La lotta di Amazon alle recensioni false: prime azioni sul fronte italiano

Alessio Manzo 11/11/22
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     Indice

  1. L’esposto di Amazon
  2. La dannosità per i consumatori

1. L’esposto di Amazon

“Non c’è posto per le recensioni false su Amazon”. Esemplari le parole del vicepresidente per i servizi di vendita di Amazon Dharmesh Mehta nei confronti dei c.d. broker delle recensioni, soggetti terzi incaricati dai professionisti di procacciare recensioni positive -per prodotti in realtà dalle dubbie qualità- in cambio di promesse di denaro o prodotti gratuiti. Il fenomeno, ribattezzato astroturfing dalla dottrina statunitense, mina le fondamenta stesse dei sistemi di recensione e classificazione online adottati dai vari siti di e-commerce. Amazon, più che mai decisa nella lotta contro tali pratiche commerciali sleali, ha dunque deciso espandere in territorio europeo la lotta volta alla repressione di tali comportamenti. Dopo il primo esposto di natura civile presentato in Spagna contro “Agencia Reviews”, la squadra legale di Amazon ha deciso di raddoppiare l’impegno profuso, sporgendo denuncia -probabilmente una querela, data la possibile configurazione di truffa del reato contestato- presso la procura di Milano e nei confronti di ignoti. L’evento rappresenta il chiaro segnale della nuova sensibilità riservata all’argomento: l’azienda è più che mai determinata a reprimere tali comportamenti, in maniera tale da garantire l’affidabilità e la genuinità delle recensioni presenti sul sito. La pratica in questione, infatti, è dotata di un’offensività plurima poiché danneggia:

  • Da un lato l’immagine della piattaforma stessa, la quale perde di credibilità ed affidabilità agli occhi dei consumatori;
  • Dall’altro i professionisti concorrenti, i quali vedono erose le proprie fasce di mercato a causa dell’artificiosa manipolazione degli equilibri concorrenziali;

Per far fronte a tale fenomeno, infine, Amazon ha creato un team dedicato di investigatori, avvocati, analisti e altri specialisti esperti del settore informatico con la finalità di innovare i vari sistemi di rilevamento e prevenzione delle recensioni false, uniti dall’ obiettivo comune di “assicurare questi malfattori alla giustizia” – come dichiarato dallo stesso Dharmesh Mehta. Le suddette misure si pongono nel filone di lotta proattiva già perseguito da Amazon: tramite l’intensificazione dei controlli umani e l’introduzione delle più moderne tecnologie di machine learning, l’azienda punta alla totale repressione di tali pratiche e la recente azione delle vie legali nazionali ne è la prova.

2. La dannosità per i consumatori

I consumatori, in tale occasione, non necessariamente patiscono un danno a causa dalla pratica commerciale sleale: se il prezzo pagato rispecchia la qualità del prodotto acquistato, non è possibile configurare un profitto ingiusto da parte del venditore. La sola attribuzione di una recensione positiva, infatti, non è un elemento sufficiente per la configurazione di condizionamento tale da indurre il consumatore alla conclusione dell’acquisto: l’unico interesse meritevole di tutela in tale ipotesi è quello civile della libertà di scelta nella conclusione del contratto, bene giuridico fondamentale nella dottrina europea dei consumatori ma ancora non sedimentato in quella italiana.  Il consumatore, tuttavia, potrebbe costituirsi come parte lesa nell’ipotesi in cui il prodotto acquistato possegga un pessimo rapporto qualità prezzo, configurando così l’elemento dell’induzione in errore ai fini della configurabilità del reato di truffa.

Degna di nota, in conclusione, è la posizione adottata dall’associazione per la tutela dei consumatori “Altroconsumo”: il responsabile per le comunicazioni esterne –Federico Cavallo– ha infatti manifestato il favore dell’associazione per la decisione adottata della società di e-commerce, lamentando la dannosità delle recensioni false sui consumatori in buona fede. L’associazione a tutela dei consumatori non è nuova alla lotta contro tali servizi di boosting: già nel 2019, infatti, aveva condotto un’indagine europea volta a rivelare l’incidenza di illeciti sui consumatori in buona fede. Nelle scorse settimane ha riconfermato il proprio impegno presentando quattro esposti presso le procure di Milano, Bologna, Ivrea e Roma nei confronti dei responsabili di siti internet e gruppi che offrono la compravendita di recensioni.

Alessio Manzo

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