Amazon: indagini Europa e USA per pratiche monopolistiche

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Antitrust, Amazon al centro di indagini in Europa e stati uniti per presunte pratiche commerciali scorrette.
Amazon si trova nuovamente nell’occhio del ciclone delle autorità antitrust americana ed europea per il presunto svolgimento di “pratiche monopolistiche” che avrebbero un impatto negativo sui consumatori.
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Indice

1. Accuse di pratiche monopolistiche ad Amazon


La Federal Trade Commission degli Stati Uniti accusa il gigante dell’e-commerce Amazon di incentivare i clienti ad aderire al suo servizio Prime per ottenere vantaggi logistici, ma applicando prezzi più elevati e limitando le opportunità di concorrenza per altri venditori.
La stessa commissione ha rilevato che all’interno della piattaforma sarebbero presenti pubblicità che confondono gli utenti e meccanismi che favoriscono la visibilità di alcuni prodotti a seconda degli investimenti pubblicitari degli azionisti, falsando così i meccanismi di ricerca, portando ad una maggiore visibilità dei prodotti degli affiliati, a discapito dell’equità della competizione sul mercato.
L’accusa principale contro Amazon riguarda tuttavia l’impatto sui costi per i consumatori. Il contratto tra un venditore terzo e Amazon, infatti, prevede che quando il primo desidera proporre i propri prodotti sull’e-commerce più famoso del mondo, debba ovviamente affrontare dei costi, che tuttavia sono spaventosamente aumentati negli ultimi anni (dal 19% chiesto nel 2014, si è passati al 45% di oggi). Una clausola del contratto, altresì, prevede che Amazon abbia la possibilità di bloccare la vendita di prodotti a prezzi inferiori su altri siti, compreso il sito proprietario del venditore. In questo modo, Amazon realizza de facto un aumento del prezzo, con conseguente detrimento dell’interesse del consumatore, che si trova suo malgrado nella posizione di subire l’abuso di posizione dominante da parte di Amazon, accusa quest’ultima molto grave per la legislazione antitrust americana.
Infine, una delle contestazioni più significative riguarda l’opzione “acquista adesso”, anch’essa costruita in maniera capziosa per offrire ai consumatori i prodotti al prezzo più elevato. Sempre per il meccanismo contrattuale poco sopra descritto, infatti, quando gli algoritmi crawler di Amazon (software in grado di “scandagliare” il web per cercare prodotti equivalenti a quelli venduti sulla piattaforma) rilevano che un prodotto venduto su una piattaforma concorrente ha un prezzo inferiore, Amazon rimuove il pulsante “acquista” dal sito concorrente, vanificando così qualsiasi possibilità di concorrenza.


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2. Le accuse in Europa


Anche in Europa l’azienda di Bezos sta vivendo un periodo controverso, poiché subisce gli attacchi congiunti dell’Unione Europea, che ha avviato un’indagine della Commissione sulla Concorrenza, di Francia, Germania e Italia.
Nel nostro Paese, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha avviato un procedimento istruttorio contro Amazon fin dal 2019, accusando l’azienda di abuso di posizione dominante. L’accusa principale riguarda il programma di logistica preferenziale (FBA) e il suo impatto sulla visibilità e l’efficacia delle vendite sulla piattaforma, che porta gli utenti ad acquistare i prodotti dei venditori affiliati a questo programma.
Agcom ha emesso una sanzione di 1,128 milioni di euro contro Amazon, confermata dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), ma ad oggi sospesa in attesa del ricorso alla Corte di Giustizia Europea.

3. Lo sviluppo dei servizi in cloud


Forse non tutti sanno che la fonte di redditività più alta per Amazon non è tanto la piattaforma e-commerce (nonostante la sua crescente attenzione ai margini di profitto, che ha altresì aumentato i prezzi dei servizi, primo tra tutti il notissimo Prime, nonché inserito la maggior parte dei contenuti a pagamenti) quanto l’interconnessione tra e-commerce e servizi cloud, che al contrario è stata sempre presa scarsamente in considerazione dalle autorità di regolamentazione della concorrenza.
Ebbene, anche l’uso dei servizi in cloud da parte dell’e-commerce può comportare una posizione di Amazon nettamente avvantaggiata rispetto ai concorrenti, sia nel settore dell’e-commerce, sia nel settore dei fornitori dei servizi cloud: è come dire che l’azienda di Bezos prende due piccioni con la stessa fava, i concorrenti ne restano schiacciati e a farne le spese sono (ancora una volta) i consumatori.
La velocità con cui il mercato tecnologico si evolve è tale che le misure antitrust possono giungere troppo tardi rispetto alle segnalazioni iniziali o all’avvio delle indagini, ed è innegabile che questo vada a tutto vantaggio di Amazon (e delle Big Tech in generale).
Questo pone una sfida fondamentale per le autorità antitrust e le istituzioni preposte alla regolamentazione, che devono essere in grado di adeguarsi all’accelerazione dei cambiamenti nel settore tecnologico. È importante trovare un equilibrio tra la tutela della concorrenza, la salvaguardia dei consumatori e la promozione dell’innovazione.
In un contesto in cui il progresso tecnologico è rapido, potrebbe essere necessario rivedere e adattare le leggi antitrust e i processi decisionali per affrontare efficacemente le sfide poste dalle grandi aziende tecnologiche.
L’obiettivo è quello di garantire che l’azione antitrust sia in grado di mantenere il passo con l’evoluzione dei mercati digitali e proteggere l’interesse pubblico, pur promuovendo l’innovazione e la concorrenza.

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Avv. Luisa Di Giacomo

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