manualmente tra i diversi sistemi, aumentando il rischio di errori e rallentando il processo.

5. Conclusione: serve un cambio di paradigma nella digitalizzazione della giustizia penale


La sospensione di APP dimostra che la digitalizzazione della giustizia penale non può essere ridotta alla mera informatizzazione delle procedure. La creazione di strumenti telematici deve essere inserita in una strategia normativa e operativa chiara, che garantisca:

  • Un quadro normativo organico, che integri il digitale nel Codice di Procedura Penale.
  • Un bilanciamento tra efficienza ed equità, per tutelare il diritto di difesa.
  • Un modello di governance centralizzato, per evitare frammentazioni tra Ministero, CSM e tribunali.
  • Un’infrastruttura digitale interoperabile, che permetta una piena integrazione con i sistemi esistenti.

Solo attraverso un approccio sistemico, che consideri gli aspetti giuridici, organizzativi e tecnologici, sarà possibile trasformare la digitalizzazione della giustizia penale in un reale vantaggio per magistrati, avvocati e cittadini.

Avv. Luisa Di Giacomo

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