Concorsi combinati una vicenda tutta italiana – l’occupazione dell’universita’

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CONCORSI COMBINATI UNA VICENDA TUTTA ITALIANA-
 
 
 
Corriere della Sera – e-dicola
            giovedì, 16 giugno, 2005
            SCUOLA UNIVERSITA’
            001.011
 
 
 
            Diritto del lavoro, ****** accusa: concorsi combinati
 
            Lettera dell’ ex ministro ai colleghi dell’ università: « Gravi
            degenerazioni, non si scelgono i migliori »
            ROMA – I concorsi per diventare professore o ricercatore
            universitario sono « sovente predeterminati secondo logiche non
            meritocratiche » . C’ è « una gestione combinata nella selezione dei
            giovani studiosi » . Prova ne sia il fatto che, di regola, ai
            concorsi partecipano tanti candidati quanti sono i posti in gara «
            perché si sono scoraggiati i migliori dal proporre o mantenere la
            propria candidatura » . Questo avverrebbe almeno per quanto riguarda
            la disciplina del diritto del lavoro. Ma la « degenerazione » del
            sistema potrebbe essere diffusa. La denuncia viene dal più
            autorevole dei giuslavoristi italiani, ***********, già ministro del
            Lavoro e padre dello Statuto dei lavoratori. Il professore ha deciso
            di uscire allo scoperto con una lettera inviata ieri a tutti i
            colleghi attraverso **********, la mailing list della categoria. «
            Nella mia qualità di collega tra i più anziani, prendo spunto da
            diversi episodi recenti per manifestare la mia preoccupazione di
            fronte a quella che mi appare una degenerazione grave nei rapporti
            interni alla nostra comunità scientifica » . « Il mio auspicio –
            conclude ****** – è che tutti i colleghi giuslavoristi di buona
            volontà uniscano il loro impegno per riportare serenità,
            trasparenza, e ancor più equità nelle scelte accademiche » . La
            lettera ha suscitato scalpore nella categoria. Molti, moltissimi ne
            condividono in pieno la denuncia e sottolineano il coraggio e l’
            opportunità dell’ iniziativa di ******. Quasi con un senso di
            liberazione: « Era ora che venisse fuori » . Ma nessuno o quasi
            accetta di uscire allo scoperto. Molti descrivono un sistema dove
            gli esiti dei concorsi sarebbero di fatto predeterminati da accordi
            gestiti da un gruppo ristretto di « baroni » che di volta in volta
            aprirebbe la strada all’ un candidato o all’ altro non tanto secondo
            logiche meritocratiche ma piuttosto in base a criteri spesso
            clientelari o nepotistici. Qualcosa che più o meno c’ è sempre
            stata, ma che adesso avrebbe raggiunto livelli sfrontati, con
            candidati ai quali si direbbe chiaramente che non è il caso si
            presentino perché non è ancora il loro turno e intese nelle
            commissioni esaminatrici per far passare di regola il candidato
            interno dell’ Università con priorità su tutti gli altri. Molti,
            quindi, confermano e arricchiscono di particolari quanto denunciato
            da ******, a patto però di mantenere l’ anonimato. Perché,
            sostengono, « se esco allo scoperto, mela fanno pagare: non mi fanno
            più passare nessuno dei miei » . Bisogna arrivare così a un altro
            decano dei giuslavoristi, *****************, già maestro di *****
            *****, e altro grande nome del diritto del lavoro accanto a quello
            di ******, per raccogliere un commento non anonimo: « **** ha
            perfettamente ragione. Il numero dei promossi coincide sempre col
            numero dei candidati » . Secondo ********* ci sarebbe un sistema di
            « cooptazione, rigidamente centralizzato di stile staliniano »
            gestito da « un gruppo di cattedratici intraprendenti » . Chi sono?
            « Nell’ ambiente li conosciamo tutti » , risponde il professore
            senza però voler fare i nomi. « Ma adesso – aggiunge – è ora di
            voltar pagina. L’ appello di **** non cadrà nel vuoto. Sarà seguito
            da iniziative per riportare trasparenza » . Èprobabile che lo stesso
            ********* e altri docenti promuovano raccolte di firme sotto
            documenti di denuncia del sistema. Anche ******************, allievo
            di *****, condivide pienamente la denuncia di ****** e descrive un
            clima pesante che graverebbe sui concorsi. All’ Università di
            Modena, tra l’ altro, un concorso per un posto di ricercatore è
            finito oggetto di un ricorso al Tar, il tribunale amministrativo
            regionale. E c’ è anche il caso di un concorso all’ Università di
            Cassino dove su un candidato un commissario ha dato alla fine il
            proprio giudizio positivo « solo in considerazione degli standards
            valutativi comunemente adottati nell’ ambito della materia, specie
            negli ultimi tempi » . Come dire che visto che la qualità dei
            promossi si è progressivamente abbassata… tanto vale adeguarsi. Va
            quindi detto, come pure ********* riconosce, che le responsabilità
            della categoria non sono poche. Del resto, le commissioni
            esaminatrici vengono elette dagli stessi docenti. Che quindi,
            volendo, potrebbero rinnovare i collegi giudicanti e determinare
            equilibri diversi. Ma, secondo quanto raccontano gli stessi
            professori, « la partecipazione alle elezioni è bassissima » . La
            degenerazione del sistema, concordano, « va avanti da una quindicina
            d’ anni e nessuno l’ ha denunciata per amore del quieto vivere e per
            opportunismo: adesso, però, basta » . I baroni del lavoro Come
            funziona il sistema dei concorsi che ****** ( foto) mette sotto
            accusa? Per i concorsi per docente di prima fascia vengono elette le
            commissioni dai professori di prima fascia. Per i concorsi per
            docente di seconda fascia e ricercatore le commissioni vengono
            elette dai professori di prima e seconda fascia. Ogni anno si
            tengono un paio di tornate elettorali per la scelta delle
            commissioni esaminatrici sparse nelle varie Università. I più
            impegnati nel coordinamento delle elezioni – e i primi a finire nel
            mirino delle critiche – sono **************, docente a Bologna, e
            ***************, a ***********.
            ************
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Da Corriere della sera 19 giugno 2005
La risposta di ******** e *******:
i due cattedratici hanno dato una risposta alle accuse fatta di amarezza, ammissione di colpa generalizzata e,curiosamente , di una visione leibniziana del sistema : il miglior sistema possibile: tutti contenti   “ e < veramente ci fa sorridere il fatto che ci siano meritevoli in lista di attesa> dicono !)
 
