Licenziamento per giusta causa – Scheda di Diritto

Il licenziamento per giusta causa è una forma di recesso immediato dal contratto di lavoro subordinato, regolata dall’art. 2119 c.c.

Redazione 22/11/24

Il licenziamento per giusta causa è una forma di recesso immediato dal contratto di lavoro subordinato, regolata dall’art. 2119 c.c. La sua particolarità risiede nell’assenza di obbligo di preavviso, poiché il comportamento del lavoratore è così grave da rendere impossibile la prosecuzione, anche temporanea, del rapporto. Tale fattispecie trova ulteriore disciplina nell’art. 7 della Legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori), che stabilisce garanzie procedurali essenziali, come il diritto alla difesa del dipendente.

Indice

1. Requisiti del licenziamento per giusta causa


Per configurare un licenziamento per giusta causa, devono essere soddisfatti due requisiti fondamentali:

  • Gravità del Comportamento
    Il fatto contestato deve costituire una violazione particolarmente rilevante degli obblighi contrattuali o di norme di legge. La valutazione della gravità deve considerare:
    • La natura del rapporto lavorativo.
    • Il ruolo ricoperto dal dipendente.
    • Il contesto in cui è avvenuta l’infrazione.
  • Impossibilità di Proseguire il Rapporto
    Il comportamento del lavoratore deve compromettere irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra le parti, rendendo impraticabile la continuazione della collaborazione, anche per un periodo limitato.

2. Esempi di giusta causa


La giurisprudenza ha fornito numerosi esempi di condotte che possono integrare la giusta causa di licenziamento:

  • Furto o appropriazione indebita di beni aziendali.
  • Violenza fisica o verbale nei confronti di colleghi o superiori.
  • Abuso di mezzi aziendali, come l’uso improprio del computer o della posta elettronica per fini personali.
  • Assenze ingiustificate o ripetute violazioni delle norme disciplinari.
  • Rifiuto di eseguire ordini legittimi e compatibili con le mansioni del lavoratore.
  • Danneggiamento intenzionale di beni dell’azienda.

Ogni caso deve essere valutato singolarmente, considerando le circostanze e il comportamento pregresso del lavoratore.

3. La procedura da seguire


Il licenziamento per giusta causa deve rispettare precise garanzie procedurali per evitare di essere dichiarato illegittimo:

  • Contestazione Disciplinare
    L’azienda deve comunicare per iscritto al lavoratore i fatti contestati, con una descrizione chiara e dettagliata, rispettando il principio del contraddittorio.
  • Termine per la Difesa
    Il lavoratore ha diritto a un termine minimo di 5 giorni per presentare eventuali giustificazioni o prove a sua difesa. Può essere assistito da un rappresentante sindacale.
  • Decisione Finale
    Dopo aver esaminato le giustificazioni, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento, notificandolo formalmente al lavoratore. Anche questo atto deve avvenire per iscritto e riportare le motivazioni.

4. Effetti del licenziamento per giusta causa


A differenza del licenziamento per giustificato motivo, il licenziamento per giusta causa non prevede alcun periodo di preavviso, e il rapporto di lavoro si interrompe immediatamente. Il lavoratore ha comunque diritto al trattamento di fine rapporto (TFR) e ad eventuali spettanze residue, come ferie maturate e non godute.

5. Tutele per il lavoratore


Se il licenziamento per giusta causa risulta illegittimo, il lavoratore può agire in giudizio per richiedere la reintegra o un risarcimento. Le conseguenze variano in base al regime applicabile:

  • Regime Ante Jobs Act (art. 18 L. 300/1970): in caso di insussistenza del fatto, il giudice può disporre la reintegra nel posto di lavoro o un’indennità risarcitoria.
  • Regime Post Jobs Act (D.Lgs. 23/2015): per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, il risarcimento è generalmente limitato a un’indennità calcolata in base all’anzianità di servizio.

6. Giurisprudenza rilevante


La Corte di Cassazione, in numerose pronunce, ha precisato i confini della giusta causa. Ad esempio, è stato stabilito che la gravità del comportamento deve essere valutata non solo in astratto, ma anche in relazione alle circostanze specifiche (Cass. n. 14163/2016). Inoltre, una reazione sproporzionata da parte del datore di lavoro può portare all’annullamento del licenziamento.

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