La ricetta elettronica e il nuovo processo di modernizzazione della sanità

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Il 21 febbraio 2011 un decreto del Ministero dell’Economia sanciva la scomparsa della tradizionale ricetta medica scritta sul foglietto rosso e sottoscritta da medico, sostituendola con una elettronica consistente nell’abbinamento di un codice alla tessera sanitaria. In questo modo gli operatori sanitario potranno telematicamente accedere e visualizzare in tempo reale la prescrizione medica. Questo provvedimento normativo, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 53 del 5 marzo dello stesso anno, contiene non solo la disciplina della ricetta elettronica, ma anche i tempi entro cui la fase sperimentata della stessa cessa per lasciare spazio a quella in pieno regime. Il testo di legge dispone che i medici di base interessati all’utilizzo del nuovo strumento di dematerializzazione dovranno, sotto la propria responsabilità, garantire l’emissione in formato elettronico di circa una percentuale dell’80% delle ricette prescritte. Qualora ciò non venga fatto, il medico vede ridursi il suo compenso di circa 1,15%. Ovviamente, sottolinea la norma, tale sanzione potrà essere comminata all’esercente la professione sanitaria, unicamente se la Regione lo avrà dotato di tutti gli strumenti necessari per effettuare tale operazione, come la linea digitale, il software, strumenti necessari per operare una corretta e pronta digitalizzazione della prescrizione medica. In seguito, sempre l’80% delle ricette dovrà essere trasmesso telematicamente ogni mese dai camici bianchi. I pazienti, dal canto proprio, una volta entrato in pieno regime il sistema, potranno andare presso un medico specialista o presso la propria farmacia di fiducia soltanto portando con sé un codice assegnato alla ricetta riempita telematicamente e la tessera sanitaria. Il medico, dall’altro lato, potrà usare il computer per prescrizioni di visite, esami medici e farmaci, inoltrando la richiesta all’ambulatorio e alle farmacie che ne faranno apposita istanza. La Regione ricevere il documento elettronico attraverso il Sistema di accoglienza regionale, mentre il Sistema di accoglienza centrale provvederà a renderlo noto al Ministero dell’Economia. Escluse da questo meccanismo si presentano tutt’ora ancora le prescrizioni domiciliari, che continuano ad essere compilate manualmente. Ai fini di un controllo di regolarità fiscale, gli operatori sanitari saranno tenuti a trasmettere al Ministero delle Finanze, informazioni sulle ricette riguardanti il codice della stessa, il codice fiscale del paziente esenzioni, se ve ne sono, prescrizioni, data e tipologia di visita, nonché note dell’Agenzia Italiana del farmaco. In seguito, a questo sistema andrà ad affiancarsi anche un numero di ricetta elettronica che, in fase sperimentale, camminerà di pari passo a quello stampato sulla ricetta cartacea.

Allo stato attuale sono state da poco pubblicate le Linee guida per l’adeguamento delle procedure informatiche della ricetta elettronica, ai fini della trasmissione telematica delle informazioni previste dall’art. 15 comma 11 bis del decreto legge 6 luglio 20121,convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, concernente l’indicazione del principio attivo nella ricetta del Servizio Sanitario nazionale. Questo provvedimento detta le condizioni per adeguare i sistemi informatici da parte di medici, farmacie e regioni autorizzate alla compilazione della ricetta on line e della trasmissione dei relativi. L’invio dei dati delle ricette, in sostanza, deve rispettare le indicazioni di DPCM 26.03.2008 è deve essere effettuato da regioni o Province autonome, come sopra già indicato, nonché da medici singoli utilizzando le procedure telematiche dettare dai web services.

Abstract

Il nuovo strumento della ricetta elettronica, secondo le stime effettuate dal ministero, consentirà non solo di concretizzare, anche in ambito sanitario, quel tanto concetto di de materializzazione da tempo propugnato dalla riforma della pubblica amministrazione, ma anche di ridurre di ben il 30 % le spese farmaceutiche con un risparmio complessivo annuo di circa 2 miliardi. Questo permetterà non solo di ridurre i costi superflui all’interno della sanità, ma di permettere anche il miglioramento dei servizi già resi e l’introduzione di nuovi. La prima ad iniziare la sperimentazione di questo nuovo modulo sperimentale è stata la Lombardia ad ottobre del 2010, seguita ad aprile dalla Valle d’Aosta ed Emilia Romagna. Stessa sorte è poi toccata a luglio dello stesso anno alla Campania, all’Abruzzo, al Piemonte, al Molise e alla provincia autonoma di Bolzano. Calabria e Liguria si sono susseguite a settembre, lasciando spazio ad ottobre alla Basilicata e alle altre regioni.

Dott.ssa Filosa Maria Anna

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