 
Il titolo scelto dal corriere dà conto della situazione esistente
Le carriere e le cattedre e la battaglia negli atenei
 
Ne pubblichiamo alcuni stralci :
 
L’Amarezza
Confessiamo che, quasi al termine di una lunga carriera scientifica ed accademica, avremmo preferito apparire sul Corriere della Sera per la nostra attività di studiosi che ci impegna a tutt’oggi; ma tant’è, ci troviamo vittime della vecchia tecnica del «sbatti il mostro in prima pagina». Prendiamo atto che ci sono dei pentiti certo autorevoli, ma, a prescindere da *********** da 35 anni presentato come padre dello Statuto, ***************** e ****************** si trovano accomunati dall’essere uno maestro e l’altro allievo di ***********: povero *****, perché il primo non è mai stato suo maestro (lo era ***************); ed il secondo lo è stato certo ma, diciamo così, ci vive su un po’ di rendita.
L’ammissione di colpevolezza generalizzata
<Bene , sono pentiti, perché è chiaro che tutti hanno lucrato dal sistema che condannano, visto che ****** in questi ultimi anni si è visto collocare in prima fascia sette suoi allievi o allievi dei suoi allievi; visto, altresì, che ********* è stato commissario interno in due concorsi dì prima fascia (Verona e Bari) e visto, infine, che ********** dopo la morte del suo maestro, ha insistito e ottenuto che uno dei due scriventi, *******, fosse suo commissario interno nel concorso di Modena che lo ha portato alla cattedra. Ma tant’è, i pentiti sono tali perché hanno partecipato al compimento del reato. Solo che dovrebbero essere anche operosi, ma lo sono a modo loro, denunciano il complotto ma non i registi; i nomi di quelli li sussurrano sottovoce.>
e ancora :
< La stessa disciplina dei concorsi in vigore è stata escogitata in chiave di garanzia della carriera di coloro che erano già dentro all’Università, per permettere ai ricercatori di divenire associati e agli associati di divenire ordinari: basti pensare alla nomina del commissario interno, a protezione del figlio prediletto della Facoltà; alla previsione di due e, poi, un’idoneità aggiuntiva, quale merce di scambio; alla possibilità data alla Facoltà banditrice di non chiamare nessun vincitore.>
La chiamata di correo .
< ma è perlomeno strano che….. ci siano i nomi dei due sottoscritti, ma manchi quello di qualcun altro assai più illustre e autorevole, ad esempio ****>
 
