Colpevole di ricettazione il bancario che prende in pegno un orologio che è rubato

Redazione 07/09/12
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Lucia Nacciarone

Con la sentenza n. 14915 del 5 settembre 2012 la Cassazione ha respinto il ricorso di un dipendente di una banca contro la decisione dei giudici di merito, che statuiva il risarcimento del danno e la legittimità del licenziamento, per avere lo stesso accettato in pegno un oggetto che sapeva essere rubato.

Se il bancario è al corrente del fatto che l’orologio impegnato per ottenere il prestito è rubato, tale consapevolezza configura il reato di ricettazione e la conseguente legittimità della sanzione del licenziamento da parte della società per giusta causa.

Nel caso sottoposto all’attenzione della Corte il dipendente aveva concorso con l’autore di una rapina a depositare presso la banca il ricavo di tale reato, ossia un prezioso orologio.

La consapevolezza della provenienza illecita dell’oggetto, presentato al banco pegni per ricevere il prestito, è stata ritenuta decisiva ai fini dell’affermazione di responsabilità.

«La circostanza della irrilevanza della valutazione del bene da parte del dipendete, nella sua qualità di mero estimatore degli oggetti presentati alla banca per la costituzione del pegno e la concessione del relativo prestito, risultava dalle seguenti osservazioni: la banca e per essa i superiori gerarchici del dipendente, che avevano deciso di costituire detto pegno, avevano fatto ciò sul presupposto della regolarità dell’oggetto presentato dal richiedente; l’imprudenza nel concedere un prestito a persona poco affidabile che avrebbe potuto non onorare il prestito concesso non faceva di certo escludere il danno ricevuto dalla banca che, in ragione del sequestro dell’orologio e della sua successiva consegna del bene al legittimo proprietario, si era vista mancare la garanzia del credito mai saldato».

Alla luce di questa considerazioni la banca ha licenziato il dipendente, sanzione, questa, più che legittima.

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