Il rientro del deficit 2013 sotto la soglia del 3% costa 1,6 mld. Le coperture dalla vendita di immobili pubblici e dai tagli ai ministeri e ai trasferimenti agli enti locali. Fassino chiede il dietrofront
tratto da www.lagazzettadeglientilocali.it
Per mettere in sicurezza i conti pubblici e rassicurare i mercati arriva la c.d. “manovrina” d’autunno. Ieri sera il Consiglio dei Ministri ha approvato l’intervento da 1,6 miliardi di euro per riportare il deficit 2013 sotto il 3% (il testo della c.d. manovrina).
I fondi arriveranno da un taglio lineare delle spese di ministeri ed enti locali e da una prima tranche di vendite degli immobili pubblici: 550 milioni dai ministeri con l’eccezione di quello dell’Istruzione, del fondo per la ricerca e l’innovazione, di quello per lo sviluppo e la coesione e dei soldi che servono alla realizzazione delle opere previste per l’Expo MIlano 2015; altri 550 milioni da una rimodulazione del Patto di stabilità interno con i comuni; 500 milioni dalla vendita di immobili del Demanio e dello Stato alla Cassa Depositi e Prestiti.
Prima che il d.l. fosse esaminato nel C.d.M. di ieri sera il Presidente Anci aveva esortato il Governo “ad eliminare la sospensione della riduzione del Patto di stabilità di 500 milioni per il 2013 e a prorogare al 30 dicembre il termine per la restituzione delle anticipazioni di tesoreria e a rendere facoltativa l’adozione della delibera per il riequilibrio dei bilanci”.
Fassino ha aggiunto infine che l’Anci rifiuta fermamente una legge di stabilità che imponga ulteriori tagli nei trasferimenti 2014 ai comuni: “Dopo dieci anni di continui tagli gli enti locali italiani non sono più in grado di sostenere ulteriori riduzioni delle loro risorse. Ci aspettiamo che la legge di stabilità onori l’impegno, assunto dal Presidente del Consiglio e dal Governo, ad evitare nuovi tagli e ad aprire invece una nuova stagione nei rapporti tra Stato e comuni”.
Il decreto non contiene invece gli attesi interventi per finanziare la Cassa integrazione in deroga e la social card. Misure che erano contenute nel decreto di fine settembre arrivato in C.d.M. ma poi saltato per la crisi di governo e che a questo punto saranno recuperate con un collegato alla legge di stabilità, che sarà varata martedì prossimo.
Servono altri 300 milioni e passa che il Governo non se l’è sentita di raccogliere con aggravi fiscali come il rialzo della benzina e l’aumento degli acconti fiscali. Stanziati invece 210 milioni di euro per l’immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa, in parte finanziati con un prelievo da un fondo per vittime della mafia.
Per tutta la giornata di ieri si erano accavallate voci e indiscrezioni piuttosto circostanziate: si parlava di un aumento delle accise di 6,5 cent. al litro che avrebbero portato il rincaro alla pompa (aggiunta l’Iva) a circa 8 centesimi. Una stangata che sarebbe stata presa in seria considerazione (assicurava gettito di quasi 200 milioni) salvo poi decidere di accantonarla.
A metà giornata, prima del C.d.M., è arrivata la smentita: “Nessun aumento di accisa o altre tasse”, ha fatto sapere il Ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. E anche dal Tesoro era arrivato un messaggio simile.
L’intervento per rimettere sui binari europei i conti pubblici nel 2013 costa 1,6 miliardi di euro e serve a riportare il deficit tendenziale dal 3,1% (secondo il Fondo Monetario siamo al 3,2) sotto la quota limite del 3%. La copertura, come ha spiegato il Ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni in conferenza stampa, avverrà con due sole modalità: “La vendita di immobili di proprietà del Demanio per 500 milioni e la riduzione delle spese dei ministeri e dei trasferimenti degli enti locali per 1,1 miliardi”. Altre ipotesi di copertura circolate “sono frutto di informazioni non corrette”, ha rimarcato.
Il Ministro sta per volare verso due importanti appuntamenti internazionali: stasera sarà a Washington per l’assemblea del Fondo Monetario Internazionale, lunedì a Lussemburgo per l’Ecofin. Appuntamenti dove “mi farà piacere annunciare – ha spiegato – non solo che il Governo è nella pienezza dei poteri e in grado di gestire le sfide economiche per un periodo congruo, ma anche che abbiamo preso misure per riportare l’indebitamento entro il 3%”. “Assolvere questo impegno nel minor tempo possibile può avere un effetto positivo verso le aspettative di mercato e aiutare a riportare lo spread su livelli più congrui”, ha aggiunto Saccomanni, lamentando che se non ci fosse stata la crisi politica “oggi lo spread sarebbe stato più basso”.
Al Consiglio dei Ministri di ieri non si è parlato della crisi Alitalia, dove si attende un intervento del governo per favorire la ricapitalizzazione della compagnia. Mentre è stato fatto un primo giro di tavolo sulla legge di stabilità ed “è condivisa da tutti l’idea di dare un segnale significativo sul cuneo fiscale e sulle buste paga dei lavoratori”. Per quanto riguarda la Golden power (caso Telecom), il C.d.M. ha approvato in via preliminare i tre regolamenti relativi.
“Il Consiglio dei Ministri non ha approvato alcun esercizio dei poteri speciali ma ha definito il quadro normativo nell’ambito del quale, in futuro, potranno essere esercitati questi poteri”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. I regolamenti sono decreti della presidenza della Repubblica, e riguardano “le procedure per l’attivazione dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e nei settori strategici dei trasporti, energia e telecomunicazioni, e uno che individua gli ambiti in cui potranno essere esercitati questi poteri”, ha aggiunto il sottosegretario.
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