…………..omissis…………………………………………………………….
 
la visione leibniziana ( una grande famiglia)
 
si parla di un <grande vecchio>
 
< Non è così, almeno non lo è nella nostra materia, dove i professori straordinari ed ordinari si stanno avvicinando alle 100 unità, distribuiti in una molteplicità di sedi e facenti capo a molte scuole grandi e piccole: le commissioni di concorso hanno via via contato tra i loro membri quasi tutti i professori della materia; i vincitori riproducono il pluralismo vivacissimo che ci contraddistingue. E veramente ci fa sorridere il fatto che ci siano meritevoli in lista di attesa, perché essendo tanti i posti disponibili si è potuto far spazio per tutti quelli che non dico avessero raggiunto la maturità scientifica, ma facessero sperare di poterla conseguire.
***************
Università La Sapienza di Roma
**************
Università di Bologna
vicepresidente Islssl
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Da Labour Web -FORUM-Labour Web -FORUM-
 
 
                  Italy
                  23 PostsPosted – 05 Jul 2005 : 18:42:36    
 
                  Il prof. ******* chiede di pubblicare due brevi notizie:
 
                  · la prima è che la completa registrazione del dibattito
                  intervenuto a RADIO24 lunedì 20/06 dalle ore 9.00 alle ore
                  9.55 con la partecipazione dei proff.ri ******* , ******,
                  dell’Aringa e **** (Presidente della conferenza dei rettori)
                  si trova sul sito di radio24 all’indirizzo
                  www.radio24.ilsole24ore.com digitando poi l’opzione “VORREI
                  RIASCOLTARE” e scegliendo da lì il titolo della trasmissione
                  “9 IN PUNTO” del 20/06/2005 dal titolo “UNIVERSITA’ SENZA
                  MERITOCRAZIA”. Si consiglia di ascoltarla prima di
                  avventurarsi in comunicazioni e valutazioni fantasiose come
                  pur si è fatto.
 
                  · la seconda attiene a quanto dichiarato dal *************
                  ********** nel Corriere della Sera del 16/06/’05 sotto il
                  titolo “******: concorsi combinati negli atenei” cioè:
                  «…Anche ******************, allievo di *****, condivide
                  pienamente la denuncia di ****** e descrive un clima pesante
                  che graverebbe sui concorsi. All’Università di Modena, tra
                  l’altro, un concorso per un posto di ricercatore è finito
                  oggetto di un ricorso al TAR, il tribunale amministrativo
                  regionale…». Or bene, la Prof.ssa ********* commissario
                  interno di un concorso di ricercatore presso la Facoltà di
                  Economia e Commercio dell’Università di Modena, in cui era
                  candidato anche il cognato di **********, esaurite le prove
                  scritte ed alla vigilia delle prove orali si è dimessa
                  adducendo una parzialità degli altri commissari, la prof.ssa
                  ********* ed il dott. ********.
                  Dopo di ché il Rettore ha sciolto la commissione, senza per
                  altro farsi carico di far nominare un altro commissario
                  interno, come premessa ad una nuova votazione. Il TAR ha
                  supportato il decreto rettorale ma il Consiglio di Stato, con
                  ordinanza R.O. 3028/05 – R.G. 4055/2005 del 24/06/2005, ha
                  deciso come segue:
                  «ritenuto che si palesano fondate le censure avverso il
                  provvedimento con cui il Rettore [prof. *********, noto nella
                  materia per il figlio cattedratico, allievo della stessa
                  prof.ssa *********] ha disposto la sostituzione dell’intera
                  Commissione senza tenere conto dello stato avanzato dei lavori
                  della procedura concorsuale e senza distinguere la posizione
                  dei componenti della Commissione stessa.
                  Ritenuto che il Rettore debba procedere alla sostituzione
                  della Presidente dimissionaria, mantenendo in carica gli altri
                  due componenti, e alla concessione della proroga del termine
                  per la conclusione della procedura concorsuale.
                  P.Q.M.
                  Accoglie l’appello (Ricorso n.4055/2005) e, per l’effetto, in
                  riforma dell’ordinanza impugnata, accoglie l’istanza cautelare
                  in primo grado e ordina al Rettore dell’Università degli Studi
                  di Modena e Reggio Emilia di adottare i suindicati
                  provvedimenti.
                  La presente ordinanza sarà eseguita dall’amministrazione ed è
                  depositata presso la segreteria della sezione che provvederà a
                  da darne comunicazione alle parti.
                  Roma, 24 giugno 2005»
 
