Come funziona la tassazione dei flexible benefits

Lorena Papini 27/12/23
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Negli ultimi anni si è sempre più diffuso in tutto il mondo l’utilizzo dei cosiddetti flexible benefits, ovvero una serie di beni o servizi che le aziende forniscono ai propri dipendenti in aggiunta alla tradizionale retribuzione monetaria.
Questa tendenza nasce nell’ambito del welfare aziendale, con l’intento di ottimizzare la vita privata e professionale dei lavoratori e di ottenere, di conseguenza, una maggiore spinta motivazionale e una produttività più efficiente, affinché i dipendenti si sentano parte integrante della propria realtà lavorativa.
In questo articolo cercheremo di capire meglio che cosa sono i flexible benefits e quale sia l’attuale tassazione di queste misure.

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Indice

1. Cosa sono i flexible benefits?


I flexible benefits, come detto sopra, consistono in un insieme di beni o servizi che un’azienda offre ai propri lavoratori dipendenti per migliorare la qualità della loro vita e aumentarne il potere d’acquisto.
Come suggerisce il termine, si tratta di veri e propri “benefici”, di cui i dipendenti possono godere in aggiunta alla loro retribuzione contrattuale.
Sono definiti “flessibili” poiché è proprio il lavoratore a personalizzare i propri benefits in base alle esigenze personali.
Non si tratta, quindi, di un pacchetto standard, ma sono i singoli lavoratori a scegliere e combinare i vari benefici, realizzando una soluzione adatta alle proprie necessità private.
Non trattandosi di una retribuzione vera e propria, questi benefits non sono soggetti a carichi impositivi o contributivi, ciò permette di ridurre il cuneo fiscale, cioè tutto quell’insieme di tassazioni che riguardano sia la ditta che il lavoratore stesso.
I flexible benefits rappresentano, quindi, un modo semplice e immediato per garantire un maggiore potere d’acquisto ai dipendenti, ma allo stesso tempo, ridurre l’impegno economico per l’azienda.
Per capire in modo più dettagliato quali tipi di flexible benefits esistono e vedere alcuni esempi, rimandiamo all’approfondita trattazione presente in questa pagina: https://www.buoni-pasto.it/flexible-benefits-cosa-sono-e-come-funzionano/.

2. La normativa in riferimento ai flexible benefits


Come abbiamo accennato in precedenza, i flexible benefits si inseriscono all’interno di un piano di welfare aziendale più ampio, pensato per migliorare la qualità della vita dei lavoratori dipendenti.
Per quanto riguarda la normativa che li disciplina, bisogna fare riferimento all’art. 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) e alla Circolare n. 28/E del 15 giugno 2016, emessa dall’Agenzia delle Entrate, che definisce nello specifico che cosa si intende per “flexible benefits”.
In particolare queste norme stabiliscono in modo molto preciso che questo tipo di benefici devono essere resi disponibili dall’azienda a tutti i propri dipendenti in modo omogeneo, al di là della posizione lavorativa o del tipo di retribuzione corrisposta.


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3. Come e quando vengono erogati i flexible benefit?


Ogni azienda può determinare il momento in cui erogare i flexible benefits sulla base delle proprie politiche aziendali.
Di solito comunque ciò avviene in corrispondenza di alcuni eventi importanti:

  • nella busta paga mensile;
  • su base trimestrale o semestrale;
  • come rimborso spese richiesto dal lavoratore.

I flexible benefits sono, infatti, distribuiti in modo strategico dalle aziende per rispondere in modo diretto alle necessità personali di ogni lavoratore.
Spesso vengono definiti come un “carrello della spesa”, cioè un modo per inserire una serie di beni o servizi in un “carrello” immaginario, per ottenere dei benefici sulla base delle proprie esigenze.
L’azienda diventa quindi un attore attivo, completando le politiche di welfare attivate dal governo, con una propria partecipazione importante.
Ciò permette all’azienda di rispondere in modo più concreto e efficace ai bisogni variabili dei propri lavoratori, offrendo una serie di benefici mirati, che rispecchiano in modo preciso le reali necessità dei dipendenti.
Ad ogni lavoratore viene comunicato un budget, che può essere speso per ottenere diversi tipi di servizi o di beni previsti all’interno di un catalogo specifico, così da individuare quelli più vicini alle proprie esigenze.
L’azienda può quindi decidere se procedere erogando direttamente questi benefits, o rimborsali sulla base di un piano predefinito.
In questo modo l’azienda riesce a prendersi cura direttamente dei propri dipendenti, migliorando l’umore all’interno dell’ambiente lavorativo, facendo sentire i propri lavoratori importanti, aumentandone la produttività e incrementando il senso di appartenenza dei dipendenti alla propria realtà professionale.

4. Tassazione e flexible benefits


All’interno dell’art. 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi e, con un’ulteriore specifica, nella Circolare n. 28/E del 15 giugno 2016 e nella Circolare 5/E del 29 marzo 2018, sono indicate non solo le modalità con cui i flexible benefits devono essere distribuiti, ma anche le disposizioni relative alla tassazione corrispondente a questo tipo di misure.
Come abbiamo già sottolineato queste norme indicano l’obbligo per le aziende di fornire questi benefici ai propri dipendenti senza distinzioni, a favore di tutti i lavoratori aziendali o sulla base di categorie omogenee di professionisti, al di là dei diversi livelli di retribuzione.
I flexible benefits sono esenti dal punto di vista fiscale per qualunque tipo di bene o servizio, senza alcun tipo di limitazione.
La Legge di Stabilità 2016 ha, inoltre, ampliato le componenti escluse dal reddito come lavoratori dipendenti, ciò ha permesso alle aziende di godere di un ulteriore risparmio per quanto riguarda gli oneri contributivi e, allo stesso tempo, di dedurre il costo dei flexible benefits durante la determinazione del reddito aziendale.

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