Alla ricerca del metodo

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“Un fatto è considerato nuovo…nel caso in cui non appartiene alla situazione problematica che ha regolato la costruzione…”

(Elie Zahar, in I.Lakatos –P.k.Feyerabend, Sull’orlo della scienza. Pro e contro il metodo, Raffaello Cortina, 1995)

Lo sviluppo della tecnologia pone sempre nuove situazioni nei rapporti sociali, controversie complesse da risolvere come nel caso avanzato da Campbell, Tibbs e Garrett  sulle proprietà intellettuali delle future stampanti 4D (Il mondo programmabile, in Le Scienze, 72-77, 558, febbraio 2015) ma anche le più semplici stampanti 3D creano già problemi nella riproduzione di oggetti non auto assemblanti, in futuro “gli unici fattori limitanti saranno la nostra capacità computazionale, la nostra fantasia e le leggi della fisica”, come osservato da Heisenberg “l’attenzione e l’intuito di coloro che cercano di interpretare i fenomeni svolgono un ruolo importantissimo nello sviluppo, e perciò lo sfondo filosofico da cui partono – consciamente o meno – ha un’influenza determinante sui risultati della loro attività “(W. Heisemberg, Lo sfondo filosofico della fisica moderna, 41, Sellerio 1999), in altri termini “quello che si può osservare dipende sempre dalla teoria” (Einstein).

L’argomento della semplicità è alla base del pensiero, una ricerca dei piani e dei rapporti che individui le radici della complessità in elementi che si rapportano tra loro in forme elementari (Aristarco), d’altronde un atteggiamento puramente programmatico ha l’effetto principale di preservare le vecchie strutture concettuali, dove la nostra esperienza quotidiana può risultare inadeguata nel rilevare fenomeni più profondi, occorre infatti distinguere tra conservazione, quale stabilizzazione, e innovazione nei mutamenti tecnologici, in cui a una logica lineare subentra una logica non lineare e l’interpretazione da deduttiva diventa induttiva, viene a saltare il processo logico lineare dove lo sviluppo ragionativo è visto come sequenza, se l’interpretazione viene intesa come un combinato disposto secondo il principio della ricerca delle simmetrie fondamentali il “dividere” un concetto è creare ulteriori concetti e quindi nuove “possibilità”, all’empirismo si sovrappone una tendenza astratta platonica o pitagorica.

Il processo induttivo è per Russell una semplice assegnazione di probabilità, si presume che un fenomeno già osservato e catalogato nel passato si ripeta uguale nel futuro, questa tuttavia non può essere una certezza ma solo un avvicinarsi al grado di certezza potendo sempre accadere “un fatto del tutto diverso” (B. Russell, I problemi della filosofia, Feltrinelli 1980), la tecnologia nell’innovare accentua il divenire nell’accadimento dei fatti introducendo la variabile della circostanza imprevista che impone una tensione tra la certezza normativa e il divenire storico della ricerca, nasce pertanto la necessità di una nuova “coerenza” (Neurath) tra le regole normative e i nuovi processi produttivi e comportamentali che si instaurano, in cui nel tentativo di adattare le vecchie regole alle nuove circostanze si ha un progressivo modificarsi delle stesse fino a perdere una loro coerenza interna, vi è quindi la necessità di ricreare tale coerenza nel tentativo di salvarne l’essenza, dove questa è costituita da “nodi” ossia dai termini intorno a cui scorrono i “fili” delle definizioni e delle teorie, tanto che “l’intero sistema fluttua, per così dire, sul piano dell’osservatore, cui è ancorato mediante le regole interpretative” (C. G. Hempel, Come lavora uno storico, Armando ed. 1997).

Il “paradigma” su cui Kuhn fonda la ricerca e quindi la critica è soggetto a “crisi” periodiche per incongruenze sperimentali in un sistema similare ai salti tecnologici, in questo vengono a “perdersi” pratiche e ragionamenti precedenti (perdita Kuhniana) dove vi è una “incommensurabilità” per modifica degli eventi, variazioni degli standard di riferimento, mutazione, nonostante il mantenimento dei termini, della sostanza delle nozioni (T. S. Kuhn, Dogma contro critica. Mondi possibili nella storia della scienza, Raffaele Cortina, 2010), questo tuttavia non sembra di per sé essere in contrasto irreversibile con la concezione di Popper di una incessante “discussione critica” se solo si ammette una sempre possibile discontinuità nel processo logico a seguito di intuizioni connettive, un processo che Feyerabend definisce “anarchico” e che produce un’attesa del diritto sugli eventi in un processo ciclico di rincorsa tra stabilizzazione della visione e creazione di nuovi eventi, “l’apparato concettuale lentamente emergente della teoria comincia ben presto a definire i suoi problemi, e i problemi, fatti e osservazioni anteriori sono dimenticati o messi da parte come irrilevanti…” (P.K. Feyerabend, Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, Feltrinelli 1979).

Dott. Sabetta Sergio Benedetto

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