                  Come si vede, mal fece lo sventurato ********** a menzionare
                  la controversia licenziata dal Tar e pendente di fronte al
                  Consiglio di Stato. Perché almeno qua, stavolta, egli vi
                  appare come coprotagonista del mal costume che vorrebbe
                  sanzionare, cioè di voler tentar di bloccare un concorso sol
                  perché non sembra favorire il suo candidato, pubblicizzato già
                  nella campagna elettorale fatta in perdita. Insomma è la
                  solita storia di chi predica bene e razzola male.
                  Ma si consoli, a legger tanta “posta del cuore” apparsa in
                  questa labourlist non è il solo.
 
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Ichino su l Corriere della sera del 17 giugno spiega come funziona il sistema.
Pubblichiamo uno stralcio del suo articolo dal titolo significativo . “ Negli Atenei una guerra di bande”
 
“Dopo la riforma del 1998, i concorsi universitari non sono più accentrati al livello nazionale: ogni ateneo può bandire il concorso per coprire una propria cattedra o un posto di ricerca­tore. La commissione cui il concorso è affidato è composta da un membro designato dalla facoltà interessata e da altri due o quattro eletti da tutti i professori della materia. Negli inten­dimenti del legislatore, le cose avreb­bero dovuto svolgersi così: i professo­ri che intendono sostenere un aspi­rante ricercatore o professore, per es­sere eletti nella commissione, chiedono il voto dei colleghi di tutta Italia; ognuno di questi vota per il professore che sostiene il candidato conside­rato migliore; in questo modo la scel­ta del nuovo ricercatore o professore è indirettamente compiuta dall’inte­ra comunità accademica, tra tutti i candidati in competizione. Perché, invece, le cose non funzionano così? Perché il sistema non è dotato di una autorità antitrust, capace di impedi­re i «cartelli». Così può accadere che due gruppi minoritari di sostenitori di due candidati deboli, alleati tra lo­ro, riescano a battere i sostenitori del candidato migliore, accordandosi per ripetere l’operazione in due concorsi successivi. Per evitare questo gioco scorretto, in molti settori i pro­fessori si danno spontaneamente un organo di coordinamento informale, che decide chi deve essere promosso e fornisce di volta in volta le indicazio­ni di voto corrispondenti. La cosa funziona decentemente finché questo or­gano opera in modo equo. Può acca­dere invece che l’organismo sponta­neo privilegi in modo eccessivo gli allievi di una parte, penalizzandone un’ altra. In questo caso, l’altra può cercare di organizzarsi a sua volta; e allora si instaura una guerra per bande, in cui la banda maggioritaria riesce a far man bassa di tutti i posti messi a concorso. Ma questo non è ancora il peggio,
Il peggio – ed è quello che *********** denuncia-accade quando al­cuni membri del gruppo dominante cercano di impedire sul nascere l’ag­gregazione alternativa, accompagnan­do le proprie indicazioni di voto con la minaccia terribile al collega dissen­ziente o al giovane aspirante alla promozione: «Se non segui le nostre indi­cazioni, sarai iscritto in un libro nero e d’ora in poi sarai tagliato fuori»”.
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COMMENTO
Nelle scorse settimane, sulle pagine del Corriere della Sera, sono apparse lettere di denuncia e lettere di risposta su di un argomento che, con linguaggio giornalistico, è stato definito come <concorsi combinati>
Il tema riguardava i concorsi universitari per le cattedre della materia del diritto del lavoro.
E’ quindi una questione tutta interna al mondo dei giuslavoristi.
La denuncia partiva da un illustre cattedratico ,noto tra gli studiosi della materia, ma anche noto, al di fuori della cerchia ristretta degli specialisti, al gran pubblico, per essere considerato il <padre della Statuto dei lavoratori > .
