Avvocati e Recupero crediti: come sapere se un pignoramento sarà fruttuoso?

Redazione 16/05/17
Scarica PDF Stampa

È arrivato un nuovo strumento per i professionisti Avvocati: grazie alla convenzione stipulata tra Cassa Forense e la società Abbrevia, specializzata in informazioni commerciali in possesso di licenza investigativa, infatti, sarà forse possibile agire sull’innumerevole quantità di azioni giudiziarie proposte ai fini del recupero di un credito, ma conclusesi infruttuosamente.

L’avvocato, infatti, nel momento in cui assuma la rappresentanza legale di un assistito che necessita di ottenere il saldo di un credito a lui intestato, sa che centrale per la risoluzione della controversia sarà indubbiamente la disponibilità economica del debitore. Ma è possibile prognosticare la stessa? Come poter prevedere l’esistenza di risorse economiche con cui estinguere il debito?

Avvocati: come ottenere informazioni sul reddito della controparte?

Grazie alla collaborazione tra la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense e Abbrevia, i professionisti avranno una condizione agevolata con cui poter svolgere indagini nell’ambito del recupero crediti e delle investigazioni aziendali, private e difensive.

Sono troppi infatti i processi civili che hanno ad oggetto un credito non saldato, che intasano gli uffici giudiziari, spesso vanamente: se infatti il debitore non dispone di risorse economiche da aggredire, azionamento della macchina processuale risulterà inutile, anzi dannoso: considerata la durata media di questi tipi di processi, il creditore dovrà sostenere anche le spese processuali.

Prima ancora di sapere quali beni del debitore sono aggredibili da parte del giudice dell’esecuzione, è necessario che avvocato e cliente siano a conoscenza di quale tipologia sia effettivamente assoggettabile ad esecuzione forzata.

Qual è la differenza tra beni pignorabili e impignorabili?

Nel pignorare i beni, si dà precedenza a quelli più facilmente liquidabili, partendo appunto dai beni mobili e dai conti correnti. Secondo l’art. 13, d.l. 27 giugno 2015, n. 83, così come modificato dalla riforma del codice di procedura civile, sono pignorabili l’1/5 dello stipendio; per quanto riguarda la pensione, l’1/5 della parte eccedente la base imponibile al netto del minimo di sostentamento che è uguale all’assegno sociale aumentato del 50% (€ 448,51 x 1,5= € 672,78); sui pignoramenti presso istituti bancari, nel caso di redditi da lavoro, vale la regola del triplo dell’assegno sociale.

Tra i beni pignorabili vi è per eccellenza il bene immobile, che se costituito dalla prima casa è aggredibile solo qualora il creditore sia privato: sarà inibito il pignoramento in caso di esecuzione da parte di creditore pubblico. Segue poi l’autoveicolo registrato nel Pubblico Registro Automobilistico.

Beni Impignorabili: quando rientra la prima casa?

Tra i beni impignorabili invece, partendo dai beni mobili, troviamo tutto ciò che risulta essere indispensabile al debitore e alla sua famiglia per vivere: i vestiti e la biancheria, i letti, i tavoli e le sedie necessarie per consumare i pasti, gli armadi, gli elettrodomestici come frigorifero, stufe e fornelli da cucina, lavatrice etc.; rientrano nel computo anche gli oggetti sacri o utili ad esercitare il proprio culto, l’anello nuziale o comunque i beni con particolare valore affettivo e morale.

Sempre riguardo al sostentamento non sono pignorabili i beni commestibili e combustibili necessari per un mese al mantenimento del soggetto e della sua famiglia o gli animali da compagnia purché non abbiano fini produttivi, alimentari e commerciali.

Come ultima spiaggia, si può anche operare un pignoramento presso terzi, qualora i beni di proprietà del debitore siano nella disposizione materiale di soggetti estranei al procedimento esecutivo.

  • Potrebbe interessarti anche: Pignoramento dopo Def 2017, beni immobili e prima casa

Redazione

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento