L’Ape sociale sarà esteso agli invalidi al 60 per cento?

Redazione 03/02/17
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Anticipo pensionistico gratuito a 63 anni per tutti gli invalidi del lavoro con percentuale di invalidità dal 60% in su: è questa la proposta di riforma alla disciplina dell’Ape sociale attualmente allo studio al Governo. Un ampliamento della platea di lavoratori svantaggiati che possono usufruire del beneficio che a molti pare necessario e che potrebbe essere inserito già nel decreto Milleproroghe o nell’Omnibus, e quindi prima dell’avvio ufficiale dell’Ape il 1° maggio 2017.

Ma come funziona l’Ape sociale e chi dovrebbe averne diritto a partire da quest’anno?

 

Che cos’è l’Ape sociale per il 2017?

Il nuovo anticipo pensionistico Ape è la novità più importante introdotta dal “pacchetto pensioni” contenuto nella Legge di Bilancio 2017.

Con l’Ape, dal 1° maggio 2017 i lavoratori dipendenti e gli autonomi potranno andare in pensione a 63 anni (e cioè fino a 3 anni e 7 mesi prima del previsto) facendosi anticipare dalle banche l’importo pensionistico per il periodo che manca al raggiungimento della normale pensione di vecchiaia. La somma anticipata dovrà poi essere restituita a rate al raggiungimento dell’età pensionabile e per 20 anni, sotto la forma di trattenute mensili sull’assegno pensionistico.

L’Ape sociale, invece, permette a determinate categorie di lavoratori in situazione di difficoltà di andare in pensione a 63 anni senza dover ricorrere a prestiti bancari e dunque senza dover restituire alcuna rata. L’intero processo è infatti a carico dello Stato. Si ricorda, però, che l’Ape sociale non può superare i 1.500 euro mensili.


Chi ha diritto all’Ape sociale gratuita?

Solo determinate categorie di lavoratori hanno diritto all’Ape sociale a costo zero.

Come specificato dalla Legge di Bilancio 2017, possono usufruire del beneficio: i disoccupati, anche a seguito di licenziamento collettivo, che non percepiscono le prestazione per la disoccupazione da almeno 3 mesi; i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi un parente convivente con handicap grave; gli invalidi civili con invalidità uguale o superiore al 74%; i lavoratori dipendenti che svolgono mansioni gravose, e che siano stati impiegati in tale attività in maniera continuata per almeno 6 anni prima dell’invio della domanda.

Mentre i lavoratori impiegati in mansioni gravose possono accedere all’Ape solo con un minimo di 36 anni di contributi, agli appartenenti alle altre tre categorie sono richiesti solo 30 anni di contribuzione.

 

L’estensione dell’Ape agli invalidi al 60 per cento

Da qualche settimana, come accennato, è allo studio del governo una modifica dell’Ape sociale che includa nel beneficio anche gli invalidi del lavoro con percentuale di invalidità inferiore al 74%, attraverso un allineamento con i requisiti previsti dall’Inail per tale categoria.

Se tutto andrà come previsto, dunque, l’Ape sociale gratuita sarà estesa anche agli invalidi del lavoro con percentuale di invalidità uguale almeno al 60%.

 

Ape sociale anche gli autonomi in attività gravose?

Ma è allo studio anche una seconda modifica dell’Ape sociale che mira a includere un’altra categoria di lavoratori ingiustamente privata del beneficio: gli autonomi impiegati in attività gravose.

Allo stato attuale, infatti, possono beneficiare dell’Ape gratuita i lavoratori dipendenti che svolgono una delle seguenti mansioni gravose:

  • gli operai dell’industria estrattiva e dell’edilizia;
  • i conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
  • i conduttori di mezzi pesanti e di convogli ferroviari;
  • i conciatori di pelle e di pellicce;
  • gli infermieri e le ostetriche con lavoro organizzato in turni;
  • gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
  • gli insegnanti della scuola di infanzia e degli asili nido;
  • i facchini e il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
  • gli operatori ecologici.

Redazione

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