Parole pesanti si dicevano nella denuncia e cioè che <i concorsi per diventare professore o ricercatore universitario sono sovente predeterminati secondo logiche non meritocratiche>; c’è <una gestione combinata ( sic ) nella selezione di giovani studiosi > e altro dello stesso tenore.
Il settore della materia del diritto del lavoro si è molto espanso in questi ultimi decenni a fronte dell’aumentata importanza del rapporto di lavoro,particolarmente subordinato, rispetto agli anni in cui prevalevano altre attività ( agricole ,artigianali,commerciali, piccolo- imprenditoriali,carriere militari etc.)
A tale denuncia rispondevano altri illustri cattedratici, chiamati in qualche modo in causa.La risposta,sfrondando i personalismi, nel nocciolo,era che <tutti hanno lucrato dal sistema>.
Si è usato un linguaggio tipico delle organizzazioni illegali , si è parlato specificatamente di <pentiti>.
Ed è proprio così. E’ la verità: <tutti hanno lucrato dal sistema>. Ma è assai triste verità, che ci fa pensare a quale capitale di intelligenza si sia perso con tali sistemi di selezione dei migliori.
Sappiamo che il fenomeno non è circoscritto solo al mondo dei giuslavoristi,né al solo mondo dei cultori del diritto,ma si estende, con forse maggiori dimensioni e forse maggior danno alle facoltà scientifiche (medicina in testa).
Però a noi che <frequentiamo > ,si fa per dire, marginalmente questo ambiente universitario e questo ambiente di studio e di ricerca ci ha colpiti molto.
Molti di questi protagonisti li conosciamo li abbiamo contattati. Eravamo convinti che fossero tutti tesi, idealisticamente,a percorrere il < viaggio della coscienza alla ricerca del sapere assoluto> ( *****) e non a soddisfare piccoli interessi.
Hanno portato, così agendo, l’intera ricerca in certe direzioni mentre il percorso poteva essere diverso e forse migliore.
Sappiamo, noi che li abbiamo contattati , quelli che si chiudevano, si negavano al confronto, “citando e ricitando” i “loro” per preparagli il terreno nei futuri concorsi.
No, non possiamo distinguere. < tutti hanno lucrato dal sistema>, come si dice nelle lettere.
Il sistema è impastato così, è sempre stato così. Se sono <combinati> col metodo del < numero chiuso > i concorsi di oggi [ <ai concorsi partecipano tanti candidati quanti sono i posti in gara>] erano <combinati> con altri metodi i concorsi di ieri.[ ricordiamo il concorso del 1984/87 che dovette essere rattoppato con una legge di intepretazione autentica approvata in tutta fretta per coprire l’illegittimità delle procedure].Ricordo che un illustre cattedratico mi diceva non <si muove foglia> in questi ambienti senza il benestare di quello che allora era considerato il nume titolare del diritto del lavoro.
E’ pur vero che nel mondo scientifico è fondamentale la “ cooptazione” ,per cui i titolari, seniores, della ricerca( professori di varie tipologie) scelgono con criteri anche soggettivi coloro che dovranno continuare la loro opera. Nel mondo anglosassone è teorizzato e praticato lo strumento della peer review  che potremmo tradurre come il <giudizio dei pari>.Più precisamente si intende quel <sistema socioricognitivo della scienza per cui essa possiede un suo metodo intrinseco per valutare il merito scientifico di una ricerca ( epperciò di un ricercatore ndr.),in un certo senso connaturato,e comunque da sempre praticato:si tratta del giudizio espresso dagli esperti,ovvero dall’assemblea dei cosiddetti pari ( peer review)>.( v. Viale-**************** la scienza ed. Rubbettino 2003, 333)
Tale strumento in definitiva è anche alla base dei concorsi.
