Le unioni civili in Europa: una panoramica

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Si definiscono unioni civili quelle forme di convivenza di coppia, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale la legge riconosce attraverso uno specifico istituto giuridico uno status giuridico analogo, per molti aspetti, a quello conferito dal matrimonio.
In Italia l’istituto giuridico dell’unione civile è regolato dalla cosiddetta Legge Cirinnà (L. 20/05/2016 n. 76).

Indice

1. Le coppie di fatto

Si definiscono  coppie di fatto quelle coppie che anche avendo una determinata stabilità basata sulla convivenza non accedono in modo volontario a nessun istituto giuridico (né matrimonio, né unione civile) per regolare la loro vita familiare.
 
L’ordinamento le può ricollegare al semplice fatto della convivenza dei limitati effetti giuridici relativi alla regolazione della convivenza.
Dove gli ordinamenti statali prevedono esclusivamente il matrimonio come unico istituto per regolare la vita familiare, l’espressione coppie di fatto può essere relativa anche a coppie che non possono accedere a nessun istituto giuridico familiare come nel caso delle coppie omosessuali o a coppie che non possono accedere a un istituto alternativo a quello matrimoniale come nel caso delle coppie eterosessuali che scelgono di non sposarsi, ma vorrebbero accedere a un’unione civile.
 
La classe delle unioni civili è molto variegata nel mondo e comprende un’estrema varietà di regole e modelli di disciplina.
Le unioni civili possono essere relative a coppie sia di sesso diverso sia dello stesso sesso (come nel caso dei PACS in Francia), oppure esclusivamente coppie di sesso diverso (come in Grecia sino alla riforma del 2015 che ha aperto l’accesso dell’istituto anche alle coppie omosessuali), oppure esclusivamente coppie di sesso uguale (come nel caso delle Lebenspartnerschaft in Germania e nel caso delle unioni civili previste in Italia).
 
Dove le unioni civili sono un istituto riservato alle coppie formate da persone dello stesso sesso l’espressione unione civile può essere utilizzata in modo improprio in relazione alla coppia omosessuale.
Il diritto non è rimasto indifferente all’evoluzione dei costumi ed esiste un gran numero di provvedimenti legislativi che disciplinano queste unioni.

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2. Le unioni civili in Europa

La rilevanza statistica delle unioni civili e l’ampio dibattito sulla parità dei diritti tra eterosessuali e omosessuali, promosso dagli attivisti LGBTQ+, ha fatto sì che numerosi Paesi si siano dotati, in anni recenti, di una legislazione per riconoscere e garantire diritti per i componenti dell’unione. Nell’Unione europea il quadro relativo alla legislazione sulle convivenze è molto variegato.
Ci sono Paesi che hanno adottato l’unione registrata, chiamata anche partnership o coabitazione registrata, che garantisce specifici diritti e doveri anche alle coppie dello stesso sesso oltre che alle convivenze formate da uomo e donna.
I diritti e doveri possono essere uguali, lievemente diversi o molto diversi da quelli delle coppie sposate.
La registrazione è a volte aperta anche alle coppie etero non sposate.
E’ il caso della Geregistreerd Partnerschap, unione registrata approvata nei Paesi Bassi, e del PACS (“Patto civile di solidarietà”) approvato in Francia.
In alcuni casi l’unione civile è ammessa esclusivamente per coppie omosessuali (Germania, §1 Abs.1 LPartG).
Altri Paesi hanno scelto di regolarizzare le unioni civili con la coabitazione non registrata, con la quale alcuni diritti e doveri sono automaticamente acquisiti dopo uno specifico periodo di coabitazione.
Molti Paesi europei, oltre all’approvazione del riconoscimento giuridico delle coppie non coniugate di qualunque sesso, hanno aperto il matrimonio alle coppie dello stesso sesso per realizzare la parità perfetta tra etero e omosessuali.
L’Ilga (International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association) ogni anno pubblica una classifica relativa ai diritti delle persone Lgbt in Europa.
Nel 2015, prima della legge sulle unioni civili, su 49 paesi l’Italia era al 34º posto e al 22% come rispetto dei diritti umani delle persone Lgbt.
In Europa, al 2022, i Paesi che non riconoscono alcuna legislazione nel proprio ordinamento per le coppie dello stesso sesso sono:
Macedonia del Nord, Serbia, Lituania, Romania, Bulgaria, Albania, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Armenia, Azerbaijian, Bosnia ed Erzegovina, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Russia, Turchia, Città del Vaticano e Ucraina.
Nel 2021 il Montenegro ha approvato delle leggi sulle unioni civili.

3. Le unioni civili nell’Unione Europea

Al 2022 nell’Unione Europea, sei paesi non riconoscono nessuna legislazione per le coppie omosessuali: Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia.
 
Nell’Unione europea la questione delle unioni civili è entrata spesso a far parte di direttive relative a uno dei principi cardine della stessa:
I cittadini dell’Unione hanno gli stessi diritti, indipendentemente dalla loro origine, nazionalità, condizione sociale, dal loro credo religioso o orientamento sessuale.
Dal 1994 la Comunità Europea, ha emanato una risoluzione per la parità dei diritti dei gay e delle lesbiche.
Nonostante si tratti ancora di una declaratoria avente un valore eminentemente politico, il Parlamento ha ribadito in più occasioni il suo convincimento.
Nella Raccomandazione del marzo 2000 sul rispetto dei diritti umani nell’Unione Europea, chiese agli Stati membri di “garantire alle famiglie monoparentali, alle coppie non sposate e alle coppie dello stesso sesso parità di diritti rispetto alle coppie e alle famiglie tradizionali, in particolare in materia di legislazione fiscale, regime patrimoniale e diritti sociali”.
In epoca più recente, la Risoluzione del settembre 2003 sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione Europea, il Parlamento ha rinsaldato le sue posizioni.
E’ stata formulata la richiesta formulata, di favorire il riconoscimento delle coppie di fatto, eterosessuali oppure omosessuali (punto 81).
La situazione del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto sussiste se considerata in rapporto agli Accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone.

Dott.ssa Concas Alessandra

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