Il vuoto normativo tra opportunità e rigidità

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In realtà il vuoto potrebbe essere relativo oltre che fluttuante e poco simmetrico e meno ancora elementare. …..: ci attendono delle sorprese” (Tullio Regge, Il vuoto dei fisici, in Astronomia n. 18 sett./ott. 1982)

(dedicato a mia madre Rita Mattiuzzo)

 

Ogni innovazione che sia tecnologica o di sistema agisce su un vuoto normativo da cui emergono infinite possibilità il cui unico limite è la stessa capacità della mente di immaginare, ossia ricombinare l’esistente con il nuovo, si creano opportunità che diventano in molti casi semplice opportunismo, vi è in altri termini un arricchimento contemporaneo del singolo e della collettività a cui si affianca la sempre possibile depredazione, nell’individuare la sottile e non sempre chiara linea di demarcazione avviene una prima distinzione tra lecito e illecito, una valutazione che da sociale diventa ideologica e pertanto la base per i futuri interventi regolamentativi.

Alla crescita anarchica del settore con i relativi utili si affianca una progressiva lievitazione dei costi esterni sempre più tutelati dal formarsi e strutturarsi delle lobby e dei relativi rivoli di ricchezza.

Come osserva Feyerabend l’anarchismo è “necessario” tanto per il progresso della scienza quanto per lo sviluppo della nostra cultura in generale, un eccesso di ordine porta infatti alla stasi e quindi all’implosione, la ragione della razionalità non può quindi essere assoluta tanto da spegnere ed escludere la “irrazionalità” di nuove forme non previste da “metodi” già testati, vi è pertanto un fecondo incrociarsi tra metodo e l’emergere di nuove “forme” del mondo, come ci ricorda Feyerabend i principi del razionalismo critico con i principi dell’empirismo logico ci forniscono un quadro inadeguato destinato ad ostacolare le nuove forme di scienze ma anche di relazioni economiche e culturali.

Se quindi il metodo è di per sé insufficiente a ricomprendere la causalità, l’intero sistema viene a fluttuare sul piano osservativo intorno alle regole interpretative in cui il ruolo decisivo dell’immaginazione è sottoposto a un “minuzioso esame critico” (Hempel), dove tuttavia è impossibile una coerente distinzione tra giudizi sintetici e giudizi analitici, da cui vi è per Quine una prospettiva olistica sia del linguaggio che della conoscenza, sono quindi le nostre “abitudini” e i nostri “interessi” che inducono a scegliere il settore da mutare e specularmente favoriscono le maggiori resistenze alla modifica, ne consegue che si cerca sempre una modifica minima che non cambi profondamente il sistema nell’insieme, puntando piuttosto ad integrare il più possibile fino all’impossibile.

Qualsiasi sistema economico sociale dissipa nell’ambiente scorie e acquista da esso risorse secondo un concetto di entropia positiva – negativa e questo vale anche per le nuove tecnologie o ricombinazioni, in termini economici si hanno sull’ambiente economie esterne o positive e diseconomie esterne o negative, questi costi ambientali non vengono in genere valutati dalle imprese considerata anche la mancanza in generale di un mercato degli effetti esterni, il costo che viene a gravare sulla collettività nonché la possibilità della creazione di situazioni dominanti con conseguenti abusi inducono a interventi regolamentativi, si installano di fatto fenomeni che conducono al fallimento del mercato (Arrow, Heller, Starrett) per incompletezza delle informazioni disponibili dalle parti, crescenti costi fissi di transazione, difficoltà nella definizione dei diritti di proprietà, mancanza di una vera concorrenza.

Secondo il teorema di Coase uno stato efficiente in senso paretiano è raggiungibile mediante una libera negoziazione tra le parti dell’eventuale diritto di esternalità, ma affinché questo possa realizzarsi occorre, secondo una prevalente interpretazione, che i diritti siano ben definiti e inoltre che i costi di transazione siano modesti, queste due ipotesi ben difficilmente si possono verificare nei termini necessari, d’altronde l’intervento pubblico può risolversi in una ulteriore inefficienza che può condurre a fallimenti che vengono a sovrapporsi a quelli di mercato, non resta che ridurre normativamente i costi delle transizioni senza tuttavia pretendere di eliminarli, evitando quindi ulteriori tasse e sussidi secondo i canoni dell’economia del benessere, concentrandosi invece sulla simmetria informativa e sul suo uso in buona o malafede (Demsetz – Alchian), dobbiamo considerare che l’uso efficiente di tasse e sussidi, oltre ad una amministrazione di per sé efficiente, richiede l’utilizzo di una enorme base di informazioni la cui raccolta e gestione comporta ulteriori notevoli costi economici ed organizzativi oltre alle inevitabili resistenze che sorgono nei settori interessati dagli interventi, tuttavia, come osserva Coase, può sorgere il caso che vi sia una autoregolamentazione se i profitti individuali non eccedono quelli collettivi, in questo la mano pubblica può essere di aiuto con interventi parziali di second best (Tresch).

I cicli economici e sociali tendono a spingere al massimo le nuove possibilità e con le esternalizzazioni vengono a crearsi conflitti e costituirsi nuove lobby, che possono portare ad una autoregolazione interna al sistema come all’opposto alla sua deflagrazione in seguito all’accrescersi non controllato delle esternalizzazioni negative, la regolazione esterna che viene richiesta non può che avvenire innanzitutto per analogia, attraverso interpretazioni, ragionamenti o estensioni analogiche che si voglia, individuando in esse casi ritenuti simili con aspetti in comune rilevanti secondo la ricerca di una comune ratio legis.

Interviene la sensibilità dell’interprete, una sensibilità data dal suo vissuto, ossia dall’esperienza e dalla formazione culturale, attraverso cui leggere una ratio legis spesso non evidente e a sua volta diversamente interpretabile, d’altronde ad un allungamento della vita biologica si è sovrapposto un accorciamento della memoria ridotta al contestuale a seguito della velocizzazione della ridondanza informativa, un fenomeno che si estende dalla finanza, ai vari aspetti sociali, compreso quello giuridico, dove alla ricerca di una possibile regolamentazione si sovrappongono le urgenze sociali e i possibili mercati interpretativi, se le lacune giuridiche vengono comunque riempite il rischio è la frantumazione e l’eventuale distorsione dei rapporti che favoriscono azioni puramente speculative, tali da appesantirne il funzionamento conducendo ad una incertezza dei rapporti stessi.

In fisica il vuoto non è quello che comunemente si pensa, esso è qualcosa che fluttua in cui vi è una continua creazione e distruzione secondo processi di annichilimento, lo si può considerare come il livello più basso di energia di un sistema (stato fondamentale), secondo questa visione il vuoto è pertanto una configurazione in rapporto a parametri esterni fino a determinare le proprietà stesse della materia a cui è relato, il vuoto quale stato di massima simmetria di un sistema permette attraverso rotture spontanee l’emergere dell’esistere (T. Regge), vi è quindi una forza creativa fondamentale nel vuoto normativo dove alla creazione si succede attraverso un progressivo aggregarsi dei ripetuti agire secondo una buona o mala fede la necessità di un’autoregolazione o all’opposto di una regolazione esterna, in un processo di vero / falso, dove il vero quale buona fede è il rispetto degli accordi su un non nascondimento di informazioni, che si risolve nell’ignorare di ledere il diritto altrui, il processo che si mette in atto può condurre tuttavia nella biforcazione si/no delle decisioni da una flessibilità opportuna verso l’estremo della possibile sclerosi e quindi implosione o all’opposto all’esplosione caotica.

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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