Ma il sistema presenta ,dicono i critici, dei punti deboli : < Se…valutatore e valutato provengono dalla medesima specializzazione, essi si trovano quasi sempre in qualche forma di competizione o di cooperazione più o meno palese. Questa situazione può facilmente alterare l’obiettività del giudizio di merito con dei bias [ delle distorsioni] cognitivi di rilievo e difficili da esplicitare.La familiarità o meno con un certo approccio ai problemi o con una letteratura di riferimento, particolari criteri di rilevanza problematica e di ricerca delle soluzioni possono dare una idea delle fonti di pregiudizio pro e contro. Tutto questo può essere esasperato in un campo di ricerca molto ristretto (vicinanza degli interessi di valutatore e valutato) oppure in presenza di un forte mainstream (intolleranza da parte del valutatore ortodosso)..>.E allora < emerge con forza,perciò,l’esigenza che i peer abbiano non soltanto una competenza specialistica,ma anche una preparazione specifica nel merito della valutazione della scienza e un’ampia visione scientifica,al fine di contenere i danni che possono essere apportati al progresso della conoscenza >[ per un’analisi di più ampio respiro relativa al diritto del lavoro ci si consenta di rinviare al nostro, M.Viceconte Il diritto del lavoro come scienza e professione in LPO n.8/9, agosto/settembre 2003].
Un’altra critica si muove al mondo accademico e ai suoi <metodi di cooptazione> da illustri studiosi (************** of scientific revolutions).
Da tali studiosi si introduce il concetto di paradigma. Il paradigma viene definito con riferimento a <modelli che danno origine a particolari tradizioni di ricerca scientifica con una loro coerenza>.I giovani scienziati che si preparano a diventare membri di una comunità scientifica ,studiano il paradigma appropriato ,assimilandosi in tal modo alla tradizione di ricerca pertinente .Essi lavorano su problemi nei libri di testo ,che li conducono a pensare in accordo con le richieste del paradigma del tempo. L’intero processo dell’istruzione ,in effetti, plasma il loro pensiero in modo tale che esso si accorda con le opinioni tradizionali dettate dal paradigma………Lo scienziato è addestrato a rispettare e seguire nel suo lavoro gli editti di un paradigma, che è di per sé il prodotto di una comunità scientifica. E in un periodo di   scienza normale il lavoro scientifico può essere condotto con successo solo secondo un qualche paradigma accettato .Le ricerche condotte al di fuori del paradigma rimarranno semplicemente inedite. (1)
Ma anche, più vicino a noi, un illustre filosofo così scriveva: «L’università è di sua natura tradizionalistica e conservatrice, adatta a trasmettere notizie e metodi e costumanze, e a preparare professionisti e pratici. Non può dunque aspettarsi da essa né il nuovo pensiero, che è opera della personalità geniale, anche quando, come la lingua italiana acutamente dice “faccia” (e non già “sia”) l’insegnante e il professore; e neppure la manifestazione dei bisogni e degli stimoli al nuovo pensiero, che vengono non dalla sua chiusa cerchia, ma dall’intera vita sociale ,e spesso dai punti più lontani o ripugnanti a quella cerchia».
 
 
 
 
 
 
 
E questo se tutto procede nella norma. Figuriamoci se si creano le < bande>.
Sappiamo che è una lotta donchischottesca contro i mulini a vento.Periodicamente il problema viene riproposto. Nulla mai cambia. Ma lo facciamo con lo spirito dei cavalieri medioevali che difendevano “vedove e orfani” senza attendersi alcun premio se non quello della consapevolezza di avere compiuta una buona azione.
__________________________________________________
(1)     Vedi ************* Storia della filosofia della scienza pag.418 e ss. passim, ed. EST 1998
(2)     Vedi Benedetto Croce, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, ed. ******* & Figli, Bari, 1964, 148
 
 
 
*****************
 
 
N.B. : le opinioni contenute nel presente articolo sono espresse a titolo personale e non coinvolgono in alcun modo la Rivista.

Avv. Viceconte Massimo

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