Emergenza Coronavirus: come cambiano le procedure concorsuali per l’accesso al pubblico impiego.

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Prima che il c.d. Covid-19 stravolgesse completamente le nostre esistenze, i concorsi pubblici riunivano una folta platea di persone, giovani (ma non solo), neo-laureati ma anche professionisti. Per avere un’idea della portata del fenomeno basti pensare alle “maxi-preselettive” del Concorso per 2329 funzionari giudiziari, che ha riunito alla Fiera di Roma persone di ogni regione d’Italia o ancora al Concorso Regione Campania, con padiglioni stracolmi di persone. Oltre a travolgere il quotidiano di tutti, l’epidemia ha sospeso le “speranze” di quanti aspiravano di accedere ad un pubblico impiego. Insomma le procedure concorsuali interessano una buona fetta della popolazione nazionale, era perciò inevitabile che il c.d. Decreto Cura Italia ne disciplinasse le modalità, con misure ad hoc e con le opportune differenze per le diverse fasi in cui si snoda e si sviluppa il contenimento dell’epidemia.

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Fase 1: sospensione dei concorsi pubblici.

Per contenere il diffondersi del virus Covid-19, nella prima fase vi è stata una inesorabile battuta di arresto dello svolgimento delle procedure concorsuali già in corso di svolgimento. Il Decreto-Legge 17 marzo 2020, n. 18 c.d. Decreto Cura Italia pubblicato in G.U. Serie Generale n.70 del 17-03-2020, in merito ha disposto all’art. 87 co. 5 “Lo svolgimento delle procedure concorsuali per l’accesso al pubblico impiego, ad esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari ovvero in modalità telematica, sono sospese per sessanta giorni a decorrere dall’entrata in vigore del presente decreto”. Ma oltre alle prove concorsuali sono state sospese anche le correzioni delle prove già espletate prima del lockdown. L’efficacia della sospensione dovrebbe perdurare fino al 15 Maggio. In ogni caso, non è stata interrotta la pubblicazione di nuovi bandi in Gazzetta Ufficiale.

 

Fase 2 e i cambiamenti in fermento: L’informatizzazione delle prove

Con la fase 2 le “briglie” del distanziamento sociale sono state allentate ma l’emergenza non è ancora passata e ciò che è emerso è un’esigenza di mutare totalmente le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici. Il ministro della pubblica amministrazione Fabiana Dadone ha fornito alcune delucidazioni in merito. Qui si tenterà, in pochi passi, di mettere in luce i punti nevralgici di una vera propria riforma che interesserà l’ambito dei concorsi pubblici. Sicuramente si avverte la necessità di concorsi più snelli. “Velocizzare le procedure però senza perderne in qualità”, in sostanza verrà abolito il cartaceo, le prove si svolgeranno su supporti informatici. Per avere un’idea della portata dell’innovazione basta richiamare alla memoria lo svolgimento delle preselettive per il Concorso di Dsga 2018 (tra l’altro le prove orali, che ancora interessano questo concorso, sono state anch’esse sospese a causa del coronavirus) mediante l’utilizzo di pc. L’informatizzazione delle procedure non deve necessariamente essere vista come un male. Alla fine dell’espletamento della prova del concorso suddetto il candidato era già messo al corrente del punteggio ottenuto, al contrario di altri concorsi dove la correzione di prove scritte ha richiesto mesi e mesi di tempo, lungaggini inutili e creato malcontento. In un’epoca dove la tecnologia la fa da padrona, uno “svecchiamento” si rende senz’altro necessario.

 

Accesso al lavoro pubblico e parallelismi col mondo del privato

Forse maggiore perplessità destano i continui parallelismi che il ministro F. Dadone fa con il mondo del lavoro privato. In un intervento per Skytg 24, recentemente pubblicato anche sulla sua pagina social, il ministro accenna a procedure concorsuali in grado di valutare le c.d. competenze trasversali, che consentano una ulteriore scrematura dei candidati, tra queste cita testualmente la capacità di lavorare in gruppo, la team leadership, la capacità di gestione dello stress, il problem solving. Il dubbio è che si vada ad aggiungere un elemento “soggettivo” a concorsi che, fino ad oggi, si sono svolti secondo criteri presumibilmente “oggettivi”. Senza contare che molte delle preselettive prevedono anche quesiti di logica, matematica, calcolo della probabilità etc mirati a valutare la capacità di ragionamento del candidato, per di più calcoli matematici da risolvere in tempi ristretti. Non è forse già questa una “capacità di gestione dello stress”? Insomma in che modo, su quali basi, con quali criteri dovranno essere valutate tali competenze è un nodo ancora da sciogliere.

 

Le maxi-preselettive non sono più pensabili!

L’emergenza sanitaria nazionale non è ancora passata, di certo non saranno più possibili preselettive che registravano fiumi di candidati in lizza per una manciata di posti. Il ministro Dadone opta a proposito per una delocalizzazione delle procedure, da attuare grazie alle strutture pubbliche a disposizione (scuole, università etc) e legate alla residenza dei candidati. Per maggiore chiarezza bisognerà ulteriormente attendere. Una cosa certa è che il Coronavirus ha investito anche il mondo delle procedure concorsuali, mettendone in luce falle già pre-esistenti.

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Antonia De Santis

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